Intorno all’ottavo secolo arrivò in Giappone, proveniente dalla Cina, una nuova bevanda: il tè. Inizialmente, a causa del costo elevato, il suo uso era limitato alle classi nobili ma, verso il dodicesimo secolo, ci fu una larga ed improvvisa diffusione. Bere il tè divenne un gioco molto simile a una scommessa e fissato da regole: si dovevano indovinare i nomi e i luoghi di produzione della bevanda. Con il passare del tempo il gioco si tramutò in una vera e propria arte rituale, con regole e con canoni estetici fissati da Maestri del Tè che portarono questa consuetudine ad una vera propria arte cerimoniale.
Il manga Hyouge Mono, di Yoshihiro Yamada, è ambientato nel sedicesimo secolo, durante il Sengoku Jidai, un periodo di grandissima crisi politica, in cui i feudi erano costantemente in guerra tra loro. Il protagonista della storia è Furuta Sasuke, un samurai , vassallo di Nobunaga Oda, ma è soprattutto un esteta che apprezza la bellezza , l’eleganza e la vita regolata dalla filosofia zen. E’ appassionato di ciotole e di oggetti per la cha no yu (cerimonia del tè), tanto da far realizzare dai suoi artigiani porcellane particolari, chiamate Oribe-yaki. E’uno dei più importanti allievi di Sen no Soeki, il maestro dell’arte del tè e, vista la sua passione quasi ossessiva, decide di intraprendere lo “Hyouge Mono”, la cosiddetta via del tè.
Il principio della Cerimonia del Tè si può sintetizzare in quattro parole: WA armonia tra gli ospiti, KEI rispetto verso le persone e gli oggetti, SEI purezza degli utensili utilizzati durante la cerimonia, JAKU tranquillità dello spirito.
Di fronte alla casa da tè tradizionale vi è un giardino denominato roji, gli invitati lo attraversano percorrendo un sentiero di pietre, ammirando le piante e gli alberi, prima di lavarsi le mani in una conca di pietra piena d’acqua ed entrare poi nello chashitsu. Una delle principali caratteristiche è l’ingresso per gli ospiti o nijiriguchi: la porta è così bassa (è alta non più di novanta centimetri) e piccola che gli invitati non possono oltrepassarla senza chinarsi in segno di profonda umiltà, lasciandosi alle spalle il materialismo e il caos mondano per addentrarsi in uno spazio fisico ma soprattutto mentale, dominato dalla calma, dalla serenità e dalla semplicità. Le finestre sono generalmente piccole, in modo tale da non distrarre gli ospiti. Il focolare è collocato sul tatami adiacente a quello del padrone di casa, e da utilizzare durante i mesi freddi: nei mesi caldi il focolare è rivestito con un tatami e al suo posto viene utilizzato un braciere portatile.
Nella nicchia denominata tokonoma, è solitamente appeso uno scritto eseguito da un esperto calligrafo e una piccola composizione floreale adattata alla circostanza, chiamata chabana, letteralmente “fiori per il tè”.
Una delle sale da tè più originale, creata dall’architetto Fujimori, è la casa da tè Tetsu che si trova a circa quattro metri da terra, è sostenuta da un tronco di cipresso giapponese di ottant’anni, ed è accessibile solo tramite scale a pioli. L’interno è meno di sei metri quadri ed è minimalista, ma le finestre grandi invitano i visitatori ad ammirare il panorama. L’idea di Fujimori è infatti avere un posto tranquillo dove poter ammirare dall’alto i colori dei fiori di ciliegio in primavera e assaporarne il profumo, ovviamente con una tazza di buon tè.
By Valeria Turino