L’esperienza di vivere in prima persona un evento cosplay in “old style” è pressochè impossibile, sono cambiati gli interpreti, la mentalità, il concetto stesso di cosplay, anche perché i partecipanti a questa realtà sono diventati molto più competitivi, narcisisti con un immenso “Super Io” e altri “sintomi” che farebbero la felicità dei padri della psicanalisi moderna.
Dato che questo non è un trattato di psicologia, mi limiterò a descrivere alcuni eventi cosplay che hanno saputo esprimere lo spirito goliardico e folle che dovrebbe regnare non solamente tra i concorrenti ma anche tra coloro che presentano che giudicano che assistono che lavorano dietro le quinte…
L’Hard Rock CosPride, organizzato dall’Associazione Cospa Family, è stato uno di quegli esempi che possiamo considerare a pieno titolo, come raduni di totale divertimento. Realizzati in maniera semplice ma in maniera accurata e ottimamente gestiti, in cui intorno al palco non ruotava solo una semplice aggregazione di appassionati ma un modo concettuale di vivere l’evento nella massima spensieratezza, lasciando a casa timidezza e inibizione, giacca e cravatta.
La gara cosplay era inserita in un contesto, nel quale prima di tutto era importante fare gruppo, in cui le foto più gettonate, non erano quelle in posa regale ma quelle in cui ci si poneva in posizioni assurde e ambigue, tutto con lo scopo di divertire e divertirsi.
Questo è rappresentato dal fatto che i costumi indossati, rappresentavano niente altro che i “Titoli di apertura” di uno show in cui sarebbe successo di tutto senza che fosse programmato ma che seguiva una corrente tutta improvvisata di follia e creatività, il cui palco diventa un campo di battaglia della risata.
Tutto questo flusso di ilarità non terminava alla fine del concorso ma anzi il proseguo, ancora più dissacrante, era nel dopo festival tra creeps e birra con concerti “music cartoons” e balli sfrenati.
Probabilmente anche Sigmund Freud si sarebbe unito con noi a cantare Mazinger Z!