Sovente di autori di livello Internazionale conosciamo le loro opere più famose, quelle che li hanno portati nell’Olimpo dei grandi della cultura. Però a volte si scopre che, soprattutto all’inizio della propria carriera, hanno dato vita a lavori che sono rimasti sconosciuti ai più, scoprendo in seguito che sono titoli di un certo interesse sia a livello grafico che narrativo.
E’ il caso di Leiji Matsumoto, artefice di cult come Capitan Harlock, Yamato, La Regina dei 1000 Anni, Danguard… tra le opere rimaste nascoste e riportate all’attenzione del grande pubblico, grazie al sapiente lavoro dell’Associazione Culturale Leiji Matsumoto Italia, vi è “I Cinque della Vendetta”, maga realizzato nel 1967, il cui Maestro prese ispirazione da un film west italiano, nel classico stile “Spaghetti west”: “I Cinque della Vendetta” di Aldo Florio del 1966.
Un genere che al Mangaka piacque molto, tanto che diede poi in seguito origine a “Gun Frontier” e inoltre le atmosfere desertiche, cavalcate da loschi individui, duelli e da città di frontiera, le ritroviamo anche in opere come Capitan Harlock, Galaxy Express 999, Queen Emeraldas.
Nell’manga in questione, il concetto west o meglio la narrazione è molto legata ai film usciti negli Anni 60 di produzione italiana, il buono che si ritrova coinvolto in una faida, il cattivo che vuole padroneggiare sul territorio, il senso di vendetta e di onore, la missione compiuta dopo sofferenze e sacrifici e il lieto finale, in cui si ristabilisce la pace e l’eroe che abbandona, dietro di se con un forte senso di malinconia, persone e luoghi.
“I Cinque della Vendetta”, segue queste regole, il ritorno, dopo la guerra di secessione americana di Jim, un uomo che possiede una fattoria ma sulle quali terre, in sua assenza, ha iniziato a spadroneggia la Famiglia Gonzales.
La sua figura risulta d’intralcio ai Gonzales che assoldano un pistolero e la sua banda: Matanza, quest’ultimo con uno sporco trucco, uccide Jim e rapisce il figlio.
L’intervento di cinque fidati amici, dal grilletto facile: John, Alan, Ramon, Jesus e Dan, vendicheranno la morte di Jim, salveranno il figlio e la madre e tra lande desolate, in un fondale ombreggiato si allontaneranno dalla cittadina in cerca di nuove avventure.
Leggendo questo fumetto, dal tratto molto grezzo e sporco, si ha quasi la sensazione di vedere scorrere davanti gli occhi pellicole di quei film epici con Clint Eastwood come “Per un Pugno di dollari”, oppure con Giuliano Gemma “Il Ritorno di Ringo” o Franco Nero con “Django”, titoli che non hanno bisogno di presentazione e che si rivedono sempre con piacere. Lo stesso vale per questo albo, rileggerlo è sempre un piacere e nella mente, sfogliando le pagine e gustandosi le tavole, risuonano le classiche musiche del genere, tra tutte quelle di Ennio Morricone.
Matsumoto ha saputo omaggiare alla grande un genere che ha fatto storia che poi, non si allontana troppo dalla sceneggiatura dei lungometraggi “spada e cappa” dei Samurai (I Sette Samurai), soprattutto interpretati dal grande Toshiro Mifune, tanto che partecipò anche ad un film west come “Red Sun” (Sole Rosso) insieme a Charles Bronson.
Si Ringrazia: