“Fantomas Minaccia il Mondo” è il secondo capitolo di una trilogia di film che hanno come protagonista il misterioso criminale Fantomas (interpretato da Scojean Marais).
Lungometraggio distribuito nel 1965, diretto da Andrè Hunebelle e Haroun Tazieff, una co-produzione Francese-italiana, le vicende partono dal rapimento, ad opera di Fantoman, dello scienziato Marchand, il quale, attraverso degli studi, ha realizzato un macchinario in grado di ipnotizzare. Per poter mettere in funzione l’invenzione, c’è bisogno però delle teorie finali del Professore Le Fevres.
Sulle tracce di Fantomas, si mette immediatamente alla ricerca il Commissario Juve (Louis De Funes) , appena decorato con l’onorificenza Legion D’Onore. Nella ricerca, verrà coadiuvato dal giornalista Fandor, i quali da Parigi si recheranno a Roma in cerca di catturare il criminale….
La pellicola ricalca i successi, molto in voga negli Anni 60 dei film dell’Agente segreto 007, in una versione black, i protagonisti sono antieroi che appartengono al filone dei super criminali misteriosi ( Kriminal, Diabolik, Satanik…) in cui compaiono basi segrete, oggettistiche ultra tecnologiche, furti rocamboleschi e inseguimenti mozzafiato, tutto in clima noir sotto forma di commedia.
La sceneggiatura è semplice, lineare, con il classico colpo di scena finale, in cui il criminale riesce a fuggire dalla giustizia senza però riuscire a portare a termine il proprio obiettivo.
Il film in questione, non sarebbe, con i suoi tempi e le sue trovate (ricordiamoci che siamo negli Anni 60) neppure tanto assurdo e anche piacevole da guardare se non fosse che la scena è quasi sempre ed eccessivamente, incentrata sul Commissario, in continue situazioni paradossali e gag demenziali che dopo un po’ non fanno più ridere ma anzi stizziscono lo spettatore, dato che rallentano tremendamente la narrazione.
Il successo di questi criminali mascherati, risiede soprattutto nel loro anticonformismo, quella voglia di infrangere le regole sociali, di una libertà che esce da ogni schema, ed è in questi sentimenti che lo spettatore si immedesima, non potendolo fare nella realtà lo immagina nella fantasia dello schermo.