A quale amante del Giappone non è capitato di cogliere le parole “Moda Lolita”, “Loli” o “Lolita Fashion”? E a chi non è capitato di pensare: Loli-che?
Che ne dite, quindi, di gettare uno sguardo su questa moda così vibrante e variegata?
Il termine “Lolita” in Occidente viene spesso associato alla sessualità – memore della magistrale opera di Vladimir Vladimirovič Nabokov, pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1955 e poi divenuta pellicola prima nel 1962, diretta da Stanley Kubrick, e poi nel 1997 per la regia di Adrian Lyne.
Ma il termine, nel contesto della moda, perde questa componente divenendo semplicemente Wasei-ego (parola nata dalla fusione della lingua inglese e giapponese, ma di uso quotidiano solo in Giappone), che sta ad indicare una moda che poco o nulla ha che fare con lo spogliarsi: l’obiettivo è principalmente quello di essere considerati carini o eleganti, anzichè sexy. Va anche detto che si considera la nascita di questo movimento come reazione contro la sempre crescente esposizione della pelle da parte dei giovani, soprattutto delle ragazze.
Ma quando e dove è nata la Moda Lolita?
La Lolita Fashion ( ロリータ・ファッション Rorīta fasshon) è una subcultura originaria del Kansai formatasi in Giappone negli ultimi anni ’60, ma chiaramente identificabile solo negli anni ’70 anche grazie alla nascita di griffe giapponesi divenute sempre più famose.
Lo stile Lolita si basa sul gusto per l’epoca Vittoriana, con un tocco di rococò, e pone particolare attenzione sui materiali e sulla manifattura sia degli abiti che degli accessori.
Il modello originario prevede camicia abbottonata fino alla gola e ampia gonna a campana lunga fino al ginocchio, generalmente provvista di almeno tre sottovesti per dare volume; negli anni tuttavia il look ha permesso anche gonne lunghe fino alla caviglia, provviste o meno di sottovesti, e corsetti dotati di stecche. Gli accessori principali da utilizzare – a seconda del sottogenere – sono: calzettoni fin sotto al ginocchio, calze, cappelli, borse decorate, peluches, ombrellini, cravatte, spille, guanti e, naturalmente, scarpe o stivali dalla punta arrotondata dotati di alti platform o tacchi squadrati. I tacchi a spillo non sono ammessi. Talvolta si possono indossare mantelline per sostituire i cappotti, che comunque devono mantenersi coerenti con lo stile scelto.
Come mai è diventata così popolare?
Come accennato in precedenza, non si hanno vere e proprie testimonianze della sottocultura Lolita se non negli ultimi anni ’70, quando le prime griffe dedicate hanno iniziato ad affermarsi.
Prima tra tutte la Angelic Pretty, denominata in precedenza Milk and Pretty: un brand Sweet Lolita creato nel 1979, che nel 2008 ha ampliato la vendita online attraverso la modifica del sito in lingua inglese per far fronte alla crescente richiesta estera. Le due stiliste, Maki ed Asuka, creano soffici abiti da sogno utilizzando diverse sfumature di rosa: “Angelic Pretty propone uno stile lolita tenero e carino, che vuol far diventare i sogni realtà. Angelic Pretty produce gli abiti che avresti sempre voluto da bambina, con pizzi, decorazioni e fiocchi come quelli delle favole. Le ragazze non dovrebbero mai perdere quella parte dei loro sogni. E questo è il brand per chi vuole viverli.”
A seguire sono nate boutique apposite, come Baby e The Stars Shine Bright, ma il vero boom si è verificato negli anni ’90 grazie all’attenzione e all’influenza delle band Visual Kei più famose dell’epoca come, ad esempio, i Malice Mizer e di Mana in particolare. Credo anche che la Moda Lolita sia diventata così famosa perché offre un’ampia rosa di scelte: ha evitato di limitare il proprio movimento ad un solo modello, per questo ha unito intere generazioni pur rispettando l’individualità di ognuno. E poi, su, diciamocelo: la Moda Loli è diventata famosa perché è bellissima!
Lolita e Visual Kei: reciproche influenze
Qui è doveroso aprire una parentesi sulla corrente Visual Kei poichè, come per la Lolita Fashion, si ramifica in molti sottogeneri, sviluppandosi a partire dalla seconda metà degli anni ’80.
Il Visual Kei (ヴィジュアル系vijuaru kei, “stile visivo”) è un termine coniato dalla frase «Psychedelic Violence Crime of Visual Shock», slogan dei grandi X-JAPAN i quali, al tempo, ne furono i pionieri; questo stile si esprime ovviamente nel sound ma anche nella teatralità e negli atteggiamenti (come per la Lolita Fashion), grazie a un look globale che abbraccia scenografia, pose, trucco e accessori, seguendo una concettualità in genere riassunta in una frase-chiave.
Sovente si attribuiscono ruoli ai componenti del gruppo, espressi in atteggiamenti o predominanze visual tendenti talvolta al BDSM (quest’ultimo aspetto solo in riferimento, però, alla corrente kote kei).
