Il mondo della moda, ha sempre attirato l’attenzione non solo degli stilisti e appassionati ma anche di registi e scrittori.
La Fuji Televisuon ha prodotto una serie tv intitolata “Atelier”, le cui vicende sono incentrate presso la boutique “Emotion”, situata nel quartiere di Ginza a Tokyo, dedita alla realizzazione di lingerie di lusso, non prodotte in scala industriale ma dedita a pochi clienti.
La giovane Mayuko Tokita, neo laureata e appassionata di tessuti, viene assunta presso questa atelier, la cui titolare Mayumi Nanjo è in fase di realizzazione di una nuova serie di lingerie per la prossima sfilata, in collaborazione del suo staff….
La serie, se all’inizio potrebbe incentrarsi prevalentemente sulla giovane impiegata, in seguito si concentra anche su altri protagonisti, in maniera accattivante. Vi saranno momenti drammatici, come le difficoltà economiche affrontate dalla Emotion, i disegni di una nuova linea di lingerie che verrà “rubata” da un membro dello staff. In tutto questo, però, vi sono molti momenti distensivi e divertenti che rendono l’opera piacevole, frizzante e appassionante, con l’occasione di far conoscere allo spettatore come si vive il panorama della moda nel Paese del Sol Levante.
L’ottima recitazione degli attori e una sceneggiatura innovativa che non ha niente a che vedere con il film “Il Diavolo veste Prada”: volgare, diseducativo e privo di una storia, la quale si concentra solo sul potere, l’ arrivismo e il denaro, senza dar conto al tema principale, ovvero l’abbigliamento; “Atelier” non cade in questo errore, non risulta banale e non scema nel grottesco. Infatti, pur trattando lingerie femminile, l’indumento viene trattato in maniera molto soft, si assistono a sfilate ma non vi è mai una scena che possa anche far pensare all’erotismo o ad assistere a scene di nudo. Il protagonista assoluto è l’indumento.
Se vogliamo trovare un difetto in questo serie tv e che a metà dell’opera, probabilmente gli autori avevano già sviluppato tutto il racconto, il resto è stato un po’ per “allungare la minestra”, con trovate piacevoli ma che avevano ormai poco da dire se non con la puntata finale.