Itō Sachio
La tomba del crisantemo selvatico
e altri racconti
Un classico della letteratura giapponese: la storia d’amore e morte dei cugini Masao e Tamiko, che scoprono un sentimento che va ben al di là del legame familiare.
Masao ha quindici anni e frequenta ancora la scuola media, Tamiko invece ha diciassette anni e vive in casa della zia che ha bisogno di assistenza perché ammalata. Masao, orfano di padre, durante l’anno scolastico vive all’interno del collegio. Rientra a casa solo in occasione delle vacanze estive e delle feste di fine anno. È proprio durante uno di questi periodi di vacanza, a fine estate, che i due giovani hanno modo di guardarsi con occhi nuovi e di scoprire una reciproca, delicata attrazione.
In casa di Masao cominciano le insinuazioni e le chiacchiere della serva di casa, Omasu, e della moglie del fratello maggiore. All’inizio la madre di Masao non dà ascolto a quelle maldicenze, ma dopo essersi resa conto del sentimento che sta nascendo tra i due, decide di dividerli. Tamiko andrà in sposa a un altro pretendente, per poi lasciarsi morire in seguito a un aborto ed essere sepolta in un luogo circondato da crisantemi selvatici.
La prima opera in prosa di Itō Sachio è un romanzo poetico e struggente, tra i capolavori della letteratura giapponese del ‘900.
L’autore
Itō Sachio (pseudonimo di Itō Kōjirō) è considerato uno dei più importanti poeti e scrittori giapponesi dell’epoca Meiji. Nato nella prefettura di Chiba il 18 settembre 1864 e cresciuto in una famiglia di contadini, all’età di ventisei anni scoprì la passione per la scrittura. Esordì come autore di poesie sotto l’egida dell’allora celebre Masaoka Shiki, ma è il contatto con l’opera di Natsume Sōseki, in particolare con Wagahai wa Neko de Aru (Io sono un gatto), che gli fa decidere di provare a cimentarsi con la prosa. La sua opera più famosa resta Nogiku no haka (La tomba del crisantemo selvatico), pubblicata nel 1906 all’interno della rivista «Hototogisu», subito apprezzata dal pubblico e annoverata tra i racconti più significativi di inizio ‘900. Il suo stile e la sua poetica sono ancora oggi considerati fondamentali nella formazione dei maggiori scrittori giapponesi.