L’arte antica del cantastorie .
La narrazione è da sempre un mezzo per raccontare eventi reali e non, e trasmettere emozioni. E’ una vera e propria arte che ritrae eventi attraverso parole, immagini e suoni cercando di coinvolgere il pubblico attraverso le emozioni .
Quella del cantastorie in Giappone è un’arte antica, caratterizzata da uno strumento particolare: il Kamishibai. Con questo termine (Kami : carta, shibai: teatro) si indica un piccolo teatro, all’interno del quale scorrono storie rappresentate su tavole di carta, raccontate a voce da un narratore.
Questo tipo di narrazione ebbe la sua massima diffusione tra il 1920 ed il 1950. Si svolgeva all’aperto, nelle piazze e riscuoteva molto successo non solo tra i bambini , infatti veniva usato anche come strumento di propaganda politica e come mezzo di comunicazione di massa; una sorta di ‘telegiornale della sera’ per annunciare alla popolazione notizie rilevanti, come l’inizio della guerra, l’annuncio dell’occupazione americana o della nuova costituzione del Giappone.
Le storie venivano narrate dal gaito kamishibaiya che si spostava di villaggio in villaggio, o di quartiere in quartiere, a bordo della sua bicicletta, sulla quale era montato il ‘butai’, il teatrino di legno, e annunciava il suo arrivo sbattendo uno contro l’altro due bastoncini di legno chiamati ‘hyoshigi’. Una volta che si era formato un pubblico, il gaito kamishibaiya iniziava a raccontare servendosi di tavole: su un lato erano disegnati i vari passaggi della storia, sull’altro era scritto il relativo testo. Ogni racconto si componeva di più episodi, e ogni episodio si concludeva rimandando all’incontro successivo, in modo da garantire una nuova affluenza di pubblico, incuriosito da come si sarebbe conclusa la vicenda.
Le storie erano tutte costituite da disegni originali, e rappresentavano perciò dei pezzi unici.
In quelle illustrazioni è possibile trovare molti degli aspetti che successivamente sono stati usati negli anime e nei manga, come i robot giganti o i mostri provenienti dallo spazio”, ma non solo, perché, per rendere al meglio le emozioni, spesso i personaggi venivano rappresentati con gli “occhioni” che sarebbero poi divenuti la caratteristica dei manga. Proprio nelle illustrazioni del kamishibai fece la sua comparsa Ogon Bat (diventato poi famoso come Fantaman), il primo supereroe nella storia del fumetto; era infatti il 1931 quando l’artista Takeo Nagamatsu disegnò su alcune tavole questo personaggio.
Negli anni Cinquanta l’avvento della televisione fece quasi scomparire il Kamishibai, che però in quel momento era ancora talmente popolare che il primo nome dato alla televisione dai bambini giapponesi fu ‘denki Kamishibai’, cioè ‘Kamishibai elettrico’. In quel periodo molti scrittori e artisti migrarono nel mondo dei manga, come Osamu Tezuka, il creatore di Astro Boy, considerato il padre del manga moderno.
By Valeria Turino