Abbiamo l’occasione di poter intervistare l’autore di “Sortisia”: Lorenzo Balocco. Fumetto pubblicato dall’ Associazione Amici del Fumetto.
Una pubblicazione che presenta una narrazione diversa dal solito, le vicende sono viste da una prospettiva diversa, il protagonista principale è il cattivo.
Ma lasciamo la parola all’artista:
Quando hai iniziato ad appassionarti al fumetto e poi avvicinarsi a quest’arte come artista?
beh, questa è una domanda divertente. Da piccolo odiavo disegnare, più che altro perché era un’imposizione data dall’esterno, poi ho cominciato ad appassionarmi ai segni sulla carta. Mi sono avvicinato al fumetto vero e proprio all’epoca delle medie. Mia sorella aveva preso a leggere Witch e, inutile dirlo, mi innamorai di quei disegni così semplicemente efficaci e di quelle ragazze che emergevano dalla carta con quella naturalezza sconvolgente, oltretutto, la mia insegnante di inglese di allora aveva scelto come libro di testo un volume disegnato magistralmente da un allora, per me sconosciuto, Gabriele Dell’Otto. fate un po’ voi. Alle superiori il disegno divenne presto un buon modo per occupare le lunghe mattinate di lezione e alle figure si accostò anche la voglia di dar loro un senso, una storia, una vita. La trasposizione in strisce comiche delle sessioni di Dungeons & Dragons fu l’inizio di una nuova concezione delle cose : potevo far ridere la gente con le vignette e potevo raccontare storie. Alla fine della quinta liceo mi iscrissi alla Scuola Internazionale di Comics e da li in poi fu tutto in…salita.
Hai seguito un percorso professionale? C’è qualche Autore che è stato un pò il tuo faro illuminante?
La scuola Internazionale di Comics mi ha formato a livello professionale, ma mi ha anche dato la consapevolezza del mondo infinito che c’è dietro a 10 minuti di lettura passiva di un fumetto, insomma, anche io sono stato solo un lettore. Io ho avuto la fortuna di poter avere molti “fari illuminanti” e la fortuna sta proprio nel fatto aver potuto fare lezione con loro. Ovviamente intendo professionisti come Marco Natale, Joseph Viglioglia, Francesco Mattina, Fabio Ruotolo, Massimiliano Frezzato e tanti altri. Per quanto riguarda quelli che io reputo i miei “maestri spirituali”, beh, primi fra tutti Alessandro Barbucci e Mike Mignola, ma anche Skottie Young, Chris Bachalo, Glen Keane, Jim Lee, Barbara Canepa, Mathieu Lauffray, Eric Bourgier, Hayao Miyazaki, Rumiko Takahashi, Akira Toriyama, Eiichiro Oda e non me ne ricordo più… ma ce ne sono ancora. Tutti loro mi hanno influenzato, divertito, emozionato e penso sia la cosa più bella che un fumetto possa fare : distribuire meraviglia.
La tua opera “Sortisia”, pubblicata da poco, è un horror – pulp, qual’è stata la fonte d’ispirazione?
Si, beh, Sortisia non è esattamente un horror, nel senso che io ho paura degli horror e penso che la cosa più spinta che sia riuscito a reggere senza conseguenze sia stata la serie tv di John Constantine. Insomma, quando mi costrinsero a vedere il primo capitolo di “The Ring” e “Silent Hill” me li sognai per settimane e non sono mai stato un cuor di leone, riuscii ad esorcizzarli solo grazie a “Scary Movie”. Sto leggendo “Revival” e mi sogno gli uomini luminosi…
Sortisia è un prodotto Pulp, senz’altro, è azione, incantesimi e combattimenti nel folklore. Direi che è un Fantasy moderno Pulp, volendo ci sta anche un po’ di occulto. Per l’ispirazione, beh, ho detto che adoro Mignola, no? Il suo Hellboy mi ha cambiato la vita, è di gran lunga il mio personaggio, nonché supereroe, preferito. La sua figura è graffiante, semplice, immediata ed incredibilmente potente, la sua storia è intrisa di mistero, magia, paranormale, trame e paure nascoste. Ma, ovviamente, Mignola non è il solo che mi abbia ispirato Sortisia. Il contorno è stato ispirato anche da un altro genio della mia generazione, ovviamente parlo di J.K. Rowling che ha creato un’ambientazione fantastica intorno a tutto quello che è il mondo dei maghi. Sono sempre rimasto incredibilmente affascinato da ciò che circonda tutta la saga di Harry Potter. Insomma, uno studio pazzesco fatto su personaggi marginali con storie davvero avvincenti, la questione di rendere unico uno strumento popolare come la bacchetta magica, ora la parola “bacchetta magica” è come un richiamo in blu di Wikipedia, riporta subito la mente su una sola immagine : una copertina di Harry Potter. La forza di un legnetto, paragonabile solo, secondo me, alla spada laser a livello di impatto mentale. Sembrerà banale, ma io ho dovuto ragionare parecchio su uno strumento che permettesse a Sortisia di lanciare incantesimi, senza finire sulla bacchetta magica o sul bastone tipo Gandalf, e che la caratterizzasse allo stesso tempo. Alla fine decisi che gli incantesimi li avrebbe sparati. L’idea della lattina co me “filtro magico” poi, mi venne guardando per l’ennesima volta James Bond che avvita il silenziatore sulla sua PPK.
