Davanti ad un buon piatto di furikake , ho intervistato uno dei più autorevoli fotografi a livello nazionale, per quanto riguarda il panorama cosplay: Andrea Psy Bonvissuto.
Dato che siamo rimasti a parlare per ore, l’intervista è stata suddivisa in due parti. Una dedicata alla Kermesse di Romics 2019 appena conclusa e l’altra inerente alla sua carriera di fotografo.
Che esperienza è stata Romics 2019?
Considerando gli ultimi anni del Cosplay Awards molto altalenanti, ammetto che questa edizione mi ha particolarmente stupito. La riduzione dei premi alle sole due gare internazionali ha drasticamente abbassato il numero di partecipanti e in qualche modo anche la qualità, ma i dati di quest’anno sono confortanti. Non abbiamo contato grandi numeri, ma la buona rappresentazione dell’Italia a questa importante gara nazionale è una notizia confortante sull’interesse che rivestano queste selezioni. Abbiamo addirittura avuto ben cinque cosplayer arrivati appositamente dalla Sardegna con prodotti sartoriali di altissimo livello. Ne sono la riprova due abiti in particolare, la Princess Serenity con luci led di Sissi Cabiz e la Midna di Eleonora Guggieri che ha personalmente stampato e accoppiato il tessuto con un risultato straordinario. E’ stato anche l’anno del trucco prostetico quasi total body portato da una coppia incredibilmente alla prima competizione cosplay: Elisa Passacantilli e Alessio Coccia. Hanno fatto da padrone le armature Saint Seiya di Diego Capuozzo, unite al genio incontrastato dell’elettronica dato dell’accoppiata ormai consolidata Luca Buzzi e Claudio Capitani, unica scenografia ingombrante studiata per essere ripiegata velocemente a cui è stato dato simpaticamente l’appellativo di “Camper di Barbie”. Ovviamente non posso dimenticare la nostra rappresentante al prossimo Eurocosplay, Luana Salvatore, che ha messo tutti d’accordo nel singolo con un’interpretazione ed un’armatura favolosa dell’inquisitrice di Warhammer. Penso che lei sia stato l’unico premio scontato della giornata, perché ha racchiuso tutto ciò che si richiede ad un’esibizione in quei miseri 3 minuti. Ma la cosa che mi ha seriamente soddisfatto è stata la parte “play”. La gara l’ho vissuta soprattutto dietro l’obbiettivo, quindi con una vista privilegiata sui cosplayer prima ancora che dell’insieme. Finalmente anche noi iniziamo a muovere dei passi importanti nell’aspetto recitativo e teatrale. Voglio citare quello essenziale, ma vivace e frizzante, di Federica Effie perché ha dovuto spingere su quelle doti per mettere in scena il suo personaggio singolo. Senza la mimica o quelle posture un po’ marcate non avrebbe mai creato lo stesso pathos e trasmesso allegria. Mi voglio però soffermare su Flavia de Benedetta, una delle future rappresentanti al WCS. Penso che lei abbia meritato più di ogni altro concorrente la vittoria proprio per la parte interpretativa. Non si è mossa, si è lanciata per il palco. Non ha simulato, ha vissuto davvero ogni singola emozione del personaggio. Le sue espressioni facciali sono stante quanto di più emozionante abbia potuto vedere. La cartina tornasole è nelle foto che ho scattato, ognuna di esse è carica della sua aura. Non voglio assolutamente togliere alcun merito alla compagna Martina Mottola, ma se ad oggi mi chiedessero di dare il premio al miglior cosplayer di Romics, seppure con un abito meno elaborato di altri, lo darei sicuramente a Flavia.
