Una cosa che accomuna tutti i manga e gli anime è sicuramente il cibo. E’ difficile che ci siano episodi nei quali non venga rappresentato almeno un piatto della cultura giapponese, molti di questi cibi sono diventati famosi anche in Occidente e i palati più curiosi hanno assaggiato alcuni di essi.
Sono indimenticabili gli okonomiyaki le polpette di Marrabbio in Kiss Me Licia, i dorayaki di Doraemon, gli onigiri in Lamù, il ramen di Zenigata in Lupin, lo shiro gohan il riso bianco al vapore tanto amato da Mila in Mila e Shiro, i takoyaki in One Piece, i mochi in Sailor Moon, e potremmo elencarne ancora molti altri … La cucina giapponese e i piatti che vengono realizzati non rappresentano solo un insieme di sapori che si abbinano gradevolmente insieme , ma fanno parte di un vero e proprio rito: la composizioni dei piatti è curata scrupolosamente sia dal punto di vista degustativo che estetico e questo lo si può notare soprattutto nella realizzazione del bento (弁当).
Il bento è ciò che noi chiamiamo comunemente pranzo al sacco, però non è un pasto combinato velocemente per colmare la fame nella pausa pranzo , ma viene preparato con estrema cura , varietà e fantasia. Può essere preparato in casa o al supermercato e ha come ingrediente principale il riso a cui vengono associati altri cibi, come ad esempio tempura, insalata, verdure, pesce alla griglia, gamberi, sushi, frutta e dolce. Le preparazioni devono essere tutte bollite, fritte oppure grigliate in modo che non deperiscano in fretta . Il cibo viene disposto in una scatola, divisa in settori ben definiti, che può essere di plastica, di legno o di metallo, decorata con stampe o pitture artistiche oppure può essere molto semplice e pratica , può essere anche “usa e getta” e viene avvolta in un pezzo di carta, di tessuto o in borse speciali insieme alle bacchette.
Il bento incominciò ad essere utilizzato nel periodo Kamakura (XII secolo) quando i contadini e i pescatori , non rientrando a casa a pranzo, iniziarono a portare il riso essiccato in piccoli sacchi o in scatolette. Il merito di aver fatto diventare famoso questo portapranzo fu però il samurai Oda Nobunaga, che scelse di distribuire agli ospiti del castello dei pasti semplici e comodi. Le persone però iniziarono ad usare frequentemente il bento durante il periodo Edo (1603-1868)quando cominciarono a fare le scampagnate . Ma il vero successo arrivò nel periodo Meiji (1868-1912)grazie alla ferrovia industriale: in stazione incominciarono a preparare e a vendere gli ekiben vassoietti per il pranzo da consumare durante il viaggio . Il primo fu venduto alla stazione di Utsunomiya nel 1885, e conteneva due onigiri e il takuan, un sottaceto avvolto in foglie di bambù.
Oltre all’ekiben (abbreviazione di ekibento) ci sono diverse tipologie di bento:
kyaraben, abbreviazione di Kyarakuta bento, ossia bento dei personaggi, prende questo nome perché il cibo viene disposto in modo da assomigliare ai personaggi degli anime, dei manga e dei videogiochi più popolari;
shikaeshi bento , il bento della vendetta, che viene preparato per vendicarsi di qualcuno e può contenere riso crudo , cibo bruciato o alimenti piccanti come il peperoncino, ed è immangiabile ;
koraku bento , il bento dei picnic ed è composto da più ripiani e ha dimensioni più grandi del normale, poiché deve contenere cibo per più persone;
noriben , è molto semplice, a base di alghe marinate nella salsa di soia ;
hinomaru bentō che riproduce la bandiera giapponese (hinomaru), con una prugna in salamoia al centro del riso bianco.
aisai bento , il più romantico di tutti ,non ha caratteristiche particolari se non quella di essere preparato dalla moglie per il marito, dall’innamorata per il proprio innamorato o per una persona a cui si vuole manifestare il proprio affetto.
In un Paese come il Giappone nel quale è difficile esprimere le emozioni, il cibo diventa uno strumento molto efficace per manifestare i propri sentimenti . Cucinare è un atto d’amore, e se si è arrabbiati anche la preparazione ne risente , ogni piatto è un racconto che inizia proprio quando decidiamo di metterci ai fornelli… non solo per i Giapponesi!
By Valeria Turino