I sottogeneri del visual Kei sono:
. oshare kei (お洒落系): è la versione più fresca e gioiosa del visual kei, che porta infatti il nome di oshare (“alla moda”) e si caratterizza per l’abbigliamento giovanile, spesso street fashion, molto colorato e dettagliato;
. kote-osa ( コ テ オ サ ): termine che fonde kote kei e oshare kei. È caratterizzato dal look giovanile e da un sound che oscilla tra pop-rock mainstream e un sound più aggressivo.
. nagoya kei (名古屋系): stile tendente al dark, con musicisti vestiti in completi neri o in costumi tetri (non macabri) e semplici.
. angura kei (アングラ系): la parola angura viene dall’inglese underground e si usa per band dallo stile particolarmente bizzarro, caratterizzato dall’uso irriverente e provocatorio di icone sociali o da abbigliamento irrispettoso verso le istituzioni.
E ora veniamo al KOTE KEI: . kote kei (コテ系), o kotekote (コテコテ): ovvero il visual kei old-school, appartenente alla seconda metà degli anni ’90 che rappresenta l’aspetto più oscuro del look; si ramifica a sua volta in shiro ( 白 “bianco”), ovvero il lato più soft e melodico, contrapposto al kuro (黒 “nero”) dei gruppi kote-kei tradizionali, per esprimersi al massimo nel . tanbi ha (耽美派 “scuola estetica”): sottocorrente caratterizzata da musica più melodica, nonché dagli abiti sfarzosi e barocchi, promossa in particolare nella seconda metà degli anni ’90 da gruppi come gli indimenticabili Malice Mizer.
I quali traggono origine visiva da molteplici influenze e a loro volta ne creano altre: Mana, infatti, è sempre stato un grande sostenitore della Lolita Fashion e ne ha rielaborato alcuni aspetti, coniando successivamente i termini “Elegant Gothic Lolita” (EGL) e “Elegant Gothic Aristocrat” (EGA) per descrivere gli stili di una delle griffe più famose: la Moi-même-Moitié, che ha fondato nel 1999.
Cosa significa? Che Mana è stato il primo a creare e definire due tra gli stili più popolari in assoluto della Lolita Fashion; due mode fondamentali per la diffusione delle subculture urbane di Harajuku: il Gothic Lolita e il Gothic Aristocrat. Il primo stile unisce l’innocenza e tenerezza della Sweet Lolita alle atmosfere dark e cupe della moda Goth, mentre il secondo si basa sul connubio tra moda aristocratica e moda gotica. Ma gli stili della Lolita Fashion non finiscono qui!
GLI STILI
. Gothic Lolita (predominanza stile rococò) .
Elegant Gothic Lolita (rococò ed elementi gotici) .
Elegant Gothic Aristocrat (stile aristocratico improntato sugli abiti indossati sia dalla nobiltà che dal ceto medio nell’Europa dell’800; si accettano corsetti, gonne lunghe e l’abbigliamento dandy con elementi gotici)
sottogeneri: Erotic Aristocrat (scollature, lacci), Gothic Aristocrat (predominanza elementi gotici), Sweet Aristocrat (un connubio con lo stile Lolita con predominanza di colori pastello, sempre in chiave elegante) .
Sweet Lolita (predominanza del colore rosa) .
Classic Lolita (uno stile sobrio e più maturo) .
Punk Lolita (tessuti strappati, catene, elementi punk) .
Princess Lolita (look stile principessa Europea) .
Shiro Lolita (Lolita in bianco) . Kuro Lolita (Lolita in nero) . Guro Lolita (Lolita Horror) .
Sailor Lolita (look con elementi che ricordano quelli dei marinai) sottogeneri:
Pirate Lolita (stile sempre a tema nautico ma più elaborato)
Country Lolita (derivato dallo Sweet Lolita, ma si differenzia per l’uso indispensabile di cappelli, borse e cestini di paglia) .
Wa Lolita (combinazione dello stile Lolita con elementi della moda tradizionale giapponese, come il kimono) .
Qi Lolita (derivato del Wa Lolita, si differenzia per l’uso degli abiti tradizionali cinesi misti allo stile Lolita)
Non dimentichiamoci, poi, che lo stile “Lolita” non è da intendersi ad esclusivo riferimento dell’universo femminile: anche i maschi possono adottare elementi di un certo stile e farli propri; in questi casi si parla di
. Ōji (王子) o Ōji-sama (王子様) (o Kodona, fuori dal Giappone) ovvero Principe, che si ispira all’abbigliamento dell’epoca vittoriana. Non è comunque escluso che i ragazzi adottino elementi della Lolita Fashion in generale e degli stili Aristocrat, Gothic ed Elegant in particolare.
La Lolita Fashion è uno stile, ma anche un atteggiamento: ogni sottogenere costituisce un mondo inesplorato, del quale non finiremo mai di stupirci.
A presto con gli approfondimenti.
BY AMANDA LORELEI