Cari lettori, vi avevamo lasciati in sospeso sul più bello, come in un film Thriller, con l’intervista a Emanuel Simeoni… ecco la seconda parte:
Come ti sei trovato con RW Lion?
Sono stati molto gentili, loro sono innamorati del lato “sportivo” del fumetto, del disegno come “prestazione atletica”. Il disegno è, da vocabolario, “gestione della linea”. Se non la sai gestire, non sai disegnare ma solo “montare” facendo tante linee separate e poi mettendole assieme. è invece usando una linea unica che io riesco a realizzare davvero il disegno che è dentro di me. Molti non tirano fuori la propria “calligrafia” e copiano quella degli altri. Da dislessico anche la mia tendenza da bambino era quella di copiare dalla mia compagna di banco: non copiavo tanto i contenuti quanto la calligrafia, una cosa che non mi veniva spontanea. Il professore giustamente mi rimproverava ma mi ha fatto capire l’importanza di lavorare sui propri mezzi. Quella irritazione verso chi copia la passo ai miei allievi, “non copiate la calligrafia degli altri” dico loro ” perché così non trovate voi stessi”. E non sto parlando di ” stile”, ma di “calligrafia” del disegno, proprio: sono due concetti doversi!
In che senso?
Lo stile è lo stile, come nella moda, é quell’insieme di elementi che rendono riconoscibile un certo marchio o uno stilista. La “calligrafia” è qualcosa di più personale e istintivo, fa parte di te, é unica. Io con i miei disegni trasmetto il coraggio di essere me stesso, questo é difficile, ma voglio restare in quello che è nelle mie possibilità, con la mia calligrafia.
Prima viene la calligrafia poi viene lo stile. A livello storico prima e’ arrivato il disegno poi la parola che ha dato vita a diversi significati prima inesprimibili. Oggi abbiamo la possibilità di fare il percorso inverso, tornare al disegno creando nuove cose e nuovi significati. Interpretare un disegno vuol dire entrare nella testa di qualcun altro. La psicologia stessa del disegno insegna che l’arte che hai imparato fino ad ora serve ad aprirti e far fluire le tue idee: se non lo fai non hai ancora imparato a “metterla da parte”. Io adesso cerco di parlare, esprimo le mie parole attraverso i miei disegni.
Come ti sei trovato con i tuoi colleghi al Comicon?
è stato interessante esplorare, incontrandoli, la psicologia del mondo del disegno in tutta la sua diversità. Ma é stato altrettanto interessante rapportarmi con i visitatori, con chi non sa disegnare: mi piace l’idea di poter canalizzare ciò che pensano e provano per attraverso il disegno che diventa come un’astronave per un astronauta che vuole raggiungere lo spazio.
Ti senti fuori dal coro per il tuo modo di pensare al disegno e ai fumetti?
Alcuni disegnatori sanno e pensano queste stesse cose, ma non le dicono, perché è difficile e a volte scomodo, spiegarle. Mi sento una mosca bianca piú per il fatto di dirle, che per quello di pensarle. Non è facile parlarne con altri, quindi a me interessa provare a dare spiegazioni a dei concetti, saper dimostrare quello che si dice a livello di perfomrance, approfondire ciò che sta dietro al disegno, anche a livello di studio, anche per quanto riguarda l’arte del passato.
Cosa è mancato secondo te al Napoli Comicon?
A questa, come ad altre fiere del nostro settore, ci vorrebbero più incontri e conversazione non per forza strettamente sul disegno e con maggior coinvolgimento del pubblico. Io, ad esempio, metterei allo stesso tavolo persone che non sanno disegnare e un disegnatore che disegna ciò che loro immaginano.
Disegnare in solitudine o davanti a qualcuno: che differenze cogli? Cosa preferisci?
Mi piacciono entrambe le situazioni anche se sono completamente diverse. nella solitudine mi godo il silenzio, mi rilasso e posso pensare al mio lavoro. disegno spesso da solo, quindi andare alle fiere mi fa piacere. sono influenzato da chi mi sta davanti? sta a me decidere: guardando una persona, decido la mia calligrafia e la sensazione che voglio trasmettere. penso a come regalarle un sorriso o una bella emozione, e intanto immagino cosa può pensare una persona che non sa usare la matita, cosa si può pensare a vedermi disegnare. insomma, mi sento un mago che sa stupire e regalare sorrisi.
Una piccola provocazione: quale personaggio Marvel faresti rapire dal Joker in una tua storia?
Se Joker dovesse rapire qualcuno gli farei rapire Wolverine. lo dico da disegnatore: Wolverine è un personaggio che mi piace, ha un bella linea, da emozione. Pensando alla storia però non rapirei uno della Marvel, mi piacerebbe un’indagine sull’ignoto, magari con Hellboy come partner di Batman, o anche no quello forse l’hanno già fatto.
By Alessio Corbella & Marta Abba’