IL RAPPORTO TRA ROLE PLAY E INFORMAZIONE
Sono Role Player da 27 anni.
Ho voluto scrivere questo articolo perché ancora una volta degli ignoranti in concerto hanno cercato di rovinare una delle mie più grandi passioni. Ma rispetto al passato ho visto una reazione diversa, e ve la voglio raccontare.
L’EVENTO
In quel di Bobbio Pellice (TO), dal 13 al 15 e dal 20 al 22 ottobre di quest’anno, in due differenti sessioni, si è svolto “L’Ultimo Covo”, un evento LARP (Living Action Role Play) a tema storico-contemporaneo organizzato dall’associazione Terre Spezzate.
Gli avvenimenti trattati sono quelli che ruotarono intorno al sequestro del Generale Americano James Lee Dozier, che come recita wikipedia: “Fu rapito dalle Brigate Rosse a Verona il 17 dicembre 1981 mentre era comandante della NATO nell’Europa Meridionale. Il sequestro avvenne nel suo appartamento, intorno alle 18, a opera di un commando di tre uomini e una donna: Antonio Savasta, Pietro Vanzi, Cesare Di Lenardo e Barbara Balzerani, che entrarono in casa travestiti da idraulici, Giovanni Ciucci che rimase in strada alla guida dell’automezzo su cui venne caricato il generale; la moglie di Dozier fu invece trovata immobilizzata. Fu liberato a Padova il 28 gennaio 1982, al culmine delle indagini guidate da Umberto Improta, con un’incursione dei NOCS dopo 42 giorni nell’appartamento di via Pindemonte; fu lo stesso presidente statunitense Ronald Reagan a congratularsi via telefono per la sua liberazione. Il sequestro Dozier è considerato l’episodio che segna l’inizio del declino delle Brigate Rosse in Italia dopo gli eventi degli anni di piombo.”
Sembrerebbe che l’aggettivo “contemporaneo” risulti strano per un evento del 1981 eppure, viste le polemiche esplose, lo è. Molti, se non quasi tutti, i familiari di coloro che furono vittime delle B.R. sono ancora in vita e, comprensibilmente, l’argomento è per loro assai delicato. Ma mi permetto di affermare che lo è anche per me, per tutti noi, è quella parte della nostra storia che meno conosciamo.
E’ assai delicato anche per tutti i colori politici attuali, ne è prova la grande attenzione mediatica che questo evento è riuscita ad attirare. Da tutti gli ambienti (destra, sinistra, sopra e sotto) è arrivata una forte critica incentrata su quanto sia fuori luogo e tremendamente sbagliato giocare con queste tematiche ed addirittura è emersa una richiesta di istituire un nuovo reato: “apologia di brigatismo”.
IL BOCCONE AVVELENATO
Il 5/11/2017 Federico Callegaro dalle pagine de “La Stampa” titola: “Se le Brigate Rosse diventano un gioco di ruolo / Oltre 140 partecipanti a Bobbio Pellice: “Inopportuno? Noi siamo fedeli ai fatti storici””
http://www.lastampa.it/2017/11/05/cronaca/se-le-brigate-rosse-diventano-un-gioco-di-ruolo-UnSZYvLnG7I5v98quFsyVI/pagina.html
Un articolo che, con buona precisione ma senza grandi approfondimenti, espone la cronaca dell’evento. Grande gioia dei Player per essere stati nominati.
L’ATTACCO
Lo stesso giorno, lo stesso Callegaro, raccoglie l’indignazione di un Sindacalista delle Forze di Polizia (SIAP) e titola: “Le BR diventano un gioco di ruolo, i sindacati di polizia: “Con i morti non si può scherzare” / Oltre cento a Bobbio Pellice. Il Siap: vergognoso, per noi è uno schiaffo”
http://www.lastampa.it/2017/11/05/cronaca/le-br-diventano-un-gioco-di-ruolo-i-sindacati-di-polizia-con-i-morti-non-si-pu-scherzare-3uD0qaRGNBKTYSUT1hoqjI/pagina.html
In particolare leggiamo: “È un doppio dolore – accusa Pietro Di Lorenzo, segretario generale provinciale del Siap – che sia avvenuto proprio in Piemonte, regione tra quelle più duramente colpite dalle uccisioni dei brigatisti. Colpisce come il business non si fermi più di fronte a nulla nascondendosi dietro inaccettabili rivendicazioni di un diritto d’autore come se si trattasse di un’opera d’arte. Sarebbe l’ora – conclude Di Lorenzo – che venga abbandonato un certo strabismo politico e ci si adoperi per introdurre nel nostro ordinamento il reato specifico di apologia di terrorismo. Con le morti vere non si scherza”.
