Quando ci si imbatte in un libro di avvincente potenza narrativa, si finisce per appassionarsi alla lettura, tanto che i protagonisti assumono connotati reali.
E’ il caso dell secondo tomo delle “Cronache dell’acero e del ciliegio: La spada dei Sanada”, dell’autrice Camille Monceaux, pubblicato dall’Editore Ippocampo, la quale ci riporta nel Giappone feudale e precisamente quando Ichirō, in compagnia dell’amico Shin, fuggono da Edo, con il primo che ha lo spirito distrutto per la morte di Hiinahime, la ragazza misteriosa che indossava la maschera del teatro NO.
I due ragazzi si dirigono verso le montagne in cui aveva vissuto da fanciullo Ichirō, i ricordi d’infanzia insieme al maestro Tenzen e l’anziana Oba prendono possesso della mente del ragazzo ma loro sono in quei luoghi per recuperare la spada di Maramasa che aveva sotterrato, consegnata al maestro e per la quale era stato ucciso per opera di un sicario dello Shogun.
Spada che deve essere portata ad Osaka al cospetto di Sanada Masayuki, il quale si trova in lotta proprio contro lo Shogun Tokugawa. In questo viaggio, i due ragazzi saranno accompagnati dall’abile shinobi Seiren,
Arrivati ad Osaka si uniranno al clan Sanada. Ichirō, riceverà lezioni di spada per diventare un valido samurai da Kama e poi da Yukitada, l’unica donna appartenenti al gruppo dei 10 coraggiosi, gruppo di samurai temuti da tutti i nemici di Sanada.
Nella fortezza eretta per opporsi allo shogun, sta per compiersi il destino del ragazzo ma altre sconvolgenti rivelazioni lo porteranno a fare ulteriori scelte….
Opera intensa, ricca di colpi di scena, vicende che in questo secondo volume assumono una connotazione più violenta, fino a sfociare nella tremenda e cruenta battaglia di Osaka.
La narrazione risulta ancora più drammatica, conduce i protagonisti ad un ulteriore maturazione e a scelte non facili, dopo le vicende ad Edo, acquisendo maggiormente le proprie aspirazioni nella vita.
La descrizione particolareggiata dell’ambiente che circonda i protagonisti, rende tutto molto vivido, tanto d’avere l’impressione di essere presenti all’interno della scena, tutto ciò aumenta il pathos pagina dopo pagina. Se all’apparenza, questi innumerevoli dettagli dell’ambiente circostante, sembrano rallentare la narrazione, invece hanno la funzione di preparare una escalation di emozioni tra tutti i personaggi. Ognuno dei protagonisti viene esaminato, le loro paure, dolori, gioie sono estremizzate non con le parole ma con gesti e a volte con silenzi che permettono di percepire dei profondi cambiamenti.
L’autrice, più che puntare sull’azione, anche se in questo secondo tomo rispetto al primo, ve n’è molta di più, con scontri che metteranno di fronte la morte a Ichirō, imprime una svolta molto psicologica che si evolve ma soprattutto muta in base alle situazioni.
L’introduzione di numerosi comprimari, rende la lettura ancora più emotiva, ci permette di avere un più ampio spettro della situazione sociale del periodo, le regole d’onore, le invidie nella casta dei samurai ma anche la semplice popolazione la cui vita è legata alle decisioni dei Signori dell’epoca, la considerazione che si aveva per i religiosi cristiani, il concetto di ronin, la figura femminile nella comunità.
Niente è lasciato al caso, si ha la sensazione di assistere ad un film, le cui parole passano dinanzi al lettore come fossero immagini, tanto che si riesce quasi a mettere a fuoco la figura dei vari attori, dalla fisionomia fisica all’abbigliamento, dalle movenze in combattimento alla cavalcata nella natura circostante.
Come in tutte le migliori opere, dopo lo scorrere dei titoli finali, l’effetto sorpresa che lascia a bocca aperta e che porta il lettore ad attendere con trepidazione il prossimo capitolo: geniale.