Di manga che trattano il fantasy con rimandi storici è pieno, ognuno presentando personaggi più o meno carismatici con situazioni tra l’avventuroso, il grottesco, il comico, l’horror e via discorrendo.
La base di questo albo, “Kijin Gentosho – Demon Hunter” di Motoo Nakanishi con disegni di Yu Satomi, pubblicato da Planet Manga è un’opera che inizia ai gironi nostri presso la Città di Kadono, in cui nel tempio shintoista di Jinta, la giovane Miyaka si appresta a diventare una Itsukihime, quando viene avvicinata da un ragazzo che porta con sé una spada di bambù chiedendogli se lei è la miko del tempio. Alla risposta affermativa della ragazza, il giovane si allontana piangendo di felicità.
La storia si sposta indietro nel tempo, nell’epoca Tempo 1840, presso il villaggio Kadono, in cui un valoroso guerriero, Jnta, affronta creature demoniache per proteggere il villaggio e la itsukihime Shirayuki, una ragazza di cui il giovane ne è innamorato e che la conosce da quando erano bambini…
La sceneggiatura iniziale, mette in campo i protagonisti della storia, dietro i quali si muoverà tutto un contesto di relazioni non banali, perché a quanto pare i demoni non saranno soltanto una figura marginale dei soliti “cattivi” ma avranno un importante interazione, con il passato e futuro, del ragazzo in funzione al rapporto con la Itsukihime.
Il primo albo lascia il lettore per il momento piuttosto disorientato su come si evolveranno gli avvenimenti, risultando piuttosto un mix tra una storia d’amore difficile tra i due giovani e la lotta di sopravvivenza contro creature demoniache. Nelle ultime pagine, qualcosa emerge: la sorella di Jinta ha qualche relazione con le creature, in quanto ha un occhio nascosto da una benda e in oltre il ragazzo, ha una discussione con un demone, piuttosto particolare sull’esistenza che nasconde qualcosa di più profondo e misterioso.
Un’opera interessante, anche coadiuvata da un tratto lineare e ben delineato magari non ricco di particolari, con fondali molto spesso scarni. Una lettura piacevole ma senza gridare al capolavoro.
Si Ringrazia: