L’incontro tra due culture, l’amore che unisce due persone la cui passione per l’arte li accomuna. Così potremmo sintetizzare il Romanzo “Il Filo sottile del mare” scritto da Massimo Soumaré e pubblicato da Unicopli nella collana “La Porta dei demoni”.
Ma facciamoci spiegare dallo stesso autore, grande conoscitore del Giappone, autore di numerosi saggi, Massimo, questa storia quasi magica.
Vincenzo Ragusa scultore Palermitano, realizzatore del Monumento di Garibaldi, si reca in Giappone per presentare la sua arte. Rimane affascinato, nei suoi sette anni di permanenza nella Terra del Sol Levante, dell’arte locale. Qui conosce la pittrice Otama Kiyohara che posa per l’artista italiano. La ragazza a 17 anni si trasferisce con lui a Palermo con il quale si sposerà….
Massimo come nasce l’idea di realizzare un Romanzo su queste due figure artistiche, vissute tra la fine del 800 e primi del 900?
L’idea nasce dal fatto che nel 2016 fui finalista di un concorso letterario con un’opera su Margherita Yourcenar.
“Il Filo sottile del mare” racconta della storia tra Vincenzo Ragusa e Otama Kiyohara, quest’ultima ha vissuto per 50 anni in Italia. L’idea di Ragusa era creare una scuola di arte Orientale, in cui insegnare l’artigianato delle opere laccate, pittura, scultura. Fu la prima scuola Orientale in Italia, tanto da essere coinvolti in occasione dell’ Expo Nazionale svoltasi a Palermo nel 1891.
Oggi al suo posto vi è un Liceo Statale Artistico a loro intitolato, mentre alcune loro opere d’arte sono esposte al Museo D’Arte Moderna di Palermo.
Il Romanzo storico-biografico, è incentrato sulla vita di questi due artisti che sono stati capaci di creare una specie di ponte culturale tra Italia e Giappone, suddiviso in paragrafi in cui si raccontano i momenti più significativi, tra i quali il fatto che volevano ritornare in Giappone ma per problemi bellici: prima la Guerra Sino-Giapponese e poi con la Russia, dovettero abbandonare l’idea.
In Italia partecipavano a molti eventi artistici-culturali, la loro notorietà li portò anche fuori dai confini nazionale a presentare le proprie opere e interagire con molti pittori italiani.
Alla morte del marito Vincenzo, avvenuta nel1927, la donna si era recata all’Ambasciata Giapponese a Roma, per poter rientrare in Patria ma venne trattata piuttosto male, tanto era conosciuta in Italia, tanto era sconosciuta nella propria Terra. Da questo avvenimento, la pittrice decise di non firmarsi più con il suo cognome Giapponese.
Anni dopo un giornalista Nipponico, viene a conoscenza di Otama e mettendo insieme svariati servizi, fa uscire sui giornali di Tokyo e Osaka la sua storia, facendola scoprire tanto che tutti ne rimangono esaltati.
Si cerca così di farla rientrare in patria; viene inviata in Italia la pronipote di sua sorella per convincerla ma la donna ormai si sentiva a casa a Palermo, dove insegnava l’arte alle famiglie benestanti. Dopo vari rinvii, Otama ritorna in un Giappone ormai molto cambiato da quando da ragazza lo aveva lasciato.
Muore nel 1939 e nel 1989 una parte delle sue ceneri vennero sepolte in Italia.