Intervistare un’artista è sempre come iniziare un viaggio senza sapere la meta finale, oltre a scoprire tante realtà, il proprio bagaglio culturale si arricchisce. Il “viaggio” con Luciano Costarelli significa immergersi con personaggi vintage ma anche con eroi nuovi, tra paesaggi fantascientifici e horror ma anche di sobborghi cittadini e nature storiche. Lo si può considerare appieno un’artista pop che riesce, con un suo personalissimo stile, facendo apparire totalmente omogenea le tavole con i suoi disegni, puliti e accurati, conquistando tutti i tipi di lettori; se poi avete la possibilità di conoscerlo di persona, tra aneddoti di vita vissuta e soprattutto se gli chiedete chi erano “le Brigate Takashi”, allora speri che la chiacchierata non finisca mai perchè il divertimento è assicurato.
Allora Lucky iniziamo con una domanda facile facile…. parlaci un pò di te:
Breve? ma sei impazzito? Come faccio a farla breve? Vabbé… Ciao a tutti, mi chiamo Luciano Costarelli e disegno fumetti da che avevo quattro anni. E quindi non mi capacito del fatto che dopo tutti questi anni faccia ancora tutta questa fatica a tirare fuori qualcosa di buono.
Come nasce la passione per il fumetto e di fare il fumettista.
Nonostante volessi fare il fumettista fin da bambino mi sono occupato di tantissime cose anche molto diverse, sempre però nell’ambito della comunicazione visiva. Ho lavorato in pubblicità, ho scritto sceneggiature, mi sono occupato di Licensing e Marketing, ho inventato le Lamincards, (non da solo, ma senza di me non ci sarebbero mai state) e le ho seguite per anni in tutte le loro uscite. Ho lavorato come infografico, come fotolitista, come art director…insomma, benché intingere il pennino nell’inchiostro mi piaccia più di tutto, alla fine nella mia vita di essere stato più un creativo/graphic designer che un fumettista.
La mia passione comincia a formarsi coi primi fumetti che ho avuto per le mani: Topolino, il Corriere dei Piccoli e poi Zagor. Sui 4 anni facevo i miei fumettini western con gatti e topolini umanizzati e nei balloon mettevo lettere a caso perché non avevo ancora imparato a leggere e scrivere. Però la passione vera è nata con l’Uomo Ragno della Corno. Infine sono arrivati i manga del Grande Mazinga di Nagai e Ota a dare il colpo di grazia. Da allora sono perduto in questo mondo fatto di nuvolette e fantasia.
Le tue opere sono legate prevalentemente al mondo della fantascienza. Da cosa deriva e se hai avuto dei maestri a cui ti sei ispirato.
La Fantascienza è sempre stato il mio genere preferito, penso un po’ per colpa di Goldrake e un po’ perché fin da piccolo ero sempre in fissa con lo spazio. Visto che non ho potuto andarci fisicamente, ci sono andato con i fumetti. Maestri sono stati, visivamente, Go Nagai con Goldrake e Mazinga, Leji Matsumoto con Capitan Harlock e Yas/Tomino con Gundam. Come letteratura Ursula Le Guin e soprattutto Philip Dick. Negli anni 90 mi sono poi appassionato a Gibson e Sterling che trovo gli autori più affini al mio sentire. Il mio film preferito è, non a caso, Blade Runner. Infine, uno degli anime che amo di più in assoluto ha come sottotitolo “La ragazza dello spazio”.
Tra i lavori che hai realizzato quello a cui sei più legato o che comunque ritieni che esprima tutta la tua personalità.
Temo sia “la Iena”, cioè Tom Bacardi. Temo perché è un personaggio terribile, che fa e subisce cose tremende e si comporta sputando, anzi pisciando su tutti i valori che per me sono importanti. È sconfortate per me che son cresciuto ammirando personaggi integerrimi come Zagor o Capitan Harlock. Tom è il mio opposto in tutto e per tutto a parte una certa tenacia. Però quando lo disegno non riesco a non immedesimarmi nelle sue storie, a provare empatia per quel simpatico pezzo di… Perché è talmente eccessivo e paradossale da fare tutto il giro e diventare simpatico. Poi, quando è sul punto di coronare i suoi sogni, gli capita sempre qualcosa che gli rovina i piani. Praticamente è Wile Coyote.
Ci spieghi come nasce un tuo fumetto?
Sono un disegnatore seriale, per cui tutto parte da una sceneggiatura che mi arriva scritta su Word. A quel punto preparo uno storyboard su semplice carta da fotocopia con le pagine molto abbozzate e i testi scritti sopra per vedere gli ingombri dei ballon. Perdo molto tempo in questa fase perché curo tantissimo lo storytelling. Visto che ci sono 1000 disegnatori più bravi di me, faccio leva sulla cosa che so fare meglio, cioè pensare alla regia, alla narrazione. Poi una volta approvati questi bozzetti, realizzo le matite su carta più spessa, tipicamente della Schoeller. Approvate anche queste inchiostro con pennino e pennello e in certi casi faccio le mezzetinte con acqua e china e un po’ di acrilico bianco mischiato con la china come con Planet Dead di Cronaca di Topolini. Se realizzo fumetti digitali invece, come faccio con La Iena per Edizioni Inchiostro, utilizzo il programma Clip Studio Paint con una tavoletta Cintiq.