Si ha l’impressione che si preferisca realizzare cosplay più per i set fotografici che partecipare alla sfilata sul palco …
Sembrerebbe un dato ormai accertato che le gare, o le vecchie sfilate, sono ormai appannaggio di pochi. In generale non c’è più un grande interesse all’apprezzamento del pubblico della fiera, non c’è più il brivido dell’interpretazione, non c’è più voglia di imbastire un canovaccio e studiare un pochino le movenze del personaggio. Il set fotografico è sotto molti aspetti meno impegnativo, ti porti qualche references o la guardi sul cellulare, fai qualche posa consona, chiedi al fotografo come metterti e fine, sei pronto per un altro shooting con un fotografo diverso. Non ti servono troppe prove, il risultato è sicuro, se tutto va bene avrai tanti “big likes”. Secondo me questa corsa per avere followers sotto i social media è un cambio di rotta di quello che prima avveniva con le gare. Prima le gare ti davano visibilità, ma pagavi spesso un caro prezzo per averne: dovevi vincere e anche spesso. Se mettevi abiti discinti beccavi sempre i fotografi “bavosi” ma non era la via per la fama. Ora i social sono fisiologicamente i trampolini di lancio per essere invitati all’estero pur non avendo partecipato a nessuna gara ne vinto nessun premio. Giusto, sbagliato? Non saprei, diciamo che a me mancano i tempi delle esibizioni gagliarde, emozionanti e a volte stupide come quelle dei “Balordi”. Sono dalla parte opposta della barricata tecnicamente, quella dei fotografi, eppure mi viene difficile pensare di andare in fiera, sia perché odio scattare foto in location arrabattate sia perché per farne 20 al palco non vale la pena viaggiare centinaia di Km e spendere soldi. Una volta c’erano gli amici in fiera, ora la vecchia guardia pian piano va sparendo e con loro si affievolisce la generazione del “Play” o della “Competizione”. Non sono contrario a nessun set fotografico, anche se sostengo che i migliori li fai in location precise e non in fiera, quello che mi auspico è che la voglia di competere torni prepotente sia per spronare i cosplayer a migliorarsi che per il pubblico che alla fine adora vederli riproporre le gesta dei beniamini sul palco. Un aspetto non trascurabile è anche la tendenza spesso ad affidare completamente a terzi abito e props. Questa pratica disincentiva i cosplayer a partecipare alle gare, sia per il giudizio di chi è un purista dell’home-made sia a livello personale sapendo di competere senza aver fatto nessuno sforzo. Abbigliarsi invece per uno shooting è puro modeling dove tu ci metti del tuo per essere perfetto/a e la gente non baderà troppo a chi ha realizzato l’abito, solo se sei somigliante, se sei bellissimo/a come sempre e se nel complesso il fotografo ha messo bene luci, fumo ed effetti speciali. Non è sbagliato tutto sommato, ma la nuova era è costellata di foto spesso tutte uguali tecnicamente, con stesso schema luci, stesso fumo, stessi effetti e raramente trovi il vero capolavoro che una volta ricercavi per ora senza luce controllata. I vecchi scatti di Operation One erano qualcosa fuori dal comune, le foto epiche e senza schemi. Ora la post-produzione da un lato ricrea l’ambiente e le luci simili al manga/anime/videogioco, dall’altro fa tanti cloni con colori e soggetti differenti. Il risultato è che poi scatti con cinque fotografi e ti ritrovi con 5 foto molto simili.
Come viene organizzato l’aspetto logistico per i fotografi, in un evento di così grande importanza?
Romics non ha logistica. Ne per i cosplayer ne per i fotografi. Non ci sono neppure i camerini ne un padiglione riservato per cambiarsi. Possiamo fare due presunte distinzioni di logistica. I photo-shooting dove i fotografi si accaparrano parti di location per tutto il giorno (sia essa strada, parcheggio o padiglione) piuttosto che gravitano quà e là per la fiera, e chi si dedica alla gara cosplay. Nel primo caso vige la legge della giungla, chi primo arriva si accaparra il posto. Nel padiglione della gara, sul fondo, avevamo un fotografo che da mezzogiorno a sera ho macinato foto su foto al buio con luci controllate e bank di un certo costo. Nel secondo è un delirio; scatti da seduto cercando di evitare tutta la strumentazione sul palco, le teste della giuria e il fotografo ufficiale che ti balza davanti all’obbiettivo come se nulla fosse. Il punto è che ad oggi, di quella gara, esistono pubblicamente solo le mie foto, lo streaming di Rachele Masi e alcuni video di Gabriella Orefice. Tutte quelle dell’ente fiera non sono al momento disponibili. In realtà sembra che ci fosse anche un secondo fotografo autorizzato che però ha fatto foto laterali che, da un lato evitano gli ostacoli, dall’altro ammazzano la scenicità delle interpretazioni. Io ho dovuto scattare in obliquo per evitare la giuria e il fotografo “salterino” al fine poi di correggerle in post-produzione ma dare un ricordo migliore ai cosplayer in gara.
In questa kermesse, c’è una foto che hai fatto che ti ha soddisfatto completamente? Un’ ottima luce, un soggetto interessante, il contesto che lo risaltava?
