Alla ricerca di nuovi talenti, grazie alle patron dell’evento Ottelli Lidia e Serena Famà, abbiamo varcato per la prima volta la soglia del mondo letterario del romance: Il FRI, o meglio Festival del Romance Italiano, una fiera che ogni anno (dal 2019) tinge di rosa Milano.
Facciamo un passo indietro. Sono anni che in varie città d’Europa il RARE (Romance Author & Reader Events) raduna annualmente le migliori autrici americane e inglesi. Nel 2018 ha raggiunto anche Roma. Questa manifestazione è stata la fonte ispiratrice per il FRI, che diversamente da spazio a molte scrittrici italiane con fanbase spesso di grande rilievo. Eppure in Italia questo genere spesso viene considerato di “Serie B” ascoltando alcune visitatrici, o lettura leggera da spiaggia, nonostante questo business alimenti non solo editori o autori, ma anche fiere.
Stando ad ascoltare attentamente le voci che permeano i corridoi, è altrettanto facile capire come Il fenomeno della letteratura romance è molto più complesso di come la critica letteraria lo dipinga. Mi hanno colpito in particolare tre visitatrici, tre persone qualunque presenti per incontrare le beniamine, senza nessun preconcetto ma con una visione interessante del quadro globale.
<< Non si tratta di libri spazzatura (o meglio non tutti, perché in ogni settore ci sono cose fatte bene e altre fatte per cavalcare l’onda), semmai di un fenomeno che crea aggregazione e che fa fare sold out anche a eventi in cui le principali autrici di richiamo non sono estere, già perché al Fri il 95% di autrici presenti con uno stand proprio che richiamano migliaia di visitatori sono made in Italy.>>
<< Lo so che le copertine ricche di maschioni a petto nudo, con trame piccanti, possono trasmettere leggerezza. Ma chi ha detto che un libro o una storia non possano essere leggeri, concedere una via di fuga dalla realtà?>>
<< Se ci pensate nei primi anni duemila i manga erano robaccia da sfigati, ora le librerie sono piene zeppe: del resto il mercato deve piegarsi e riconoscere che il pubblico li legge; dopo anni di segregazione e incomprensione ecco che moltissimi anime e manga sono riconosciuti non come “fumetti per ragazzini/e”, ma semmai come componente culturale.>>
Per quanto la redazione sia attenta a tutto il panorama letterario, avere accesso a questa kermesse doveva essere la chiave di volta per nuove scoperte gravitanti nell’universo orientale del romance. Un modo per scoprire come questo genere potesse storicamente intrecciarsi con un mondo emotivamente e socialmente diverso dalla nostra visione occidentale, a partire da Samurai e Geishe, fino ad una concezione di sessualità molto diversa che avrebbe potuto dare all’erotismo connotati completamente inaspettati.
Non siamo stati fortunati, l’unico libro che mi hanno consigliato molte visitatrici, “Hanami. Le insicurezze dell’anima” di Sarah Lionti (Ed. Read & Love), era sold out al passaggio allo stand. Soppesando che era solo sabato pomeriggio è plausibile che la dritta era assolutamente azzeccata.
A risollevare le sorti per noi amanti della cultura giapponese è venuta in soccorso Giulia Galizia, cosplayer modenese, in abito di ispirazione Regency. Testimonial del libro “Miss Emma”, nonché modella per la copertina, è stata il fulcro con cui ho iniziato una piacevole conversazione su questo nuovo ed atteso libro di Margherita Fray. L’unione delle forze, un’autrice di spessore con una modella composta ed elegante, ha probabilmente reso questo stand uno dei più apprezzati. Meta di autografi o foto con il duo, ha riscontrato un grande successo che anche in questi giorni è riscontrabile su molti store online. In realtà, controllando il numero di libri variegati prodotti da questa promettente autrice, non c’è da stupirsi di tale risultato, ne che ci siano cosplayer molto brave onorate di impersonarne magistralmente i protagonisti.
Sono rimasto diversamente colpito dalla sagacia delle “Peperoncine”, Pamela Boiocchi e Michela Piazza. Nel loro stand “Amori al Peperoncino” cappeggiavano cerchietti con corna sataniche ad intonare, come un ritornello insistente, <<Le donne che leggono, sono le più pericolose>>. Un messaggio dalle mille sfaccettature, dalle mille interpretazioni, che però dava un senso compiuto e lussurioso ai cerchietti omaggio per le visitatrici. Dalle copertine molto “Macho”, a mazzi curati di armoniose rose rosse, fino ai rollup con le autrici in stile influencer/vip, tutto assumeva un tono molto allegro e di “riccanza” che ti travolgeva come se ti trovassi in mezzo a due donne che vivono una vita sfrenata e peccaminosa.
Molto carina anche la proposta dello stand DRI Editore, che omaggiava le visitatrici con una collana hawaiana. Potrebbe sembrare un po’ scontata come proposta, ma il gioco forza stava anche nella dimensione dello stand e le persone presenti dietro al banco. Attraversando il loro spazio, immerso nella moltitudine dei colori delle collane, dimenticavi di essere nel corridoio della fiera e sentivi la necessità di un buon cocktail da sorseggiare in spiaggia. Nel loro piccolo, con questo banale oggetto, era come se ti accogliessero nel loro stand con un <<Aloha, mettiti comodo e goditi una bella lettura dei nostri autori>>.
Meno appariscente ma molto nominata invece la Triskell Edizioni, che evidentemente ha trovato nella trilogia de “Il principe prigioniero” il prodotto di punta della kermesse. Nella sua edizione bianco candido ed oro, spiccava lucente sul banchetto attirando nuove adepte alla venerazione di Damen. Complessivamente, quando si parlava delle sue gesta, difficilmente qualcuno non le conosceva e celebrava.
Osservando però a livello globale la fiera, è facile rimanere stupiti di come, nonostante non ci sia nulla di pomposo, non ci siano grandi stand fieristici ma solo tavolini, tutto sia contenuto in un’enorme stanza, l’atmosfera che si respirava fosse quella di un’immensa famiglia. Editori, scrittrici, grafici, visitatrici si interfacciavano con leggerezza e spensieratezza, come se fossero amici da una vita. Nessuna barriera, nessuna diversità, nessun preconcetto. Abbigliamenti o acconciature tra le più disparate, folli ed impensabili, insomma un grandissimo mix di persone eterogenee, di ogni età, di ogni sesso e di diverse regioni. Piccole e grandi realtà si completavano vicendevolmente. Da autori autonomi, ad editori in cerca di nuove storie, alle blogger (forza portante della diffusione), fino a due studi grafici per cover, loghi e coordinati che mi hanno particolarmente incuriosito: Rocchia Design & Nory Graphics. Un micromondo completo a 360°. Il tutto racchiuso nel geniale “BOOK FESTIVAL ROMANCE ITALIANO”, la guida con schede per non perdere e conservare insieme tutti gli autografi delle autrici presenti. L’unica pecca era la necessità di ordinarlo, senza la possibilità di acquistarlo all’ingresso.
Non sono un esperto del genere, ma questo evento è la prova tangibile che il romance non possa essere messo in un angolo e accantonato. Ho visto bambini parlare a lungo con le autrici, felici che qualcuno li ascoltasse nelle loro fantasie. Ho visto persone avanti con l’età emozionarsi per un autografo o una foto con la propria beniamina. Code in alcuni stand per una dedica sul libro più lunghe che in molte librerie. E anche ragazzi che non accompagnavano solo l’amica o la fidanzata, ma partecipavano attivamente alle discussioni su libri e trame. E’ più facile pensare che, come in tutti gli ambienti, ci siano diverse sfumature di capolavoro, ma che indubbiamente non si possa fare di tutt’erba un fascio.
