Come Batman o Spider Man, Dylan Dog ha acquisito nel tempo più testate, in cui vengono raccontate le sue avventure sotto diverse forme e tratti.
In Dylan Dog – color fest, abbiamo il nostro protagonista in versione colorata, un colore molto psichedelico, quasi fosse stato colorato in acquerello che rimanda agli anni 70 con un tratto in stile post-moderno che ricorda la street art. Probabilmente lascia disorientato il lettore nelle prime pagine ma che poi ci si fa l’occhio.
La Storia
Dylan Dog in compagnia della sua nuova fidanzata Sharon, vengono rapinati da un ragazzino e la sua banda. Dylan sotto un primo momento che viene sopraffatto, li insegue fino all’interno della metropolitana, finendo per trovarsi in gallerie abbandonate in cui, dopo aver trovato il ragazzo, viene catturato da una banda di individui che vivono nel sottosuolo.
Questi sono una specie di setta religiosa, capeggiati da un individuo chiamato il Profeta che non si fa problemi a sacrificare innocenti e bambini per il suo fine, ovvero eliminare una mostruosa creatura chiamata il verme bianco, un mostro che cerca di distruggere questa comunità sotterranea…
Un albo dalla lettura veloce, con una sceneggiatura dinamica e coinvolgente, in cui l’azione è protagonista, un plauso bisogna indirizzarlo a Marco Galli, il quale nel proseguimento del racconto porta il lettore a domandarsi chi è poi il vero mostro: la creatura bianca, la quale rimanda a Moby Dick o il profeta in cerca di vendetta che ricorda il comandante Achab, il quale per il suo scopo è disposto a sacrificare tutto e tutti.
Un albo con una storia lineare, con un inizio e una fine, descritta in maniera impeccabile e precisa, con alcuni colpi di scena ma senza perdersi in inutili viaggi interpersonali che fanno perdere il filo logico della lettura e portare il lettore a chiudere l’albo prima della fine.
Un Dylan Dog così è un piacere, perchè si vive la vera essenza del genere horror.