Con molto piacere, presento questa intervista fatta ad una bravissima cosplayer ma anche una carissima amica, con la quale abbiamo fatto dei cosplay in coppia, quando questo fenomeno non aveva ancora tutto questo interesse mediatico e gli eventi durante l’anno si limitavano forse ad una decina.
Ma lascio adesso “la parola” …… ad Akane 02!
1 Sei ritornata a fare cosplay dopo un certo periodo di lontananza, che differenza hai trovato da quanto hai iniziato a frequentarlo, alla fine degli anni ’90 , rispetto adesso?
Ho ritrovato un universo parallelo, anche se il contesto è lo stesso. Alla fine degli anni novanta nel cosplay spiccava l’aspetto più ludico che professionale, era nato più che altro come punto d’incontro per l’allora pochi fans di manga e anime e ci si aggregava cercando di creare dei gruppi cosplay ispirati alle nostre serie preferite. Eravamo un centinaio o poco più sparsi in tutta Italia ci si conosceva tutti. Ovviamente vincere la coppa di latta era l’aspetto più simbolico del gioco che era per lo più emozionante quando ci si incontrava dopo mesi a qualche manifestazione, la cosa più importante era esserci con un nuovo costume da mostrare. In quegli anni pochi eletti avevano il sito web, esistevano ancora i newsgroup, facebook non aveva ancora rivoluzionato il web e quindi ci si scambiava opinioni su Cosplay.it o sul canale IRC. Ma anche all’epoca ricordo vere e proprie battaglie su chi era più bravo, bello e famoso.. polemiche su giurie truccate e sui presentatori, non che un’onesta ma talvolta pesante sfida tra le cosplayers, soprattutto tra le ragazze. Ma come in qualsiasi realtà è inevitabile la nascita di simpatie, antipatie, invidie…bisognerebbe creare un mondo ideale per stare tutti felici e contenti, ed il cosplay di certo non è un ambiente facile perché si gioca con l’immagine.
I tempi sono cambiati, c’è una nuova generazione, magari più semplice e apatica ma comunque è giusto dare spazio anche a loro e ai loro personaggi, come lo è stato per noi ragazzi degli anni 80, c’è un netta differenza nel proporre i personaggi, noi sceglievamo in quanto ci affezionavamo al personaggio della nostra infanzia, ora invece c’è la scelta in base all’abito più complicato o alla moda del momento.
Un altro aspetto che mi ha un po’ disorientata è che ci sono troppe ma troppe manifestazioni e secondo me molte delle quali davvero scadenti sotto il punto di vista organizzativo o tante che esulano dalla vera natura del cosplay diventando degli spettacoli da villaggio turistico
2 L’emozione nel partecipare ad un evento cosplay come era vissuto? Dalla vigilia fino al momento di salire sul palco.
Io non dormivo la notte! Speravo che tutto andasse bene, cercavo di calarmi nella parte quasi facendo i training di recitazione. Non sono mai stata brava nelle interpretazioni live, quindi proponevo al massimo qualche mossa o frase ritagliata dall’anime, ho sempre preferito calarmi nei set fotografici, cercando espressioni e pose che ricalcassero quelle originali, ricordo le ore davanti allo specchio a posare come nelle immagini e mia madre che mi prendeva in giro dicendo che prima o poi si sarebbe rotto! Ricordo però che c’era ancora quella bellissima ansia nell’aspettare le fiere, e quelle che proponevano le sfilate erano solo 3/4 all’anno. Ricordo di aver partecipato alla prima gara cosplay organizzata alla Fumettopoli, vincendola, ma eravamo solo in 10!
3 Oggi con Internet e negozi specializzati è più facile la ricerca del materiale ( se non addirittura il costume stesso) nella realizzazione del costume. Come ci si “arrangiava” quando il fenomeno era agli albori?
Dobbiamo proprio ricordarlo? Ancora vedo in giro foto di parrucche fluo orrende e mutandoni a vita alta, ma eravamo così e ci si divertiva con qualche spada di legno o armatura di cartapesta! Tutto quello che avevo imparato dal bricolage lo riutilizzavo per creare collanine, pendenti e cappelli (il mio cappello di I-No aveva uno scheletro di cartone) e giravo i mercatini dell’usato cercando pezzi per i costumi…ma quello lo faccio anche ora! Vagamente si usavano le parrucche, o ci si arrangiava con i propri capelli e bombolette spray o dovevamo farci andare bene orrende parrucche sintetiche che più sintetiche non si può, acquistate al supermercato nei periodi del carnevale.
