Ero attratta dalla fama del suo autore e dall’aura crepuscolare che avvolge questo titolo, soprattutto dopo aver visto il suo inizio: un lungo video che ci immerge in un futuro post apocalittico in cui la nostra civiltà è stata chiusa in un angolo dalla comparsa delle CA, le Creature Arenate, esseri soprannaturali che quando toccano un umano generano esplosioni devastanti.
Il gioco prende le mosse nei territori degli ex Stati Uniti, dove i sopravvissuti alla prima ondata di deflagrazioni si sono chiusi in città fortificate chiamate Knot, Nodi.
Le distanze tra un insediamento e l’altro si sono fatte sempre più difficili da superare, e a percorrerle sono ormai solo i corrieri della Bridges e della Fragile, due compagnie private che si occupano di consegnare i materiali richiesti tanto alle città quanto agli avamposti scientifici e ai Prepper, individui solitari che anche prima del disastro vivevano isolati in attesa della fine del mondo e che hanno finalmente visto la realizzazione del loro incubo.
Giochiamo nei panni di Sam Porter Bridges. Abbiamo il volto di Norman Reedus, che abbiamo già visto sugli schermi televisivi in The Walking Dead, e interagiamo fin da subito con Fragile, la proprietaria dell’omonima casa di spedizioni che ha il volto di Léa Seydoux (oltre ad essere stata una Bond-girl ha interpretato il disturbante Crimes of the future e la vedremo presto anche in Dune – parte 2).
A tormentare il nostro riposo c’è niente meno che Clifford Unger, a cui presta il viso Mads Mikkelsen, l’interprete di grandi cattivoni da Hannibal a Gellert Grindenwald in I Segreti di Silente, e davvero buca lo schermo più di un colpo di cannone.
Siamo un corriere che attraversa i grandi spazi vuoti e silenziosi, e talvolta ci imbattiamo nelle CA, nei Muli (ex corrieri che hanno sviluppato una ossessione per i carichi e sono diventati predoni), e nell’insistente cronopioggia. Già, la cronopioggia. Una conseguenza del Death Stranding è un nuovo tipo di pioggia che non si limita a bagnare ciò che tocca: erba, colture, oggetti esposti alle intemperie e anche esseri viventi, tutto ciò che è toccato invecchia e muore in pochissimo tempo.
La sola compagnia in questi viaggi è il Bridge Baby, o BB, un bambino non ancora nato che viene trasportato in una sorta di custodia che può diventare trasparente piena di liquido amniotico. Grazie a un collegamento col BB al viaggiatore è concesso vedere le CA, che per loro natura sono invisibili… tranne che agli occhi del BB, che non essendo ancora nato ha un rapporto speciale con ciò che è oltre la nostra dimensione.
Strano e inquietante, vero? È questo il bello del gioco, pieno di idee e immagini che bucano letteralmente lo schermo.
E però c’è un però.
Il gameplay.
Mamma mia, che cosa brutta.
In questo gioco si gira per un mondo vuoto, dove però è comune incappare nei pacchi caduti ad altri corrieri, pronti per essere raccolti. Ma non ci si può caricare tranquillamente sulle spalle tutto quello che si vede, perché se lo zaino non è ben equilibrato si rischia di cadere e rompere il carico. Quindi l’azione che si fa più spesso in assoluto è aprire lo zaino e riordinarlo.
Tremendo.
Quando finalmente si guadagna un mezzo di trasporto si potrebbe essere tentati di fare fortuna raccogliendo qualunque cianfrusaglia caduta in giro per la campagna… E invece non è proprio così, perché i filmati “scendi dal mezzo” “risali sul mezzo e riparti” sono così molesti che ti passa la voglia di dedicartici. Stessa cosa per l’attribuzione del valore a una consegna eseguita, che viene analizzata in ogni aspetto come per esempio quanti metri sono stati percorsi e quanto più lunga del minimo indispensabile è stata la via che si è scelto di percorrere.
Che piaga.
Cambia poco che si possa skippare, lo si deve fare così tante volte per ogni consegna che anche premere il tasto apposito diventa noioso.
Eppure lo sto ancora giocando, perché la storia è veramente enigmatica e tocca leve profonde con le sue domande su vita, morte e il confine tra le due. Serve una buona dose di tigna per arrivare alla fine, ma qualcosa mi dice che ne varrà la pena… Dopotutto siamo alle prese con l’opera dell’artista che ha creato il genere “stealth” quando ancora c’erano solo gli sparatutto.
Una curiosità: ho conseguito quasi subito il trofeo “cullare il BB per la prima volta”. Sostanzialmente quando cadi a terra il pupo che trasporti si agita e comincia a piangere rumorosamente (immerso nel liquido amniotico non dovrebbe poterlo fare, ma non sottilizziamo). Ebbene, questo è un achievement raggiunto solo dalla metà dei giocatori. E gli altri cosa hanno fatto?! Non hanno mai inciampato, o si sono sempre tenuti addosso il bimbetto urlante finché non si è calmato da solo?
Non sono sicura di volere veramente scoprirlo, probabilmente una cosa del genere direbbe della nostra società molto di più di quanto sia conveniente sapere.