Negli anni 80 molti sono stati i film che sono diventati dei cult che ancora oggi sono presi come esempio o paragone per le nuove pellicole.
Ma ci sono opere che, pur presentando sceneggiature interessanti e palpitanti, non sono riuscite ad entrare in quel annovero di titoli menzionati in libri o classifiche, ed è il caso di “Angel Heart – Ascensore per l’inferno”, diretto da Alan Parker, in cui il protagonista è interpretato da Mickey Rourke, in quel decennio considerato un sex simbol che arrivava dal grande successo di “9 Settimane ½ con la bionda Kim Basinger”.
Un’opera, realizzata nel 1987, tra il giallo in stile noir e l’horror, in cui mistero e suspense inondano l’atmosfera per tutto i 113 minuti, in maniera cruda senza troppi spettacolarismi, dando vita ad una storia dalla narrazione realistica, questo anche grazie alla scelta giusta del periodo storico e dell’ambientazione che fanno risaltare ancora di più gli elementi inquietanti.
New York 1955, l’investigatore privato Herald R. Angel (Mickey Rourke), viene contattato da un avvocato il quale ha un cliente Louis Cyphre (Robert De Niro) che vuole rintracciare una persona: Johnny Favorite un cantante che per via di una granata scoppiata nella guerra del 1943, era stato rimpatriato con gravi ferite al volto e ricoverato in una clinica, nella quale però non risulta in quanto i documenti sono stati falsificati….
Inizia così un indagine che condurrà l’investigatore in Louisiana, trovandosi coinvolto in riti voodoo e magia nera, portandosi dietro una scia di morti, ovvero tutti coloro che in qualche maniera avevano avuto a che fare con Johnny.
Anche se ad un certo punto del film, si inizia ad intuire chi è l’assassino e chi è in realtà Johnny, un’imbeccata voluta dal regista, probabilmente per iniziare a dare ordine in questa ricerca in cui sembra non trovare mai un punto di partenza, dove gli elementi per ritrovare l’ex cantante si infrangono sull’omertà e sulla morte di coloro che potrebbero sapere. Con ciò, l’atmosfera è sempre molto cupa e la tematica del esoterismo, tengono lo spettatore in stato febbrile fino alla soluzione del caso con il classico colpo di scena.