Sono stato ricevuto, presso il Museo d’Arte Orientale , il MAO di Torino, allestito nel palazzo storico Mazzonis, dal Direttore Marco Guglielminotti Trivel, in carica dal Novembre 2018, grande conoscitore ed esperto di Arte Orientale.
L’intervista si è trasformata in una piacevole chiacchierata, ricca di aneddoti, curiosità, ma soprattutto un viaggio ad occhi aperti in terre lontane piene di fascino e mistero.
Che cosa rappresenta per lei il MAO?
E’ una grande opportunità per la Città di Torino e per il suo territorio ma è anche l’occasione per chi passa, per approfondire e conoscere culture che negli ultimi anni si sono avvicinate a noi ma che comunque continuano a mantenere un fascino ancora tutto da esplorare, per via di una storia e tradizioni millenarie diverse dalla nostra.
Il MAO permette di approfondire queste culture, che possiedono delle potenzialità non limitate solamente all’impatto estetico. Non per presunzione ma il MAO è a conti fatti il più importante Museo d’Italia per quanto riguarda l’arte e la cultura orientale. Realizza mostre ed eventi “non tanto per fare” per permettere di conoscere il Mondo Asiatico a 360°. Tutto questo porta a fare più ingressi e di conseguenza ad essere molto attivo, con molte potenzialità ancora da sviluppare.
Negli ultimi anni, la concezione di Museo è molto cambiata, non è più un ambiente asettico ma un luogo in cui il visitatore non è solo più spettatore ma parte integrante dell’evento.
Già nel 2008, il MAO, pur avendo un impianto molto classico , aveva installato accanto alle opere dei touch-screen , in modo che il visitatore potesse gestire la visita in autonomia.
Per incuriosire il visitatore, importanti sono le mostre tematiche che permettono, oltre a creare nuovi interessi, anche di far parlare il Museo agli appassionati e no, invitando così il pubblico a ritornare e rivedere le mostre più “classiche” con occhi diversi.
Dietro tutto questo c’è un profondo lavoro di ricerca, di strutturazione, di approfondimento: questo perché il MAO non deve essere una opportunità per pochi ma un luogo che fruibile da tutti attraverso un linguaggio comprensibile (ad esempio i pannelli espositivi), una comunicazione immediata, alternando mostre “ponderose” ad altre di carattere più “pop”. Questo è fondamentale per attrarre nuovo pubblico, specialmente quello che non segue l’arte orientale.
Proprio in questo periodo di festività presentiamo vari percorsi artistico-culturali, da quello archeologico di Seleucia e Coche, alla mostra delle “Guerriere del Sol Levante” , in cui vi è una narrazione delle donne guerriere dall’antico Giappone ad oggi attraverso armamenti da battaglia, oggetti di vita comune, libri e stampe, fino ad arrivare ad una vasta collezione di reperti rari legati al mondo dei manga e anime.
Inoltre nella collezione permanente è inserita una mostra fotografica, realizzata dall’artista turca Guler Ates: una serie di scatti fotografici contemporanei che realizzano una specie di dialogo tra Oriente e Occidente, creando un effetto di contrasto che accompagna il visitatore.
Tutte queste iniziative ci permettono di avvicinarci ad una più ampia rosa di visitatori e, pur mantenendo una connotazione di alto livello, riusciamo a parlare “linguaggi diversi” per un pubblico eterogeneo.
Riusciamo in questo anche perché le mostre, gli eventi, le conferenze, nascono sovente dalla collaborazione con Enti e Associazioni che operano sul Territorio. Ad esempio la mostra fotografica è frutto di un progetto sviluppato con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e l’Accademia Albertina, mentre le “Guerriere del Sol Levante” è stata curata dall’Associazione Culturale Yoshin Ryu in collaborazione col MAO.
Eventi per l’Anno 2020?
Sarà un programma ricco è molto diversificato.
Vi sarà una mostra sul Giappone dedicata a cinque secoli di pittura, che mira a far conoscere i temi e gli stili che erano in uso in Asia orientale, e di come si differenziavano da quelli occidentali.
In collaborazione con il Politecnico di Torino e l’Università Tsinghua di Pechino, verrà realizzata una mostra particolare che presenterà il fenomeno dell’urbanizzazione cinese. La costruzione di nuovi centri e città, sorte in luoghi in cui prima non esisteva niente. Avrà una connotazione sociale, per studiare un fenomeno attuale di ampia portata. Questa sarà inoltre l’occasione per ricordare i 50 anni che intercorrono nei rapporti bilaterali tra Italia e Repubblica Popolare Cinese.
In agenda vi è anche un’esposizione di dipinti del pittore anglo-fiorentino Arnold Henry Savage Landor, attivo alla fine dell’‘800, che fu un grande viaggiatore. Verranno esposte molte sue opere realizzate in Asia: Cina, Giappone, Tibet, Corea, a testimonianza di un determinato periodo storico.
Direttore, siamo arrivati alla fine di questa piacevole e costruttiva chiacchierata. Vuole dire qualcosa ai lettori di Mondo Japan?
Mi sento di dire che qui al Museo possono visitare un variegato panorama orientale, saranno solleticati dalle immagini e da vari reperti. Inoltre, partendo dall’interesse per i manga e gli anime, avranno l’occasione di far nascere in loro nuovi interessi. Nella galleria dedicata al Giappone potranno ad esempio osservare stampe, libri, pitture e altri elementi da cui sono poi nati i manga stessi.
E’ la possibilità di far nascere nuovi stimoli per conoscere ancora più profondamente il Giappone, attraverso la sua arte e la sua cultura.