L’uomo del Mokkori torna con un film live, prodotto da Netflix con una trama accattivante che prende spunto dal primo episodio del manga di Tsukasa Hojo e lo sviluppa .in un lungometraggio fatto d’azione, gag e quel giusto spirito che trasuda dall’opera del mangaka di “City Hunter”
Una storia poliziesca nella quale il regista Yuichi Sato è stato in grado di combinare dramma, avventura, introspezioni psicologiche e dialoghi sinceri, tutto interpretato da attori che si sono immedesimati nei protagonisti, limitando così il confine tra anime e live.
La pellicola mette immediatamente allo scoperto i vari rapporti tra i protagonisti, lo stallone di Shjnjuku collabora con l’ex poliziotto Hideyuki Makimura, il quale nel giorno del compleanno della sua sorella Kaori, gli deve rivelare che lei è stata adottata, in quanto è rimasta orfana, dopo che suo padre, legato ad una organizzazione, l’Unione, di malviventi dediti alla creazione di una misteriosa droga che conferisce una forza erculea ma fa perdere la ragione, viene ucciso dallo stesso padre di Makimura.
Purtroppo, il fratello acquisito viene ucciso lo stesso girono, da un sicario di questa banda per recuperare delle fialette della potente droga; fialette rubate dal laboratorio da una ragazza, una idol del panorama cosplay, fuggita dagli esperimenti e che Ryo Saeba e il suo socio stavano cercando di rintracciare, dopo essere stati assoldati dalla sorella che li ha contattati con la famosa dicitura XYZ sulla lavagna della stazione di Shjnjuko.
L’opera, rispetto a molti altri live, tratti da manga, è adattata in maniera da non distogliersi dalla trama originale del manga, dando vita a situazioni che hanno reso “City Hunter” un cult, una ricetta vincente i cui gli sceneggiatori hanno capito di dover usare, rispetto a tanti altri che hanno stravolto la sceneggiatura base di titoli come “DragonBall Evolution”, “Kyashan”, “Devilman”…
La dinamicità con cui si svolge la pellicola è senza dubbio un punto forte, l’azione si alterna ai classici siparietti semi-erotici di Ryo, limitando a pochi momenti le scene di stasi, evitando quindi pause e momenti morti che avrebbero spezzato il ritmo incalzante. I momenti drammatici, come la morte di Makimura, o la spiegazione di cosa sia questa droga, sono girati in maniera tale da creare un forte pathos nello spettatore, in quanto elementi essenziali per la continuità e i risvolti della storia.
L’attore Ryohei Suzuki, interpreta alla perfezione il depravato ma infallibile con la sua pistola Colt 357 Python, Ryo Saeba, sia nella parte dell’allupato con le belle ragazze, sia nella versione sweeper, mettendo in risalto tutte le qualità tra le quali lo “One Hole Shot”, ovvero colpire lo stesso bersaglio più volte nello stesso punto. Il carisma è ben gestito, lo si immedesima immediatamente nel personaggio, le sue movenze sono le medesime, la corporatura idem, passa senza problemi dall’uomo dalla “botta facile” all’infallibile cecchino, tanto da avere la sensazione di assistere all’anime.
Kaori (Misato Morita), dopo un inizio un po’ abbottonata, prende sempre più centralità nello proseguimento della storia, acquisendo pian piano l’importanza che avrà nel proseguimento degli avvenimenti, sperando che vi sia un seguito, in quanto il film termina con un finale aperto: Kaori che si stabilisce in casa Saeba come nuova assistente ma senza che sia stata sconfitta l’organizzazione. Una particolarità interessante è stato svelato da dove arriva il martello che usa contro Ryo!
Molto assomigliante è Saeko, interpretata da Fumino Kimura, anche se la sua parte risulta molto minima ma, in quei pochi frangenti, mette subito in evidenza il suo carattere e il debole che Ryo ha per lei.
Un film godibile, piacevole e ottimamente girato, con diverse trovate che lo rendono frizzante e fruibile anche per coloro che non conoscono proprio City Hunter, riuscendo a svecchiare un must dell’animazione con inserimento di personaggi, inquadrature di una Tokyo moderna in un contesto narrativo di 30 anni fa che omaggia l’opera con alcuni cameo, tra tutti la mitica Mini rossa, con un occhio alla cultura nerd.