Nel 1997 Ayumi Tachihara pubblica il manga seinen, che tratta un argomento drammatico- storico, dal titolo Ali d’argento (titolo originale: Tsubasa 銀つばさ翼)
Il protagonista , Daisuke Shibusawa , è un aviatore, un caporale dell’esercito giapponese che ,durante la Seconda Guerra Mondiale, più precisamente nell’agosto del 1945, si trova a far parte della Squadra speciale , la Tokko (Tokubetsu Kohgeki Tai) , ossia una squadra d’attacco speciale in cui i piloti erano destinati a schiantarsi, con i loro aerei carichi di esplosivo, contro le navi americane.
La storia permette al lettore di fare molte riflessioni in merito a questa operazione militare disperata e ai sentimenti che accompagnano i soldati negli ultimi giorni della loro vita. Sono giorni lenti che passano nella “tredicesima caserma” situata nel bosco lontana da luoghi abitati , dove gli uomini si preparano alla missione e i tecnici sistemano gli aerei per questo terribile viaggio di sola andata. L’esercito giapponese è in ginocchio , durante la guerra ha perso tantissimi uomini e i soldati rimasti sono molto giovani, alcuni hanno appena sedici anni.
Questi giovani sono consapevoli del loro destino ma l’opportunità che hanno, opportunità che viene praticamente loro imposta, di scegliere liberamente di far parte di una Tokko, è considerata sia come un gesto nobile, da essere addirittura festeggiato, sia come un dovere nei confronti dell’Imperatore e della propria nazione . Durante la lettura si avverte tutta la drammaticità di questa situazione . La paura dei soldati di morire si respira in ogni pagina così come la determinazione di salvare le loro donne, i loro figli e tutta la popolazione giapponese. Al contempo chi resta non vuole essere un peso per loro e viene citato il suicidio di una moglie con i suoi figli per liberare il marito e padre, sergente della squadra speciale, dal peso di lasciarli per sempre.
A Daisuke Shibusawa il destino regala la possibilità di fare ritorno alla base salvo, ma il desiderio di partecipare alla missione e soprattutto il terrore di essere macchiato dal disonore provocato dalla resa, porta il ragazzo a voler partire con un nuovo gruppo…
Nel fumetto non viene mai nominato il termine Kamikaze, ma viene semplicemente utilizzato il termine Corpo Speciale d’Attacco perchè ogni squadra aveva un nome che la contraddistingueva, come ad esempio Shikishima , forma arcaica della parola Giappone, Yamato, antico nome del Giappone, Asahi, sole del mattino, Yamazakura, fiore di ciliegio di montagna e la più famosa: Kamikaze,chiamata così in memoria del Vento Divino.
I nemici sono descritti come mostri sanguinari che una volta sbarcati avrebbero fatto del male a tutti coloro che avrebbero incontrato , specialmente alle donne, nel fumetto vi è un riferimento proprio a questo : a Okinawa quando sbarcarono gli Americani, tutte le donne si suicidarano per paura di essere violentate da loro.
Viene citata anche una vecchia credenza giapponese secondo cui tutti gli americani hanno gli occhi blu e quindi sono sensibili al colore del mare e per questo l’attacco aereo alle loro flotte sarebbe stato vincente.
Molti elementi di questa missione sono e restano di difficile comprensione per noi Occidentali, dai riti più banali fino all’atto di mettere fine alla propria vita in modo consapevole, ma possiamo farci aiutare dalle parole di un proverbio giapponese :
“ Il valore della vita, nei confronti dell’assolvimento del proprio dovere, ha il valore di una piuma”.
By Valeria Turino