Vi confesso che, da troppo tempo, entro in fumetteria e non trovo nulla tra le novità, che possa suscitare il mio interesse. Diciamocelo, noi otaku di lungo corso siamo alla ricerca di nuove storie e, nella costante attesa di quei finali che ancora Oda e Miura (maledetto a lui che è morto prima del tempo e ci ha condannati a un finale apocrifo) continuano a negarci.
Anche nello scaffale shojo, il piatto piange e non si trovano novità. Troppo spesso si vedono nuove edizioni di manga passati, altri invece stanno colmando le grandi lacune degli anni ’90 e inizio 2000 dove, i classici della narrativa manga, non erano stati proposti perché considerati obsoleti. Ebbene in mezzo a questo bosco che inizia a popolare anche le librerie (senza che il personale sia però preparato come un vero fumettaro), qualcosa di nuovo e fresco è finalmente arrivato: “
Watashi no Shiawase na Kekkon“. Nella versione italiana “
Il mio matrimonio felice“, basato sulla light novel di Akumi Agitogi, con i disegni di Rito Kohsaka e, per chi preferisse la versione anime, è
già disponibile su Netflix. Se poi foste già dipendenti da questa lettura si può anche cercare il film uscito nelle sale nipponiche a Marzo 2023.
Ad un primo occhio non mi aveva minimamente intrigato. Poi però avevo visto la trama spiegata in un veloce Tik-Tok: una DinD (Donzella in Difficoltà): un matrimonio combinato con uno sconosciuto dall’aria molto fredda e che fa scappare tutte le sue pretendenti, il giappone del Periodo Meiji (1868-1912), e elementi da urban fantasy che mescolano elementi classici della mitologia nipponica a quelli dei poteri paranormali occidentali. Questo mix ha risvegliato il mio interesse e sulla fiducia ho ordinato i volumi (ad ora editi i primi 3 da parte di J-Pop) divorandoli e restando già in astinenza nella speranza che il quarto, previsto per il 28 novembre, arrivi presto (raggiungendo così quelli editi in Giappone per questa serie ancora in corso). Cosa, però, rende questo manga degno di nota e caldamente consigliato?
La trama è abbastanza semplice, del resto arriva da una light novel che, come già il nome suggerisce, è un racconto leggero. Nonostante il tutto risulti canonico senza troppi plot twist, l’armonia tra narrazione e disegno rievocano quella sana voglia di sfogliare la storia di pagina in pagina. La costruzione dei personaggi è ben fatta, rispetto all’anime c’è tutta la pazienza di dare spazio ai pensieri di Miyo e Kiyoka che risultano molto più tridimensionali (mi spiace netflix, ti vogliamo bene, ma il manga vince a mani bassissime!) e sebbene ripeto, la trama sia abbastanza lineare, donano al lettore il tutto per innamorarsi e vivere la magia di questo amore che sboccia pian piano di volume in volume. Inoltre, nonostante la tematica base sia quella di una ragazza in difficoltà, che un uomo salva, non si corre per forza nel clichè del principe azzurro. Forse l’elemento più interessante, e che rende la narrazione più moderna, è che la protagonista impari a essere fedele a sé stessa e ai propri principi, riuscendo a trovare il coraggio di combattere e, se serve, sacrificarsi per essi.
Come anticipavo la componente fantastica è molto intrigante, fondendo i poteri extrasensoriali come telecinesi, a quelli più mistici, come invocazione degli elementi o visione degli spiriti. Ecco che si crea un mondo variopinto che convive con questa realtà, così come inizia ad affacciarsi alle scienze moderne. Una dualità che il paese del sol levante ha affrontato aprendo all’occidente, e che qui viene trasposta in maniera parecchio interessante. Le famiglie elitarie hanno poteri, ma allo stesso tempo la nuova società inizia a mettere in dubbio tutta questa magia, quasi fosse un retaggio obsoleto e evanescente. A complicare l’intero quadro, anche le lotte tra famiglie che cercano di accrescere un potere che sembra andare scomparendo, discriminando i componenti (come la protagonista Miyo) che non hanno doti.
Il surplus è inoltre l’ambientazione temporale della storia. Trovo che la transizione che il Giappone del Periodo Meiji resti ancora oggi per noi occidentali un periodo romantico, perchè riduce le distanze dal Giappone, ma allo stesso tempo lo fonde con l’occidente; a ciò si aggiunge anche il passaggio dalla tradizione alla modernità ampiamente affrontato su vari livelli nella trama non solo con la magia (che viene messa in dubbio), ma anche in ambito sociale dove la donna divorziata è segnata dall’onta del fallimento del suo matrimonio. Ma già che essa possa aver divorziato è un segno di progresso positivo che però si scontra con i canoni tradizionali.
Se state cercando uno shojo che non risulti l’ennesima ripetitività che rischia di stancarvi, se cercate la magia di una narrazione nipponica che però sia al passo con i tempi, ebbene J-Pop ci ha offerto la lettura giusta: Il mio matrimonio felice. Non resta che confidare nell’arrivo del prossimo volume a novembre, ma soprattutto che si prevedano magari altri volumi futuri in Giappone, ma questo solo il tempo saprà dircelo.
Articolo di Alice Chimera