L’Arena.it fa copia-incolla con assenza di firma dando prova di come si riempie una pagina di banner pubblicitari…
http://www.larena.it/territori/citt%C3%A0/il-sequestro-dozier-diventa-un-gioco-a-torino-%C3%A8-polemica-1.6078933
Luca Maurielli sul Secolo D’Italia con il suo: “Nasce un “gioco” sulle Brigate Rosse, vergognoso oltraggio alle vittime” inanella una infinita serie di castronerie che sono indice della sua totale ignoranza sull’argomento.
http://www.secoloditalia.it/2017/11/nasce-un-gioco-sulle-brigate-rosse-vergognoso-oltraggio-alle-vittime/
Nella marea di inesattezze si distinguono con merito (tra parentesi il mio commento):
“oggi qualcuno ha deciso di costruire un momento di svago, di “cazzeggio” giovanile, peraltro a pagamento” (cazzeggiare è scrivere questo articolo e l’evento non era a pagamento);
“un gioco di ruolo funziona così: si crea uno spazio, fisico o virtuale, nel quale ognuno impersona un soggetto, svolge un compito, recita a copione” (quindi si recita un copione, si… e poi?);
“vince chi si impone sugli altri” (mmm… si… e poi?);
“anche impersonando più ruoli” (ok, ho fatto il pieno di minchiate, grazie).
Viene da chiedersi come si faccia ad essere così fortemente ignoranti in materia e pretendere di spiegare, ma poi si va avanti nell’articolo e si capisce dove vuole arrivare: “Le Br, con il sostegno di un’amministrazione comunale di un paesino di 568 abitanti guidata da una lista civica di centrosinistra, sono diventate un “gioco” del quale vantarsi anche sui social”.
Non c’è bisogno di aggiungere nient’altro vero? Ignoranza e mistificazione ai fini di propaganda politica (forse questa la capisco meglio da quando ho giocato “L’Ultimo Covo”…)
Senza alcuna ragione apparentemente sensata compare un articolo di Pier Franco Quaglieni su iltorinese.it: “Giocare alle Brigate Rosse come a Monopoli. Che decadenza morale e intellettuale”.
http://www.iltorinese.it/giocare-alle-brigate-rosse-come-a-monopoli-che-decadenza-morale-e-intellettuale/
Questo articolo vede il suo apice nella frase: “Se la cosa fosse capitata alle pendici del Vesuvio, sarebbe stata più comprensibile”, del cui sapore vagamente razzista lascio a voi il giudizio.
Quello che invece fa capire quanto questo equilibrato anziano intellettuale capisca di cosa sta parlando è: “c’è qualche bello spirito che gioca alle brigate rosse come a Monopoli”.
Quando il sig. Pier Franco Quaglieni smetterà di scrivere le sue così illuminanti riflessioni nessun Role-Player ne sentirà la mancanza.
Il 6/11/2017 Gabriele Canè su Quotidiano.net raccoglie la notizia e comincia a ricamarci sopra: “Le Brigate Rosse diventano un gioco. Ultimo covo, divertimento choc / In Piemonte 140 giovani simulano gli eventi degli anni di piombo / Troppi morti per scherzare”.
http://www.quotidiano.net/cronaca/brigate-rosse-1.3515160?wt_mc=fbuser
http://www.quotidiano.net/commento/brigate-rosse-1.3515148
Qui comincia il delirio, Gabriele Canè comincia a dimostrare come lavorano i giornalisti, ha letto il lavoro del collega del giorno precedente, non ha fatto nessun tipo di ricerca (poteva chiamare gli organizzatori, per esempio) eppure tira fuori un coniglio di retorica dal cilindro. Vi invito alla lettura.
Nel frattempo il Callegaro, sempre su “La Stampa”, coadiuvato da Alessandro Mondo scrive: “Quel gioco sulle Br è uno schiaffo ai morti” / Protestano il sindacato di polizia e i parenti delle vittime: “I brigatisti non sono eroi”.
http://www.lastampa.it/2017/11/06/cronaca/quel-gioco-uno-schiaffo-ai-morti-HkQpJjsN9hb5Qesh9YlNNM/pagina.html
La coppia di giornalisti si è premurata di raccogliere le impressioni di Giovanni Berardi, figlio del maresciallo Rosario Berardi, ucciso il 10 marzo del 1978 con sette colpi di pistola da un nucleo armato della colonna torinese delle Brigate Rosse. Questi, informato che 140 giovani hanno giocato con la memoria del padre, giustamente si indigna.
Se potessi parlargi chiederei io scusa al sig. Berardi per il pressappochismo recapitatogli. Lo si capisce dalle sue parole: «Si conferma quello che penso da tempo… alla fine la guerra l’hanno vinta le BR (…). Dai pulpiti facili alle pubblicazioni, agli spettacoli teatrali, sono diventati delle specie di eroi. Probabilmente è anche colpa delle vittime, colpa nostra: non ci siamo impegnati abbastanza per farci sentire». Sono parole che feriscono per il carico di delusione che portano con sè.
Sig. Berardi, Le assicuro che nessuno ha preso le BR per eroi e nessuno ha mai avuto nemmeno l’intenzione di giocare con la memoria di suo padre, né con quella di altre vittime, anzi: è stato un modo per ricordare, rievocare, rivivendo in prima persona il disagio di quegli anni… ma questo concetto si potrà approfondire piu avanti, all’interno di due comunicati ufficiali, dove tutto è spiegato in modo cristallino.
LA REAZIONE
Il 6/11/2017 Aladino A. Amantini, uno degli organizzatori, preoccupato dalla piega che la situazione sta prendendo, si fa portavoce dell’associazione Terre Spezzate e dopo un comunicato ufficiale inviato ad alcune agenzie di stampa e testate giornalistiche: Comunicato Stampa Ultimo Covo – 6 Nov 2017.
Il risultato immediato è che finisce addirittura ai microfoni di Radio 24.
https://files.fm/u/x7777uuu
Nino Boeti (Pd), vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’assemblea subalpina, altamente disinformato da questa pletora di grandi giornalisti, dapprima si scaglia contro l’evento.
https://12alle12.it/torino-gioco-ruolo-le-br-boeti-sul-terrorismo-non-si-gioca-275852
A questa presa di posizione è subito seguito il chiarimento di Digio Gilgamesh Di Giovanni (cliccare per zoom):
Boeti sorprendentemente fa marcia indietro, dimostrando una onestà intellettuale che ai giorni nostri è merce rara.
In ultimo su Rai Radio 2 nella trasmissione “Il ruggito del coniglio” arrivano a scambiare l’evento con una sessione di paintball o softair, dimostrando la loro scarsa informazione. Essendo però un programma “leggero” e non di informazione la si potrebbe prendere come satira… Però dà da pensare come chi ha un microfono possa dire qualunque cosa.
IL COLPO DI GRAZIA
La polemica è esplosa nel bel mezzo di Lucca Comics & Games, che è la più grande fiera del panorama ludico italiano. Paolo Cupola, il presidente della giuria che assegna ogni anno il premio per il Gioco di Ruolo dell’anno, ha espresso il proprio parere sul polverone sollevato in questo comunicato: Presidente Gioco di ruolo dell’anno su Ultimo covo
EPILOGO
Ancora una volta il Role Play Game è stato oggetto di mistificazione e da qualcuno anche preso come spunto per “buttarla in politica”.
Alcuni players de “L’Ultimo Covo” hanno anche espresso preoccupazione per tutta questa attenzione mediatica negativa di cui è stata oggetto la loro passione, chiedendosi se non fosse il caso di “defilarsi” dalla polemica zittendosi ed aspettando che la tempesta passasse.
Per fortuna però è finito il tempo in cui i Role-Players erano visti come “strani soggetti” e costretti quasi a nascondersi. Questo grazie al carattere vigoroso dei Role-Players più maturi che creando associazioni di appassionati come Terre Spezzate hanno permesso alle nuove generazioni di giocatori di trovare terreno fertile per le proprie passioni. Oggi hanno maggiore visibilità gli autori, le case editrici, e le organizzazioni come la “Giuria del Gioco di Ruolo dell’Anno del Lucca Comics & Games”.
Quindi ora che questo tornado ha affondato tutte le altre navi e che abbiamo trovato il coraggio del Capitano Dan per urlare: “E questa la chiami una tempesta? Soffia, brutto figlio di puttana! Soffia! Ora siamo arrivati alla resa dei conti! Tu e io! Guarda, sono qui! Vieni a prendermi!”, ricordate:
Ruolate sempre a testa alta!
Gabriele MagicMMX D’antuono