L’interesse per una storia a volte parte proprio dalla curiosità del titolo, ed è il caso di “Finché morte non ci separi” di Taro Nogizaka (Team Medical Dragon) pubblicato dalla Star Comics.
Un’opera particolare, un mix tra un Thriller e una commedia dai profondo risvolti psicologici che legheranno il lettore ai due protagonisti per la sua originalità decisamente fuori dagli schemi.
Arate Natsume è un giovane che lavora nell’ambito dell’assistenza sociale per l’infanzia, su richiesta di Takuto, un bambino al cui padre il serial killer ha tagliato la testa e poi nascosta, si reca al centro di detenzione di Tokyo per incontrare colei che ha commesso l’omicidio: una ventenne di nome Shinju Shinagawa. Donna con la quale il bambino aveva iniziato una corrispondenza epistolare per ottenere informazioni, Arate per allontanarlo da quella figura femminile, in quanto aveva riscontrato un certo divertimento da parte di Taku nel conservare le lettere del killer che avrebbero potuto condurlo sulla via del male, decide di andare al suo posto.
Il giovane si trova dinanzi una ragazza condannata a morte molto diversa, ed ottenere le informazioni necessarie non sarà facile e nel momento che questa inizia a sospettare di Arate, egli preso dalla situazione gli chiede di sposarlo, dichiarazione che la serie killer accetta…
Una storia particolare ma molto intensa e coinvolgente, basata tutto sul dialogo veloce e non prolisso in cui vi è un gioco delle due parti: chi dei due sta veramente fingendo e fino a che punto la finzione dei sentimenti e dei pensieri non siano verità.
Questo confronto tra Arate e Shinju ricorda molto i dialoghi tra Hannibal Lecter e Clarice Starling nel film “Il Silenzio degli Innocenti”, ognuno cerca di entrare nella psiche dell’altro per conoscerne pregi, difetti e punti deboli ma come in tutti i rapporti, questo inizia con una certa finalità e man mano nel percorso si trasforma in altro. Il giovane assistente sociale per il momento si sente sicuro perchè la serie killer è dietro le sbarre ma sarà sempre così?
Si viene catturati da questo titolo anche per via di un disegno pulito, in cui si punta molto sui primi piani con espressioni poco aggraziate quasi distorte, per dare un maggior impatto emotivo e psicologico di quello che vivono Arate e Shinju.
Chissà se questo manga terminerà con “Vissero felici e contenti”.
Si Ringrazia: