“Essere uno Shinobi, vuol dire vivere con una lama nel cuore”
Casa Editrice: Planeta DeAgostini
Serie: 7 numeri (conclusa)
Genere: avventura/storico
Esistono molte cose che rendono affascinante la terra del Sol Levante; tra queste troviamo la padronanza che ha della tecnologia, la perizia con cui sono realizzati i manga e gli anime, ma più di tutto ed in particolar modo è la sua storia che ha reso il Giappone una terra ricca di fascino, con i racconti dei suoi samurai, molti dei quali sono così avventurosi da aver creato delle vere figure eroiche.
Oltre ai Samurai, la storia del Giappone ci ha fatto conoscere un’altra casta di guerrieri, i racconti delle cui gesta hanno così impressionato il mondo occidentale da diventare vere e proprie leggende: questi guerrieri erano comunemente chiamati Ninja.
I Guerrieri nell’Ombra
i Ninja erano conosciuti anche con gli appellativi di Shinobi e Suppa; le donne venivano più comunemente chiamate Kunoichi.
Esistevano molti clan di Guerrieri Ombra, però essi erano quasi tutti riconducibili a due soli clan e/o scuole di Ninja: gli Iga e i Koga.
I Suppa erano utilizzati dai vari signori feudali (Daimyo), come veri e propri agenti segreti; scelti per il loro addestramento, erano inviati nei vari castelli, accampamenti militari oppure ovunque il loro signore designasse il loro obiettivo ed i loro compiti principalmente erano di spionaggio o di assassinio.
L’addestramento per diventare un Suppa iniziava fin da piccoli, infatti quasi la maggior parte dei clan Ninja erano composti da membri della stessa famiglia; vi erano comunque dei casi in cui molte famiglie povere vendevano i propri figli e figlie a questi clan per far fronte alla propria misera condizione.
Finito l’addestramento, i nuovi Suppa lasciavano il clan per prendere servizio presso il signore feudale o le famiglie a lui alleate, al quale il clan aveva giurato di dare servizio fino alla morte.
In alcune circostanze capitava che le alleanze e i patti stipulati tra i vari Daymio venissero meno oppure cambiassero le fazioni in lotta e l’alleato di ieri quindi diventava il nemico di domani; questo accadeva molto di frequente durante il periodo Sengoku.
Quando tutto ciò avveniva, tra i vari Daimyo tali cambiamenti di fronte sfociavano in veri e propri scontri armati tra samurai.
Molte delle battaglie non si svolgevano su immensi campi di battaglia, ma bensì come scontri “segreti” tra i vari clan Suppa, membri di uno stesso clan al servizio di differenti Daymio, quindi si potrebbe affermare che quasi tutte le lotte tra Ninjia siano delle vere e proprie “guerre fratricide”.
I guerrieri Suppa non essendo dei Samurai ma una sorta di spie e sicari, non seguivano il codice d’onore scritto nel Bushido e per obbedire all’ordine del loro padrone, utilizzavano tutta una vasta serie di tecniche e di armi pur di raggiungere il loro obiettivo.
Molte di queste tecniche erano dal punto di vista dei samurai considerate sleali, in quanto molto spesso i Suppa utilizzavano l’inganno e il veleno per colpire la loro vittima designata.
Anche se i Suppa erano considerati degli spietati assassini, pur se diverso da quello dei Samurai, possedevano un loro codice d’onore, infatti pur di adempiere al loro compito di servire fedelmente il loro padrone, non esitavano a sacrificare la loro vita e anche quella dei loro cari. All’interno dei vari clan Suppa, vi erano anche delle vere e proprie squadre della morte, individui addestrati a combattere all’ultimo sangue e in molti casi anche ad immolarsi con cariche esplosive pur di sconfiggere il nemico.
Grazie al loro attaccamento al dovere e anche grazie al loro addestramento e alla conoscenza di innumerevoli tecniche sia di spionaggio che di combattimento, i Suppa divennero figure misteriose e anche leggendarie, molti di essi divennero anche personaggi storici famosi, il più famoso di tutti fu Masanari conosciuto poi come Hattori Hanzo capo dei Ninjia di Iga al servizio dello Shogun Tokugawa.
La Storia
durante il periodo denominato degli “Stati in Guerra”, ove oramai le varie famiglie Nobili non facevano altro che combattere per avere il dominio sull’intera Isola del Giappone, il Clan Ninjia di Iga era al servizio della famiglia Mikawa, il cui capofamiglia Motoyasu dall’età di 16 anni, era tenuto in ostaggio dalla famiglia Imagawa. Era consuetudine che per mantenere salda un’alleanza tra i vari Daimyo come gesto di buona fede, venisse inviata presso il castello del Daimyo alleato la moglie del capofamiglia oppure il primogenito; anche se essi erano trattati secondo il loro rango erano considerati una sorta di ostaggi, in modo da impedire che tali alleanze venissero a mancare.
