Negli Anni 60 il cinema conobbe un genere particolare, i criminali mascherati ( Diabolik, Satanik, Kriminal), tratti da fumetti noir italiani. Questo genere piacque, non soltanto ai lettori del fumetto stesso ma anche a spettatori novelli a questo tema.
Questi antieroi erano l’alter ego di James Bond che spopolava nelle sale cinematografiche, tanto che sulla falsariga uscirono molti film di spionaggio (Operazione Goldman del 1966, Agente speciale L.K. del 1967), di rapine impossibili (7 uomini d’oro del 1965, 7 volte 7 del 1968), di agenti e ladri dalle capacità eroiche.
Uscì, al cinema, cavalcando questa moda, “Il Marchio di Kriminal”, una co-produzione Italo-Spagnola, diretta da Fernando Cerchio nel 1967.
La trama semplice ma incalzante, con trovate che fanno appassionare gli spettatori, coinvolge Kriminal un criminale che per raggiungere i suoi scopi non si fa nessun scrupolo ad uccidere anche donne anziane.
Il criminale, scopre all’interno di una statuetta di Buddah, un quarto di mappa relativa al luogo in cui sono nascosti due preziosi dipinti di Goya e Rembrandt che un fuorilegge aveva nascosto dopo averli rubati, prima di essere giustiziato.
Per trovare la giusta ubicazione, Kriminal ruba un’altra statuetta di Buddah in possesso della futura moglie dell’Ispettore Milton, suo acerrimo nemico. Purtroppo le altre due statuette sono in possesso di Mara una ballerina di Flamenco, la quale cerca d’incastrare Kriminal e di Robson un battitore d’aste che precede Kriminal nel rubare l’altra statuetta, nelle mani di un magnate tedesco.
Kriminal, pedinando i due avventurieri, arriva ad un sito archeologico nel Libano, qui sfruttando le sue capacità di criminale, riesce ad entrare in possesso del tesoro ed eliminare l’uomo e la donna.
Purtroppo nella fuga in jeep, il ladro inseguito dall’Ispettore Milton, finisce in una scarpata e muore.
L’elemento principe è sempre l’entrata teatrale di Kriminal, con la sua tuta scheletrica aderente e la maschera da teschio ma anche la sua presenza in borghese con quel amplomb alla Bond riesce a riempire pienamente la scena. L’attore olandese Glenn Saxson, pur non assomigliando perfettamente al personaggio del fumetto, ne ricopre benissimo la figura: un’ironia dark del periodo, la freddezza nell’eliminare le vittime e la sua aria da gran seduttore.
Un film godibile, ben articolato con ottimi ritmi di narrazione e la trovata d’inserti disegnati per alcuni passaggi di sceneggiatura, con la pecca di un finale affrettato che potrebbe benissimo essere, letto dagli appassionati come l’ennesimo escamotage di Kriminal per fuggire all’arresto.