Sul finire degli anni 70° inizio anni 80°, in Italia iniziò una vera e propria invasione di cartoni animati Giapponesi.
Infatti le reti televisive Italiche della Rai e della neonata Mediaset e le reti private minori addirittura straripavano di cartoni animati tutti di vario genere, ma la stragrande maggioranza erano i cartoni animati di genere robotico. Sto parlando di mostri sacri come: Mazina Z, il Grande Mazinga, Jeeg, Goldrake e via dicendo.
Oltre che in televisione anche le edicole erano invase da giornalini che raccontavano le avventure dei nostri amati beniamini in testate editoriali come, il Corriere dei Piccoli, Cartoni in TV eccetera… che ci riproponevano le avventure dei nostri eroi preferiti, per essere sicuri di non farci perdere una singola puntata.
Pochi però sanno che nello stesso periodo, una casa editrice milanese la Bianconi, la stessa casa editrice di serie a fumetti come Geppo il diavolo buono, Trottolino e Braccio di Ferro; aveva pubblicato una serie a fumetti ispirandosi alle gesta e storie dei robottoni Nipponici, e così venne alla luce il primo “Goldrake Italiano” chiamato Big Robot.
La storia.
In un lontano futuro il pianeta Terra era stato devastato da una terribile guerra atomica, le grandi distese verdi di forsete erano state quasi del tutto spazzate via, gli oceani si erano quasi prosciugati e l’umanità era arrivata sul punto di estinguersi… i pochi sopravvisuti vivevano ormai allo sbando riunendosi in piccoli gruppi, il concetto stesso di nazione aveva perso di significato. Ormai si viveva solo sopravvivere giorno per giorno.
I gloriosi giorni della potenza tecnologica dell’umanità si potevano ormai dichiarare finiti, tutto sembrava perduto per la razza umana; finchè da un avamposto Terrestre sito sulla Luna, da decenni ormai dimenticato da tutti, discesero sul suolo terrestre due androidi chiamati Lune e Trone.
Questi due androidi erano stati creati dal centro spaziale della Nasa per la progettazione e costruzione di un installazione permanente sul suolo Selenita, ma quando i rifornimenti e le comunicazioni dal centro spaziale cessarono, i nostri due androidi ritornarono sul nostro pianeta.
Anche se essi erano esseri artificiali, di fronte a tanta devastazione, anche loro rimasero incredibilmente scioccati; consci di avere le risorse e le capacità per poter aiutare il genere umano a risorgere dalle proprie ceneri come l’Araba Fenice, Trone e Luno iniziarono la ricerca dei superstiti della razza umana.
Nella loro ricerca incapparono nel comandante Orion un uomo a capo di una delle comunità umane scampate al disastro nucleare e in Antares un ragazzo forte e valoroso e in altri coraggiosi e generosi umani.
Insieme agli umani gli androidi ricostruirono la civiltà e, come baluardo della pace, crearono la Base Union, centro unificato e nevralgico della forza del pianeta. e in seguito crearono anche il Big Robot, un enorme robot posto a sorveglianza della pace.
Sembrava che l’epoca buia dell’umanità fosse finita… invece i guai erano appena iniziati.
Infatti dallo spazio profondo giunsero le malvagie truppe aliene del prefido Orkus; un enorme armata votata alla distruzione totale dell’Universo intero, infatti andando avanti nella storia si scopre che il supremo Orkus altri non è che un entità di malvagità pura, una sorta di ceatura votato al nulla, il cui unico scopo e la fine di ogni singola forma di vita.
L’avanzata delle truppe di Orkus non conoscevano ostacoli, interi sistemi caddero, ma giunti sulla Terra, gli alieni si scontrarono con la coraggiosa resistenza dei terrestri, che con le risorse della base Union e il coraggio di Antares alla guida del Big Robot; riuscirono a sconfiggere le terribili armate nemiche fino alla vittoria finale dei Terrestri.
Oltre alle armate di Orkus, Antares insieme ai due robot Lune e Trone e i coraggiosi difensori di base Union, affrontano diversi avversari provenienti dallo spazio, ma uscendone sempre vincitori.
Nota.
Commento.
Perchè parlare ora di un prodotto di più di 30 anni fa?(come passa il tempo sigh!), primo perchè anche se ormai datato, rimane comunque una pietra miliare per via delle sue similitudini con i classici robotici (sia il design, che il colori, che i colpi) del calibro di Mazinga e Goldrake.
Secondo anche se vi è un enorme sbalzo generazionale, il tratto pulito del disegno lo rende, a confronto di alcune opere odierne, come un fumetto tutt’ora giovanile ed originale. Certo, alcune frasi dei baloon possono fare sorridere per la loro ingenuità… stampato nel periodo del politicamente corretto, il fumetto evita totalmente frasi scurrili o concetti “scomodi” rendendolo però un prodotto adatto a tutte le età…
Terzo ed ultimo motivo per cui riprendere a parlare di quest’opera è la riedizione da parte di la casa editrice Italiana Kappa Edizioni che ha riscoperto Big Robot e lo vuole riproporre ai giorni nostri in due splendidi volumi brossurati.
Quindi secondo il mio parere, per i fan della “Prima” generazione è un ottima occasione per rileggere le classiche avventure dei beniamini di ieri, e per la “nuova” generazione è un a buona opportunità per vedere le differenze tra il fumetto Italiano con il fumetto Giapponese, a cui in questo caso, il nostro Italico Big Robot non ha nulla da invidiare.