Il sumo (相撲 ) è lo sport nazionale del Giappone; si tratta di una forma di lotta nella quale due sfidanti di enorme stazza si affrontano con lo scopo di atterrare o estromettere l’avversario dalla zona di combattimento , una pedana circolare di argilla ricoperta di sabbia, detta dohyō. I lottatori sono esclusivamente uomini perché alle donne ,oltre ad essere proibito partecipare ai combattimenti, non è permesso mettere piede sul ring.
In realtà il sumo è un rituale religioso e il ring rappresenta un luogo sacro. Le sue origini sono molto antiche, probabilmente intorno al VI secolo , e veniva offerto come intrattenimento per gli dei durante i riti shintoisti per invocare abbondanti raccolti di riso. Veniva praticato soprattutto In epoca feudale : sempre più lottatori furono arruolati dai clan guerrieri non solo perchè ritenuti dotati di un’enorme forza fisica, ma anche per via della loro natura quasi divina, che incuteva timore e soggezione.
Ancora oggi si può notare la correlazione tra sumo e shintoismo nel rituale del “nakizumo” durante il quale due lottatori, rikishi, prendono in braccio dei bambini appena nati e li fanno gareggiare in un modo molto stravagante, il bimbo che scoppia a piangere per primo vince. Questo “combattimento” è ritenuto di buon auspicio poichè si pensa che il pianto dei bambini scacci via gli spiriti malvagi.
Sul dohyō salgono i lottatori e l’arbitro. L’arbitro dei combattimenti è chiamato Gyōji e tiene in mano un ventaglio per evidenziare la sua autorità e un pugnale intorno alla cintura, in ricordo dell’antica tradizione nella quale in caso di errata valutazione del risultato, si sarebbe suicidato. Sale per primo sul Dohyo e annuncia i lottatori urlando i loro nomi ad alta voce (non si usa il microfono ma la voce naturale). Il tono è “supersolenne” secondo la tradizione giapponese con suoni particolari e esaltanti. Quando il risultato appare dubbio, gli arbitri laterali discutono sul dohyō e decidono a chi dare la vittoria. Nel caso non si raggiunga un verdetto, l’incontro viene fatto ripetere. Non esistono incontri che finiscano “pari” .
Un match di sumo è formato da varie fasi:
Dohyoiri: i lottatori di sumo salgono sul dohyō per essere presentati al pubblico, indossano una specie di rigido grembiule in seta, il keshomawashi,decorato con stemmi e scritte che identificano gli sponsor, e svolgono un rituale scaramantico per allontanare il male.
Yokozuna dohyoiri: al termine del rituale entrano sul ring i lottatori migliori, gli yokozuna, e vengono accolti con una cerimonia dedicata a loro; a questo punto il combattimento può avere inizio.
Il lancio del sale: prima di ogni incontro i rikishi, che si sono cambiati e indossano un perizoma detto mawashi, cospargono il dohyō con del sale, poiché si ritiene che abbia poteri purificatori e che tenga lontano dal ring influenze maligne.
Lo Shiko: questo è uno degli elementi più caratterizzanti e importanti del sumo poiché i rikishi, sollevando la gamba e sbattendo il piede fragorosamente al suolo, spaventano gli spiriti maligni e li fanno scappare dal dohyō.
Lotta: a questo punto inizia il combattimento che può durare da pochi secondi a qualche minuto, a seconda di quanto tempo il rikishi impiega ad atterrare l’avversario o a farlo uscire dal dohyo. Danza con l’arco: un giovane rikishi si esibisce con un arco , simbolo di forza e vittoria, per indicare la fine del combattimento.
Durante il combattimento i lottatori devono fare attenzione al regolamento che prevede tecniche dette “Kimarite” e hanno tutte lo scopo di vincere l’incontro . Delle 82 tecniche si posono evidenziare le seguenti:
Nagete, tecniche di lancio, per proiettare l’avversario al suolo o fuori dal dohyō
Kakete, tecniche di spazzata, per far perdere l’equilibrio all’avversario
Hinerite, tecniche di atterramento, per “schienare” direttamente l’avversario
Sorite, tecniche di cadute del corpo all’indietro, per “schienare” l’avversario cadendo
A queste azioni si aggiungono anche le “Kinjite Hansoku” , azioni irregolari, che comprendono tra l’altro i colpi ai genitali, l’afferrare i capelli, pugni, calci, dita negli occhi e altre innumerevoli azioni proibite che segnano l’ammonizione del lottatore. E’ severamente proibito perdere il mawashi rimanendo nudi nel dohyo, pena la sconfitta immediata.
I tornei ufficiali di Sumo in Giappone sono sei. In Gennaio, Maggio e Settembre a Tokyo, la città più importante per questa disciplina, uno a Osaka in Marzo, uno a Nagoya in Luglio e per finire uno a Fukuoka in Novembre.
I tornei cominciano di domenica e durano 15 giorni, durante i quali ogni rikishi affronta tutti gli avversari, uno al giorno. Per mantenere il proprio rango e sperare di avanzare di grado bisogna vincere più della metà degli incontri e sarà decretato vincitore della competizione colui il quale ha accumulato più vittorie totali. Per ambire al titolo di Yokozuna, oltre a possedere qualità morali e risultati degni, bisogna vincere due tornei di fila.
Per assistere ad un torneo di Sumo il consiglio è quello di andare al “Ryogoku Kokugikan” stadio di Tokyo in cui si svolgono 3 dei 6 tornei nazionali. I prezzi dei biglietti dipendono dalla posizione rispetto al Doyhō, più si è vicini più il prezzo si alza. Il costo dei biglietti più economici si aggira comunque intorno ai 40 Euro.
Il fascino del sumo viene esaltato, oltre che nei libri di storia e negli stadi, anche nell’anime Hinomaru Zumo; il lettore viene coinvolto nelle imprese di Ushio Hinomaru che decide di iscriversi al club di sumo, un circolo che non gode di nessuna gloria. Il ragazzo ce la metterà tutta per giungere la vetta e il grado più alto nel sumo portando fama e successo anche al club.
By Valeria Turino