Il cibo letto nell’opera di Jiro Taniguchi, attraverso la figura di Goro Inogashira, uomo di mezz’età che si occupa di import, sempre in giro per il Paese, assume un aspetto tra il religioso e il filosofico.
In questo secondo albo, uscito dopo circa vent’anni dal primo, ritroviamo quelle sensazioni nell’avvicinarsi al mangiare che non si limitano solo nell’atto del movimento della mandibola ma vi è una ricerca minuziosa e attenta, nel poter gustare le pietanze non soltanto con il gusto ma anche con tutti gli altri sensi.
Il protagonista è sempre molto incerto nel entrare nei locali, gli piacciono luoghi silenziosi in cui poter gustare in tranquillità piatti che gli trasmettono emozioni, sensazioni ormai sopite da regalargli momenti da ricordare. La sua ricerca, il senso critico, l’attenzione ai particolari che lo circondano, trovano nella degustazione la sua miglior compagnia.
Il suo essere solitario, gli permette di mangiare quando, come e dove vuole, con quel suo modo semplice in un contesto di disegni talmente reali, tali che il lettore quasi percepisce i profumi, i suoni e i colori dei luoghi frequentati da Goro.
La sua è un’avventura gastronomica tra piatti, costumi sociali, tradizioni, ingredienti in cui c’è sempre da imparare. A differenza della cucina che viene presentata oggi in televisione, fatta di chiacchiere, strilli, corse contro il tempo e piatti più o meno discutibili realizzati da pseudo chef, Goro trova nel cibo, un momento in cui assapora i sapori insieme al tempo quasi quest’ultimo si fermasse .
Gourmet non è un semplice fumetto, è uno spaccato di vita che merita di essere letto in totale relax, magari assaporandolo con un buon bicchiere di vino, come un Barolo o un Brunello.