Sinceramente mi rifiuto di credere che tutto ciò che ho visto sia un fuoco di paglia. Mi rifiuto di credere che una mamma ed una figlia facciano chilometri per incontrare un’autrice frivola e piatta, che non ha nulla da raccontare se non un po’ di erotismo. Mi rifiuto soprattutto di non difendere quelle persone che in Italia ancora hanno voglia di leggere e sognare. Lettrici che immagino abbiano quel buon gusto per discernere loro stesse un libro “buono” da uno “spazzatura”. E di spazzatura ne è pieno anche tutto il rimanente comparto letterari.
Ritengo anzi molto più onorevole essere in fila per una giovane scrittrice che ha messo se stessa in una storia, piuttosto che per un’influencer con un ghost writer alle spalle, o chi vive sulle fatiche degli altri arrabattandone contenuti e vita per un clone di un’opera esistente.
Ho dato un occhio alle sinossi di alcuni libri, il più delle volte sono storie normali, quotidiane, trasognate. E mi sono soffermato lungamente a riflettere su questi punti. In fondo tutti sogniamo di compiere grandi imprese, immedesimarci in grandi eroi o personalità, addirittura vivere nel Multiverso o in luoghi di fantasia. Eppure qualcuna prova a scrivere anche dei nostri sentimenti, che spesso tendiamo a sottovalutare, nascondere e soffocare. Facciamo grandi sogni nel nostro piccolo, di conquistare il ragazzo bello ed impossibile, quello “troppo per noi”, quello che amiamo ma “non ci degna di uno sguardo”. Scrive di ciò che dovrebbe essere naturale: sesso, emozioni, erotismo. Scrive della nostra vita, magari molto edulcorata, magari rimarrà un sogno, ma in qualche modo è vita reale. Ogni giorno sbattiamo il muso contro intrighi, morti per colpa della gelosia, stalker, eppure riteniamo che scriverne è di terza fascia. E poco importa se è storico o contemporaneo, il “romance” ci ricorda che i sentimenti guidano la nostra vita e le danno una direzione precisa. Ci scontriamo, ci battiamo, conquistiamo e a volte, come nei libri, abbiamo anche un lieto fine. C’è davvero una ragione valida per relegare tutto questo in secondo piano, a meno di aver paura di vivere a pieno la propria vita, dando sfogo alle nostre emozioni? Non siamo più in grado di esprimere le nostre emozioni e per difesa puntiamo il dito su chi lo fa?
Il romance probabilmente avrà difficoltà a gareggiare a livello di “mistero” con un giallo alla Agatha Christie, epicità con Tolkien, “suspence” con Tom Clancy. Sicuramente non è un saggio che apre le porte della conoscenza. Non è il romanzo impegnato che deve essere accurato in tutti i dettagli. E’ semplicemente una lettura emozionante da divorare velocemente, sognarci su, aspettare l’evoluzione del seguito. È spesso il libro che rileggi al volo senza troppa concentrazione per paura di perderti i dettagli.
E lo dico in maniera assolutamente disinteressata, seppure molto personale: il Romance va incoraggiato. Se la qualità viene ritenuta bassa, va migliorata. Se un’autrice è ispirata da questo genere deve provarlo, senza preconcetti o paure di essere giudicata meno autorevole. Se si scrive Romance tanto per fare soldi ma lo sia ama, meglio “riporre la penna nel calamaio” e non buttare lì libri raffazzonati. E succede spesso, a volte addirittura per colpa di editori che neanche si preoccupano di fare editing. Gli estratti su Amazon sono già lo specchio della validità del manoscritto solo nelle prime cinque o sei pagine.
E si, nel mio caso per due volte il “Romance” si è rivelato un veloce compagno di viaggio da assaporare tra una pausa e l’altra senza troppo impegno mentale. Una piacevole e veloce fuga, tra un turno in cucina e l’altro. E lo confesso, per il terzo della serie ho fatto anche da beta tester. Non è probabilmente il mio genere per diversi motivi, ma questi due giorni hanno chiuso definitivamente il cerchio su questa questione stucchevole.