Questa consuetudine di “alleanza con ostaggi” aveva luogo quasi sempre dopo una battaglia che vedeva sconfitta una delle due parti in lotta; la fazione sconfitta per non essere totalmente annientata e di consegueza “estinta” si alleava con il vincitore e costui poteva esigere di avere delle risorse militari ed economiche dallo sconfitto oltre a degli ostaggi che gli consentissero di poter avere il pieno controllo del “nuovo” alleato.
Questo fu il caso di Motoyasu (che in futuro prenderà il nome di Tokugawa Yeiasu colui che unificherà il Giappone dopo la battaglia di Sekigahara). Egli, primogenito della famiglia Mikawa che fin dall’infanzia fu tenuto in ostaggio presso la famiglia Imagawa, alla morte del padre, venne nominato capofamiglia del suo clan per diritto di nascita ma venne tenuto ancora in ostaggio presso gli Imagawa e come conseguenza di ciò fu costretto a schierare le sue truppe come carne da cannone nelle guerre degli Imagawa.
Contemporaneamente al passaggio all’età adulta di Motoyasu e alla sua nomina di capofamiglia del clan Mikawa, si stava decidendo il successore del Clan Ninja di Iga, colui che oltre ad essere il nuovo capo clan sarebbe diventato anche la guardia del corpo nonché e il consigliere di Motoyasu.
Dopo aver superato la prova imposta dal padre a lui ed ai suoi fratelli maggiori, Hanzo divenne il capo del Clan ninjia di Iga, e si pose subito agli ordini del suo nuovo signore Motoyasu.
Dopo un inizio un po’ incerto nel quale Hanzo si chiedeva se Motoyasu meritasse davvero la sua devozione e Motoyasu provava una sorta di gelosia e invidia nei confronti di Hanzo, durante una delle passeggiate quotidiane che i due erano soliti fare, si ritrovarono davanti delle spie degli Imagawa. Messisi in sospetto sulla vera identità di Hanzo, presentato da Motoyasu come un semplice pescatore incontrato per caso, decisero di sfidarlo apertamente.
Hanzo pur valutando bene la sua forza e velocità, sapeva benissimo che contro tre Suppa esperti difficilmente sarebbe uscito vivo, ma proprio in quel mentre Motoyasu gli diede un aiuto inaspettato, lanciandogli la sua spada e così riuscirono a sconfiggere i tre avversari.
Da quel momento tra Motoyasu e Hanzo cominciò a fiorire una sorta di rispetto reciproco fino a trasformarsi in amicizia e stima reciproca.
Trascorse del tempo, finchè un giorno d’autunno il Capofamiglia degli Imagawa decise di mettersi in marcia per far guerra contro le truppe di Nobunaga Oda per unificare il Giappone sotto il suo stendardo, quindi anche Motoyasu nonostante tutto dovette muoversi con le sue truppe al fianco di Imagawa per contrastare le forze di Nobunaga; ma grazie agli startagemmi e le strategie di Motoyasu e ai trucchi forniti da Hanzo, riuscirono ad uscire vincitori dai loro primi scontri, nonostante le probabilità fossero tutte a loro sfavore.
La ruota del destino continuò a girare, e durante una fortissima tempesta, le poco numerose truppe di Nobunaga Oda attaccarono l’accampamento principale delle forze degli Imagawa e durante questo scontro che morì il Capoclan degli Imagawa concedendo la vittoria alle truppe di Nobunaga Oda.
Non più vincolato al patto stipulato dal padre, dopo la morte del Capoclan Imagawa, Motoyasu insieme ad Hanzo e alle truppe di samurai di Mikawa si diressero verso la loro terra natale a cui appartenevano di diritto, dopo un esilio in ostaggio durato da più di dieci anni.
Rientrato nelle sue terre Motoyasu cambiò il suo nome in Yeiasu, e mentre gli eventi intorno continuavano a mutare, lui assieme al fedelissimo Hanzo, stavano pianificando la stategia per unificare il Giappone e far cessare l’epoca degli “Stati in Guerra”.
Questo alla fine avvenne e il dominio dei Tokugawa durò fino alla fine del diciannovesimo secolo, epoca in cui il Giappone si aprì all’occidente.