La capacità di riuscire a far appassionare ed emozionare uno spettatore, nel guardare un film d’animazione, risiede non solo in una storia coinvolgente ma anche al tipo di tecnica usata nel realizzarla.
“Il Libro della Vita” diretto da R. Guitierrez, presenta dei personaggi la cui realizzazione, danno l’idea di essere delle marionette. Un disegno molto particolare, in cui non si cerca di dare un espressione e una struttura reale ai protagonisti ma rendendo tutto quasi fosse magico e surreale. La sensazione è quella di essere trasportati in un viaggio onirico, in cui spazio e tempo non fanno più parte della nostra mentalità.
La trama, molto semplice ma ben realizzata per non cadere nella stupidità e nel retorico, vede la due divinità La Muerte Sovrana delle Terre dei Ricordati e Xibalba Sovrano della Terra dei Dimenticati che decidono di scommettere, chi tra due ragazzini, Manolo che proviene da una famiglia di famosi toreri ma che ha la passione per la musica e Joaquin il cui padre fu un grande condottiero, sposerà la bella Maria.
Il film che si basa su una tradizione Messicana dei giorni dei morti, vede i vari protagonisti sotto un aspetto tridimensionale, in se hanno il buono e il cattivo,il bianco e il nero, il legale e l’illegale. Non esiste un vero e proprio personaggio negativo, tutti hanno una dimensione umana e affettiva. Molto chiara viene espressa durante il giorno dei morti, in cui ci si recano sulle tombe dei defunti .
Ottimo lungometraggio, il cui svolgimento della trama non cade mai in tempi morti. Caratteristica di questo film, sono i colori molto accesi e rincorrenti che danno quel senso di fiesta Messicana.