Se il mondo in cui vivi è un inferno, dove sei considerato un reietto della società, metteresti in gioco la stessa vita per una cospicua somma di denaro che potrebbe cambiare tutto?
“Squid Game” è un K-drama Coreano realizzato da Hwang Dongo Hyuk, in cui diversi individui, soffocati dai debiti e ormai al margine della società, decidono di partecipare ad un misterioso gioco, in una località a loro sconosciuta, in cui solo il vincitore sopravviverà.
Appartenente al genere Death Game, “Squid Game” rimanda immediatamente al film cult di Kinji Fukasaku “Battle Royale”, anche se quest’ultimo risulta molto più splatter e cupo.
La sopravvivenza dei concorrenti passerà dalla collaborazione al tradimento, d’azioni violente a colpi di fortuna, in un susseguirsi di suspense che porterà lo spettatore a sentirsi partecipe e prigioniero di una situazione quasi claustrofobica, in cui tutto può accadere e la morte di ogni personaggio è data dalla pura casualità, ognuno ha le stesse possibilità di vincere, una specie di condanna alla società in cui sembra esserci posto solo per coloro che sono benestanti.
Nella totale e lucida follia, del misterioso FrontMan, organizzatore dell’evento, qui ognuno è uguale, infatti sono tutti giochi che si svolgevano da bambini: “123 Stella”, ”tiro alla fune”, “biglie”… con unica differenza: chi perde viene ucciso ( ad ogni gioco è un massacro) e la sua morte fa aumentare il montepremi finale.
Mai banale, convincente e dalla struttura molto realistica, sempre ricca di colpi di scena che non ci si aspetta, una storia che non si limita solo allo scontro dei giochi ma che, attraverso un poliziotto infiltrato, in cerca di sua fratello, vuole portare alla luce chi si cela dietro tutta questa operazione.
Un survival che emoziona e tiene incollato allo schermo, puntata dopo puntata lo spettatore, il quale non è solo risucchiato nel vortice del binge watching, ma anche perché ci si affeziona ad alcuni protagonisti e si spera che riescano a salvarsi, in quanto ognuno con una personalità particolare, tanto che alcuni verranno presi in simpatia e amati e altri odiati perché proprio dei veri “bastardi”.
Una serie cruda che non scade in violenza gratuita, con un finale a sorpresa che lascerà a di stucco tutti, in quanto mai immaginata ma che dà la possibilità di una seconda stagione, senza dubbio però questa prima serie è già un cult.