Il 31 dicembre è spesso un momento per fare il punto dell’anno che sta finendo; si riflette sui successi, sui progressi e sui fallimenti che abbiamo affrontato ma è anche un’opportunità per fissare nuovi obiettivi e progetti per l’anno che sta per cominciare. Questa giornata può essere vissuta con un misto di nostalgia e speranza: è un momento per chiudere definitivamente alcuni capitoli e per prepararsi ad aprirne di nuovi. A seconda delle tradizioni culturali e personali, la serata del 31 dicembre si trascorre in diversi modi: alcune persone festeggiano con amici e familiari, oppure partecipano a feste e cene speciali, mentre altri preferiscono passare una serata tranquilla a casa , ma tutti aspettano la mezzanotte per salutare l’anno vecchio e accogliere l’anno nuovo con un brindisi e fuochi artificiali.
In Giappone l’ultimo giorno dell’anno è spiritualmente molto importante: i primi rituali avvengono alle prime ore del mattino con le grandi pulizie della casa per liberarsi dalle negatività dell’anno che sta finendo e rendere pura la casa che ospiterà la divinità del nuovo anno. Terminate le pulizie ci si dedica alle decorazioni: ci sono i shimekazari, realizzati in corda di paglia, che si appendono sulla porta d’ ingresso per indicare che la casa è pronta ad ospitare il nuovo Kami e i kadomatsu, fatti di pino (che rappresenta la longevità), bambù (la forza e la crescita) e rami di susino (prosperità), che rappresentano gli alloggi temporanei per la divinità, vengono posizionati all’entrata delle case dopo Natale e tenuti fino al 7 gennaio .
Nel pomeriggio ci si reca ai santuari o ai templi che propongono una prima cerimonia di purificazione: una volta arrivati di fronte all’altare, si battono le mani due volte per richiamare gli dei , si recita una breve preghiera e si fa un’ offerta. Di sera si indossa il kimono tradizionale poi ci si reca nuovamente ai templi Buddisti o ai santuari Shintoisti dove si prega , si esprimono desideri attraverso particolari amuleti e si beve sake ; in questi luoghi sacri avviene un evento eccezionale: la Joya no Kane (除夜の鐘), ossia la cerimonia dei 108 rintocchi di campane che risuonano in tutto il paese. I 108 rintocchi rappresentano i 108 desideri terreni che, secondo la tradizione buddhista, causano sofferenza e impedimenti alla ricerca della felicità e della saggezza. Questi desideri includono l’avidità, la rabbia, l’ignoranza, la gelosia e altri sentimenti negativi che possono intrappolare l’essere umano nel ciclo del dolore . Molti credono che i rintocchi abbiano un effetto benefico sulla mente e sull’anima, portando pace e serenità. Il rintocco numero 108 viene suonato esattamente a mezzanotte in modo tale che possa essere anche il primo rintocco dell’ anno nuovo.
Dopo questa cerimonia, tutti i presenti hanno la possibilità di mettersi in fila per agitare a turno il Tamakushi (玉櫛), la cosiddetta “corda sonante”, ed esprimere così i propri desideri e pregare. Una volta entrati nel nuovo anno, si può fare la prima visita al tempio buddhista o shintoista ed è tradizione comprare lo hamaya (破魔矢), cioè una freccia per scacciare tutti i mali dalla casa, che va appesa nell’angolo nord-est , quello ritenuto più propenso a intrusioni maligne.
La pratica di suonare le campane non è limitata solo ai luoghi di culto: in molte famiglie giapponesi, è tradizione suonare una campana a casa propria per salutare l’anno nuovo. Questo è un momento per riflettere sulla propria vita e sui desideri da abbandonare per abbracciare un futuro migliore.
Esistono due modi diversi per augurare un buon anno : nel mese di dicembre, quando si incontra qualcuno che si pensa di non incontrare più fino all’anno nuovo, si usa l’espressione “Yoi otoshi wo omukae kudasai” di solito ridotto in Yoi otoshi wo!, passa un buon anno (nuovo); a gennaio ,invece, quando l’anno è iniziato, ci si rivolgono gli auguri dicendo (Shinnen) akemashite omedetou gozaimasu! , buon anno nuovo!
Non mi resta che augurare a tutti Yoi otoshi wo !