“Dragon’s Dogma” è uno dei tanti anime che ultimamente vengono tratti dai videogames, in questo caso è un titolo della scuderia Capcom da cui sono stati realizzati 7 episodi.
Appartiene al genere fantasy, in cui il cacciatore Ethan che conduce una vita tranquilla al villaggio con la moglie, Olivia, in dolce attesa, vede la sua vita sconvolta con l’arrivo di un drago che distrugge la quotidianità e gli ruba, strappandolo dal corpo, il cuore. La mistica creatura, lo incita ad odiarlo, per il gesto crudele e che lo avrebbe atteso per la vendetta nella sua tana.
Ethan diventa un Arisen, ossia un uomo in vita a cui è stato rubato il cuore. Nel viaggio, verso la tana del drago, sarà accompagnato da Hanna, una “pedina”, un essere femminile senza sentimenti che lo aiuterà e lo guiderà ad affrontare un percorso disseminato dai sette peccati capitali.
Quando si arriva alla fine dell’ultimo episodio, ci si domanda perché mai sia stata realizzata tale opera. Partita con discreti propositi, nei primi due episodi, con un certo pathos e una sceneggiatura che dava l’impressione di proporre qualcosa di diverso dai soliti fantasy, è immediatamente scivolato nel banale ed in alcuni frangenti, si ha l’impressione di assistere ad una brutta coppia di Berserk.
L’ambientazione di un mondo tra lo spettacolare e l’inquietante e pieno di insidie nascoste, avrebbe meritato un evoluzione più articolata ed invece si è risolto in maniera banale con un finale tirato per i capelli e paradossale.
Il percorso che affronta Ethan è proprio da videogioco, ogni puntata che potremmo considerarla un livello, dovrà affrontare la difficile situazione e la creatura finale, alcuni saranno semplici, altri angoscianti altri ancora terribili ma l’Arisen riuscirà nell’impresa, fino ad arrivare al faccia a faccia con il drago: il Boss finale.
Anche l’animazione presenta delle pecche, l’utilizzo della CGI, soprattutto nella realizzazione delle creature, stona con il disegno tradizionale, dando così l’impressione di vedere, su due piani sfalsati l’anime, un effetto che stona e che deprezza la fluidità di tutto il contesto.
Un titolo che per chi non ha giocato al games, presenta dei buchi nella narrazione e si pone delle domande senza risposta. Invece per chi ha giocato, pur capendo la trama, si troverà un anime monco. Senza dubbio, in entrambi i casi, lo spettatore rimarrà insoddisfatto.