Le imprese de “I Cavalieri dello Zodiaco” continuano a suscitare interesse, un titolo che possiamo annoverarlo tra i grandi cult dell’animazione Nipponica.
Tutto questo ne ha fatto un brand di portata Internazionale, tanto che se da oltre 30 anni gli appassionati ne chiedono ancora ad alta voce le imprese di Pegasus e C., significa che il suo creatore Masami Kurumada ha saputo dar vita ad una storia che emoziona, entusiasma e che forse ha ancora molto da dire.
Tanto che è uscito un film live, diretto da Tomek Baginski, una co-produzione Statunitense- Giapponese, nel 2023. Una pellicola che rivisita l’inizio della storia, Seya un ragazzo orfano che diventa cavaliere tramite gli allenamenti di Castalia per padroneggiare il cosmo e poter così utilizzare l’armatura sacra, il cui scopo e poter rintracciare la sorella Patricia che anni prima lo aveva salvato dal rapimento di misteriosi individui.
Questi ultimi sono i sicari di Lady Vander Guraad, la ex-moglie di Alman di Thule, un magnate che salvò anni prima una bambina, Isabel, che è la rincarnazione della divinità Atena. Il cosmo della Dea che si trova all’interno di un corpo umano, causò la perdita delle braccia della moglie, in quanto non in grado di controllarlo e trattenerlo. Da allora la donna sta cercando tutti coloro che possiedono questa dote per estirparlo e rapire Isabel perché probabile fonte di distruzione della Terra….
Tralasciando le libere licenze che si sono presi gli sceneggiatori, le quali possono anche starci per non fare una coppia e incolla dell’anime, lascia molto e ripeto molto perplesso l’utilizzo della computer graphics tanto da sembrare di vedere un videogioco e inoltre una narrazione lenta, lacunosa e farraginosa. Gli stessi attori, ad eccezione di Alam di Thule interpretato da Sean Bean e Mylock (Mark Dacascos), gli altri mi sembrano tutti fuori luogo. Lady Isabel con quelle estension cromate rosa non si può vedere, per non parlare dell’inserimento di Cassios, non come antagonista per la conquista dell’armatura ma come organizzatore di lotte clandestine.
Vedendo la pellicola, ogni volta che pensi: “bè stanno cercando di dar vita a qualcosa di diverso”, arriva immediatamente la doccia fredda: l’armatura di Pegasus centra niente, mentre bisogna ammettere che quella di Phoenix ha un design accattivante, forse grazie agli effetti speciali che gli hanno creato intorno.
Un’opera in cui non si respira quell’atmosfera di “Mito” che si percepiva nell’anime, per tutta la pellicola si è in attesa di un “qualcosa” che facesse svoltare in meglio, che desse la scossa a tutto l’impianto narrativo ma che invece non arriva mai, lasciando lo spettatore basito. Inoltre il live, è un progetto suddiviso su più film, in quanto il finale termina con Phoenix che ruba l’armatura d’oro del Sagittario in possesso di Lady Vander Gurrad… ma dopo questo primo lungometraggio, non saprei quante possibilità ci siano per un seguito!