Il mondo del fumetto: cosa ritieni ti abbia dato, come uomo e artista, sul piano culturale e sociale
Cosa mi ha dato il mondo del fumetto? Più che altro mi ha preso, ha preso un sacco di soldi per riempire la mia libreria, un sacco di ore per disegnare tavole. Ma ne è valsa la pena. Come uomo, alcuni fumetti mi hanno indicato delle direzioni che ho seguito. Per esempio il mio forte sentimento antirazzista nasce a 10 anni leggendo l’episodio del Grande Mazinga “Giovane sangue sulla neve”. Come artista è una sfida continua perché ho lavorato anche come illustratore e visualizer, e devo dire fare fumetti è la cosa già difficile che esista, devi saper disegnare qualunque cosa ti chiedono e attualizzare il tuo stile di continuo. Dal punto di vista culturale, i fumetti, se ben scritti, hanno la stessa valenza di un libro: ti formano, ampliano le tue conoscenze e allargano i tuoi orizzonti. Dal punto di vista sociale la gioia di conoscere autori che stimo e ammiro da una vita, oltre al fatto il contatto col pubblico alle fiere è qualcosa di meraviglioso e indescrivibile.
Sono a conoscenza che tu sei un appassionato dell’anime “Lamù”. Non ti è mai passata l’idea di realizzare un crossover con un tuo personaggio?
Sai che no? Sono mondi troppo diversi. Però ti rivelo un segreto. Tanti anni fa, quando lavoravo in uno studio grafico, mi arrivò come lavoro impaginare una doujinshi, un manga erotico. Parliamo fine ’90, inizio 2000. Siccome erano tempi e editori che ti lascio immaginare, alla fine mancavano tre pagine. Così infilai di straforo senza dire niente a nessuno disegnai una storia comica proprio di tre pagine su Ran e Rei in cui appare all’inizio anche Lamù. Purtroppo non l’ho mai visto stampato e non mi ricordo manco il titolo però una pagina l’ho ritrovata.
Futuri lavori o iniziative?
Se non mi cacciano per i ritardi devo finire l’albo 11 del la Iena per Edizioni Inkiostro, mentre per Cronaca di Topolinia sto disegnando un Western che sarà colorato da me ad acquarello e che uscirà entro la fine dell’anno. È un grande impegno perché lo scorso numero è stato colorato dal grande Beniamino Delvecchio che ha nobilitato non poco i miei disegni. Il fumetto si chiama Than Dai ed è la storia di un indiano bianco, un superstite allevato da una tribù di che ha da poco recuperato la memoria di quando da bambino la sua carovana fu sterminata e ora è in cerca di vendetta. E poi l’albo conclusivo della miniserie Planet Dead che è forse la cosa più significativa che abbia disegnato.
Come artista, ritieni che in Italia ci siano le potenzialità per emergere nel panorama fumettistico?
Credo che mai come ora ci siano in Italia enormi potenzialità per emergere, ma ci sono alcuni seri problemi da considerare. Primo punto: tutti questi maledetti ragazzini che fanno le scuole del fumetto e sono bravi come dei Michelangelo. Ma vi volete dare una calmata? Alla mia età mi tocca fare inquadrature a volo di uccello delle città, scorci arditi, scene assurde e non so più che altro inventarmi per stupire il pubblico. Insomma la concorrenza è tanta, anche se si fraternizza parecchio. L’altro punto è che non gira la grana. Negli ultimi due anni mi sono mantenuto facendo solo fumetti (fino a prima del Covid), ma per riuscire a farlo dovevo macinare una quantità di tavole notevole, più o meno 300 all’anno, visto che lavoro per piccole case editrici. Il punto è che una tavola oggi ha una qualità altissima, per cui rispetto a vent’anni fa ci impiego almeno tre volte tanto. Va da sé che guadagno un terzo rispetto a quello che potrei produrre avendo a disposizione lo stesso tempo. La percentuale di gente che vive col solo fumetto oggi è molto bassa, negli anni 90 ci si campava benissimo, ora si deve nel 90% dei casi, integrare con altro.
Entri in fumetteria ma hai la possibilità di comprare un solo fumetto, cosa scegli:
- Comics
- Manga
Hai la possibilità di vivere un’avventura fantascientifica:
- Star Wars
- Alien
- Capitan Harlock
hai la possibilità di sposarti con:
– Alice di Resident Evil ma dovrai combattere x tutta la vita gli zombi.
– Leila di Star Wars ma dovrai affrontare il lato oscuro.
– Lamù ma sai già che non potrai voltarti a vedere le altre ragazze.
Manga, Capitan Harlock, Lamù
Adesso a te la parola…..
Non posso che ringraziare i lettori che hanno retto fin qui (anche se lo so che te lì dietro hai saltato qualche paragrafo. Ti ho visto sai!) e promuovere magari il mio ultimo fumetto, il fantastico Planet Dead, un Thriller horror zombie che riesce a dire davvero qualcosa di completamente nuovo in questo genere, e se pensate che sia facile dopo Walking Dead e tutto quello che è seguito, beh non è facile per niente, ma grazie alla storia di Stefano Bzi, questo è stato possibile. Ve lo giuro! Oh, poi se vi va di seguirmi, vi aspetto sulla mia pagina Facebook, poi c’è sempre il mio sito dove racconto retroscena interessanti, soprattutto su Giappone e derivati! www.lucianocostarelli.com