4 Pregi e difetti del cosplay della fine degli anni ’90. Qualche aneddoto simpatico che ti ricordi….
Ci sono pregi e difetti in qualsiasi epoca, ora è meglio perché è più facile procurarsi accessori e parrucche professionali a prezzi stracciati, prima era meglio perché ci si divertiva con poco. Ora è meglio perché se vinci un premio puoi guadagnarci dei soldi ripagandoti così le spese per quell’abito, ma allo stesso tempo poi devi fare i conti con tutta questa competitività negativa. Insomma secondo me se prendi qualcosa, qualsiasi cosa e la affronti con lo spirito giusto ti troverai sempre bene. L’aspetto che veramente rimpiango di più è vedere sempre più raramente i personaggi della mia generazione, quindi occhi di gatto, lamù, le maghette e i robottoni. Faccio fatica a riconoscere i personaggi, ma questo appunto dipende dal cambio generazionale e quindi dovrei aggiornarmi! Però vorrei fare un appello, quello di valutare qualche personaggio vintage nella scelta dei costumi, hanno abiti semplici e stilizzati, ma danno grandi emozioni anche ai più grandi! 🙂
5 Con premi sempre più ricchi nelle gare ( viaggi in Giappone , soldi…..), quanto si è perso del divertimento e della voglia di aggregazione di persone con la stessa passione?
Sono appena tornata nell’ambiente e ancora mi devo orientare bene ma mi parlano di musi lunghi e pianti per non aver vinto questo o quel premio, insomma è per tutti bello vincere un premio o un viaggio gratis o addirittura essere i rappresentanti italiani ad una grande manifestazione internazionale, però un po’ di sportività non guasterebbe. Per esempio vedo molte fiere o eventi snobbati per la pochezza dei premi ed è un peccato. Per esempio il Rumicon che si svolge a maggio/giugno è stata anche una mia creazione e quindi ci sono molto affezionata, è una fiera diversa dalle altre, non si paga l’entrata e si può esporre i propri lavori, disegni, fanzine, costumi gratuitamente con lo scopo di vendita, ma tutto assolutamente free. Ai tempi, ti parlo dei primi anni quindi dal 2004 in poi era molto quotata perché ( come ricorderai anche tu) ci si divertita talmente tanto da organizzare picnic tra amici o mega gruppi cosplay a tema. Quest’anno sono tornata e ho visto un calo di partecipazione, un po’ dato dagli eventi che si sovrappongono (nello stesso giorno c’erano tre fiere nella stessa regione) un po’ perché i premi cosplay non sono invitanti tanto quanto quelli delle grandi manifestazione. Ed è davvero un peccato!
6 Oggi il cosplay ha molto più risalto, non è solo più circoscritto alle fiere del fumetto ma se ne parla anche sui Media. E’ un bene che sia uscito da una specie di “ghetto” oppure è diventato un crosso carrozzone dove tutti vogliono salirci sperando di farci soldi?
Io penso che una realtà di nicchia, quando viene massificata perde un po’ il suo sapore originale. Al di là di questi romanticismi puoi raggiungere la notorietà però devi avere anche carattere e tanta personalità, ma sarebbe comunque un lavoro effimero.
E’ un bene che ne parlino i media e se c’è la possibilità di guadagnarci dei soldi, perché no? Anche io lo farei, visto che creare un costume richiede tempo e soprattutto una quantità enorme di denaro. E poi sono soddisfazioni personali, magari non ti cambiano la vita ma ti ripagano delle ore spese a tagliare cucire e incollare.
Io me ne sono andata proprio nel momento di massima esposizione mediatica, dovevano scegliere tra me e altre quattro note cosplayers dell’epoca da mandare ai campionati mondiali del WCS del 2004 e io avevo già deciso di lasciare il cosplay e tutto l’allegro baraccone. Ora sono tornata dopo un lungo periodo ma il cosplay è sempre rimasto nel mio cuore anche se oggi lo vivo in maniera totalmente diversa. Ovviamente si cresce. Per concludere ritornando ai media posso dire che ho visto trasmissioni interessanti, per esempio lo speciale con Gianluca Nicoletti, un giornalista che stimo molto e che seguo sempre su Radio 24, oppure un articolo letto per caso mentre andavo al lavoro su Metro in cui si presentava il fenomeno attraverso l’intervista ad una nota cosplayer. Se si affronta il tema rimanendo comunque in un contesto attinente e divulgativo lo trovo molto positivo.
7 Tu fai la truccatrice come lavoro, quanto è importante il make up nella realizzazione di un cosplay?
Per me è fondamentale crearsi un bel book con fotografi bravi e un make up adatto al personaggio interpretato. Anche una semplice base splendente del viso aiuta a risaltare un costume o un’acconciatura. I giapponesi in questo sono dei maghi, hanno sempre foto splendide e visi che sembrano dipinti, perché loro curano molto questo aspetto sin dai tempi delle geishe, infatti i migliori prodotti per il make up fanno tutti parte di brand giapponesi. Usano ciglia finte, ceroni protesi e sopracciglia ridisegnate, il make up è un arte e curare nei dettagli un personaggio rende autentico e unico il tuo cosplay. Mi piacerebbe creare dei tutorial make up in base ai personaggi e alle richieste per ora sono comunque disponibile per consigli e dritte quindi: Donne! non esitate a chiedere 🙂
8 Con la tua esperienza, quali consigli daresti ad una ragazza che si avvicina a questo mondo?
Non è un ambiente facile, ma si può ancora trovare amici preziosi. Consiglio inoltre di fare tesoro dei consigli altrui, di osare e di interpretare! “Express yourself don’t repress yourself” diceva la più famosa trasformista del secolo!