Il fumetto in questione, segue le orme della “cattiva di turno”, ovvero cerchi di analizzare la parte avversa dell’eroe. Un idea interessante, finalmente capiremo perchè certi personaggi diventano cattivi.
Eh si. In effetti la cattiveria è questione di punti di vista, è il renderla patente che sconvolge lo spettatore. Prendiamo ad esempio una saga di cui sono grande fan : Pirati dei Caraibi. Il “cattivo” della serie è il benemerito protagonista. Jack Sparrow è bello, accattivante, spiritoso, geniale, ma è pur sempre un pirata della peggior specie, esattamente come Barbossa e compagnia bella. Certo James Norrington non è carismatico come il caro Jack, ma è lui il buono della storia, pur essendo l’antagonista della vicenda. Tutti coloro, che come me, hanno sempre tifato per i poveri pirati che agognano la libertà dovrebbero fare i conti con il fatto che il loro concetto di libertà va braccetto col crimine, l’illegalità, la rapina a amano armata, il ricatto, la violenza gratuita, e, spesso, l’omicidio. Chi sta con Norrington ora?
I film seguenti hanno portato alla luce, invece, una realtà delle cose più ingegnosa : non ci sono buoni, solo personaggi grigi ed arrivisti. Cutler Beckett, anche se schierato con quelli in uniforme, non è un buono neanche per niente, ognuno ha il proprio tornaconto.
Questa è un po’ la base di Sortisia, quello che nel gioco di ruolo si chiama “party di malvagi”. Nelle vicende di Sortisia non c’è un vero e proprio buono, tutti hanno i propri interessi da perseguire e la stessa Sortisia non è affatto buona, anzi, è una che non ci si vorrebbe trovare di fronte. La nostra strega non è spinta ad agire da un ideale di bene superiore, si muove per vendetta, rancore, rabbia, paura anche. Questo fa di lei un antieroe, un concetto, che per mia fortuna sta andando di moda.
Se non sbaglio, l’opera si svolge a Torino. Un bell’omaggio ad una Città ricca di Storia e di elementi magici.
Certo, l’ho scelta per questo oltre per il fatto che è la città in cui vivo. La storia Mgica di Torino è famosa, i triangoli della magia, bene e male, gli egizi, i riti misterici, le grotte alchemiche, personaggi dalla discutibile fama e luoghi infestati di fantasmi. Trovo che Torino abbia il potenziale per ospitare un personaggio come Sortisia, anzi, che ne abbia bisogno, che se lo meriti, in tutti i sensi. Certo, non mi sarei visto un Superman sfrecciare per via Garibaldi, o uno Spiderman appollaiato sul grattacielo dell’Intesa-Sanpaolo, ma trovo evocativa una Sortisia che si accende una sigaretta sotto il portico della Gran Madre, con la luna piena che si riflette nel Po e un paio di fantasmi che sbucano fuori da una cripta.
Se dovessi definire il tuo stile di disegno.
Beh, ho passato gran parte della mia vita a copiare Barbucci e a leggere Marvel. Mi hanno detto che ho una costruzione delle gabbie molto starna e un segno parecchio riconoscibile. Spero sia vero, il mio obbiettivo, ovviamente, è quello di crearmi, con l’esperienza, un segno che sia sempre più bello e sempre più mio.
E’ il tuo momento. Cosa ti senti di dire ai lettori…..
Ho cominciato Sortisia con il sogno di rimpinguare le fila del grande fumetto italiano e di portare anche un po’ di modernità. Immaginate una serie tv su Sortisia prodotta in Italia, dimostrare che non solo gli Inglesi e gli Americani sanno produrre fiction di impatto. Pensate ad una bella serie tv fatta per bene su Dylan Dog, che meraviglia sarebbe, sarebbe anche più interessante del Devil della Netflix (che tra parentesi ho adorato). Figuratevi una bella saga cinematografica basata sui racconti di Licia Troisi, se lo meriterebbe. Ecco, questo vorrei dire ai lettori. Ho pensato a Sortisia perché era una storia che mi sarebbe piaciuto leggere e perché penso che L’Italia possa fare di più, ancora di più. Spero che Sortisia piaccia anche a voi.
Grazie a Mondo Japan per la splendida intervista, mi sono divertito molto.
Balloc : shine your way