Arrendersi o rimboccarsi le mani? La situazione sanitaria, non solo italiana ma mondiale, sta portando ad una visione diversa e nuova per come la vita sta cambiando intorno a noi e quindi che ci porterà a cambiare anche noi stessi.
Mondo Japan ha voluto sentire dalla viva voce di chi fa arte, cultura che vive in un mondo sociale attivo, cosa ha comportato questa pandemia, tralasciando quindi i fiumi di parole espresse da politici, esperti dell’ultimo momento che parlano sempre in generale ma non affrontando il problema nella sua consistenza, in cui molti sono rimasti senza lavoro e risorse, tutto è stato ridimensionato.
Gianluca Falletta, lavorando nel panorama dell’intrattenimento che ci mostra che non basta digitalizzare tutto ma bisogna avere un idea, una concezione, uno spirito che guarda al futuro ma non dimenticando il passato, perché il mondo è cambiato: sono cambiate le nostre abitudini, il nostro stile di vita, le nostre ambizioni e le nostre emozioni. Per ampliare un concetto ormai sulla bocca di tutti, la nostra vita, necessariamente, ha seguito lo stesso iter semantico del concetto di lavoro: da smart working, ora si parla di “Smart Life”. Questo colpisce ancor di più, date le necessarie e dovute restrizioni, anche al concetto di “emozioni”, definendo bene il concetto amplio di Smart Entertainment.
Chi lavora creando Emozioni, Sogni e Ricordi, è stato penalizzato fortemente da questa crisi mondiale, soprattutto per chi, come Gianluca Falletta, lavora nei settori dei grandi eventi, theme park, show e, ovviamente, fiere “comics & games” e Cosplay Contest (nelle quali lo abbiamo conosciuto con il titolo onorifico di “papà del cosplay italiano”). In più di 20 anni di attività, Gianluca ha realizzato numerosi progetti diventando noto al grande pubblico con la partecipazione all’edizione 2019 di Italia’s Got Talent: il suo lavoro è sempre stato spinto da un motore magico e romantico, emozioni, sorrisi, idee e ricordi indelebili.
Secondo Gianluca, per chi – come lui – lavora nel mondo della creatività i momenti di crisi, come questo, offrono un’opportunità inedita per riflettere, analizzare e trovare nuove strade per continuare a vivere e continuare regalare emozioni. Niente è più come prima: la scelta è arrendersi (e cambiare mestiere come, purtroppo, sostenuto da molti “ignoranti” ultimamente) o farsi sentire, rimboccarsi le maniche e andare avanti: parimenti come successe a fine del Medioevo è necessario un neo-rinascimento di questo settore, e per farlo è indispensabile, ora come ora, rivolgersi al mondo digitale.
Grazie alle nuove tecnologie, siamo in grado di “evolvere” gli eventi tradizionali, superando necessariamente il concetto errato di mimesi pedissequa delle iniziative “live”. Questa visione, infatti, risulterebbe noiosa per il pubblico “davanti al pc” che semplicemente abbandonerebbe la fruizione dopo pochi minuti. È necessario invece redigere nuovi format di manifestazioni digital magari con nuovi linguaggi, nuovi obiettivi di comunicazione, nuovi storytelling, magari ambientate in scenari virtuali unici presi in prestito dai videogiochi come Unity e Unreal Engine.
Ma è utile ribadire un concetto fondamentale per chi, come Gianluca, vuole continuare a vivere creando emozioni durature. La tecnologia è uno strumento non un dogma: la situazione mondiale ha dato la possibilità a molte aziende di affacciarsi al digitale, in maniera confusa, sperando di sopperire con il mero utilizzo della tecnologia alla difficile situazione quotidiana. Una “Tecnocrazia” digitale che invece di essere utile ha fatto commettere a molti l’errore più grande: dimenticarsi della propria umanità. Negli ultimi mesi si sono susseguite diverse tipologie di piattaforme digitali che se pur utilizzando diverse tecnologie (più o meno immersive) sono state gestite in modo superficiale nel vano tentativo di mimesi dell’evento live nella realtà virtuale. Bisogna invece ricordarsi il punto di vista dello spettatore, colui che fruisce l’evento digitale, considerando i suoi tempi di fruizione, i device a sua disposizione e, soprattutto, la sua soglia d’attenzione davanti ad un PC. L’idea dietro l’evento è ciò che fa la differenza, lo storytelling e le emozioni che questo riesce a trasmettere.
Dopotutto, tutti strumenti digitali “ora di moda” già esistevano da tempo: prima del Covid-19 erano uno dei tanti ingredienti di quell’incantesimo con cui si creano gli eventi. Molti professionisti hanno dovuto adattarsi, altri hanno trovato soluzioni fittizie (belle da vedere ma infruibili dall’utente finale), molti invece hanno saputo trovare la propria direzione iniziando a concepire il “digitale” come opportunità di ripartenza (e di lavoro), studiando, approfondendo e condividendo nuovi linguaggi e nuovi tipi di format.
L’entertainment ripartirà, prima o poi, e tornerà finalmente ad essere “live”, ma chi ci lavora deve imparare bene, sfruttando questa crisi, a realizzare sapientemente esperienze per il pubblico sempre più “ibride” in cui reale e digitale si fonderanno in un mix immersivo appagante.