Viste le premesse la risposta è assolutamente no. Inoltre le tempistiche bibliche imposte da Romics per la gara, tra apertura, pre-judging e competizione, non mi hanno permesso di scattarne nessuna al di là di quelle al palco. Ero sceso principalmente per aiutare e sostenere Buzzi e Capuozzo, considerando di usare i tempi morti e le pause avrei voluto immortali in singolo ed in coppia simulando uno scontro. Romics ha dilatato così tanto i tempi da rendere impossibile più o meno a tutti i concorrenti di potersi dedicare a qualche foto posata di buon livello. Le foto palco ho dovuto arrabattarle al fine di lasciare un ricordo ai concorrenti visto che non vedevo altri fotografi nelle prime file. Tra la luce che cambiava scena per scena, dover evitare il fotografo, seguire i cosplayer i movimento e non poter usare tempi veloci dell’otturatore nonostante l’apertura massima del diaframma e gli ISO già alti, il risultato finale è stato ampiamente insoddisfacente per i miei standard. Certo piuttosto che niente i cosplayer hanno apprezzato lo sforzo perchè almeno hanno qualche foto, ma non sono per nulla entusiasta del lavoro complessivo. Volendo essere ottimista, un pugno di foto interessanti ci sono. Principalmente sono legate ai Cavalieri dello Zodiaco in quanto mi sono arrischiato ad avvicinarmi un pochino al palco per ovvie ragioni, alla coppia di Tekken che ha vinto il WCS perchè ho catturato qualche espressione epica di Flavia, probabilmente qualcuna di Mortal Kombat perché ho colto un paio di momenti salienti del combattimento. Non disdegno un paio di scatti all’armatura di Gemini di Arianna Palumbo perchè sembrano ben ambientati, ma sono troppo pignolo per accettare come buoni gli scatti fatti.
Fosse per te, confermeresti gli stessi vincitori selezionati dalla giuria?
A mente fredda, assolutamente si. Per il singolo non ho mai avuto dubbi, mentre ho dovuto rifletterci su un bel po’ per capire se effettivamente la coppia WCS scelta era la più meritevole. Sicuramente il problema avuto all’armatura da Capuozzo ha condizionato particolarmente la valutazione della giuria, ma è indubbio che l’esibizione molto dinamica delle ragazze, oltre alla già elogiata performance di Flavia, abbiano spostato decisamente l’ago in favore delle ultime. L’unico dispiacere che, a differenza della prima edizione dell’Eurocosplay, non vi è modo per selezionare una seconda persona, perché Federica Effie avrebbe sicuramente meritato l’opportunità di sfidare altri campioni europei nella kermesse londinese.
Cosa porti a casa da questo Romics?
Da questa kermess porto sicuramente a casa tanta allegria mista a tanta amarezza. Il panorama cosplay è cambiato parecchio, le vecchie glorie ormai sono scomparse a favore di tanti nuovi volti. Eppure tutto sommato, nel bene o nel male, è sempre una piccola grande famiglia quando la gente è propositiva. A livello Cosplay Awards ho visto molta condivisione, molto apprezzamento, scambio di opinioni e consigli, tutto il contrario dello stucchevole mondo di invidie che i social spesso ci propinano. Un’asse Lombardia-Sardegna-Lazio di persone che vogliono divertirsi al di là di quelli che sono stati i risultati finali e la lunga giornata di corse ed intoppi. Una Yu Baldassarre felice solo perchè, dopo mille peripezie, è riuscita a concludere in bellezza la sua esibizione e fare le foto con le giurate danesi. Elisa Passacantilli che “mette a disagio” tutti invitandoli a toccargli le tette, che in realtà sono solo una imponente parte prostetica di una tuta di solo 7Kg di peso. Diego Capuozzo che incredibilmente riesce a non farsi odiare dagli altri cosplayer, cosa che gli riesce quotidianamente bene su facebook. Le ragazze sarde che si fanno promotrici di viaggi gastronomici nelle loro terre, proponendosi come guide turistiche ai “colleghi”. Insomma un po’ del vecchio calore ormai desueto alle fiere, dove non c’è una community ma tanti gruppi che si guardano in cagnesco. Ma è tanta l’amarezza anche per il fatto che l’organizzazione pecca spesso di poca attenzione rispetto ai cosplayer. Orari, location, sevizi, un posto scomodo per fare il pre-judging, insomma tanti piccoli sintomi di un disinteresse nonostante la portata dei premi assegnati. La prop/tigre di Martina, assaltata dai bambini che le saltano in groppa mentre i genitori scattano foto, è il segno tangibile di quanto sia discutibile l’attenzione volta verso la sicurezza dei cosplayer. Se non fossero intervenuti i loro amici, non è escluso che avrebbero dovuto farne a meno durante l’esibizione. Stessa cosa per lo spazio angusto mentre la gente passa, chiede foto e urta armature e abiti a discapito dei concorrenti che non possono allontanarsi troppo perché sono in attesa di entrare dai giurati. Si, non è solo Romics, altre fiere hanno mille problemi, ma trovo che in relazione al costo biglietto e numero di ingressi, una somma a budget per tutelare le persone che gareggiano di può assolutamente spendere, tanto più che saranno i nostri rappresentanti all’estero. E no, personalmente non accetto la versione che se vuoi partecipare e andare a Londra, o Nagoya, qualche sforzo lo devi pur fare e sopportare: la bilancia non deve essere sempre troppo carica da una parte, deve essere in equilibrio.