Prima che i Supereroi diventassero fenomeno culturale di massa, tramite i grandi successi cinematografici, c’è stato un periodo nel quale alcuni protagonisti, “uscirono” dalle pagine dei comics per approdare in tv, tramite una serie televisiva a cartoni animati intitolata “The Marvel SuperHeroes”.
Prodotta nel 1966 dalla Cartoon Grantray – Lawrence Animation, guidata da Grant Simmons, Ray Patterson e Robert Lawrence, uno studio di animazione attivo dal 1954 al 1968.
La serie animata presentava cinque supereroi dei fumetti Marvel, realizzati con la tecnica della xerografia che consisteva nell’adattare disegni dei fumetti con un minimo di animazione, come nei dialoghi o nelle scene d’azione. L’opera era una serie di immagini statiche, in cui l’unico movimento erano le labbra quando il personaggio parlava oppure gli arti o gli occhi in certi frangenti.
I supereroi che venero scelti per questa serie, furono The Incredible Hulk, The Mighty Thor (questi due protagonisti vennero trasmessi in Italia all’interno del programma SuperGulp nel 1978 trasmesso dalla RAI), Prince Namor the Sub Mariner, Captain America, The Invincible Iron Man, questi giunti in Italia agli inizi Anni 80 sull’emittenti private.
Tredici episodi per ogni protagonista, della durata di 7 minuti, per un totale di 65 puntate. Le sigle furono composte da Jacques Urbont.
Una serie, per quel periodo avvincente, l’animazione quasi priva e gran parte di essa era riutilizzata per ridurre i costi, seppe comunque conquistare il pubblico italiano, ancora oggi tra appassionati la si ricorda con piacere, anche perché le storie presenti, erano tratte da opere realizzate da disegnatori di alto livello come Don Heck, Jack Kirby, Steve Ditko appartenenti alla Silver Age.
Rivedere oggi quegli episodi hanno un sapore vintage che trasmette sensazioni assopite, di pomeriggi piacevoli in compagnia di amici, immedesimandosi in questi eroi o comunque rimanendone entusiasti e affascinati dalle loro avventure con quel sapore di originalità ma anche di unico che non tutti riuscivano ad apprezzare (specialmente i nostri genitori), una specie di tesoro solo nostro. Una forma artistica meno pubblicizzata, meno sontuosa e priva di super effetti speciali ma più vera per quanto fossero cartoni animati, rispetto alle produzioni odierne.