Da quando ho visto “Kotaro abita da solo” Kotarō wa Hitorigurashi in originale, le vicende di quello strano bambino mi hanno incuriosito sempre di più. Cosa ci fa da solo? Chi è realmente suo padre? Queste e molte altre domande affollano la mia mente, ma partiamo dall’inizio…
L’inizio
L’anime inizia in un modo particolare: il mangaka Shin Karino, che sta attraversando un periodo con poche idee e sta quasi finendo i soldi per la sopravvivenza sente bussare alla porta del piccolissimo appartamento dove vive: chi ha bussato è un piccolo bambino di nome Kotaro e pare sia venuto ad abitare nell’appartamento accanto da solo. Si presenta e parla in modo molto ossequioso, fa un inchino e gli regala un pacco di fazzoletti.
Quando si allontana Karino realizza appieno quello che gli è stato detto: come è possibile che viva da solo? Dove sono i suoi genitori?
Mano mano che l’anime prosegue, iniziamo a conoscere di più sugli altri vicini (che Karino non conosceva e conosce solo grazie al bambino): la bella vicina Mizuki, il faccendiere Isamu Tamaru e molti altri che iniziano a fare parte dell’universo di Kotaro.
Il commento
Questo anime non è per bambini. Sebbene possa piacere (e molto!) ed anche fare ridere i bambini per le situazioni che si creano nel rapporto tra Kotaro e la sua “famiglia acquisita” l’anime è certamente destinato ad un pubblico adulto. Si parla, anche se in modo delicato, di disturbi alimentari, di violenza domestica, di rifiuto dei genitori e di molte altre tematiche decisamente adulte.
Kotaro, la cui madre è mancata, ha un padre violento dal quale è fuggito e dal quale si nasconde. Costretto a vivere da solo, la sua storia toccherà il cuore della sua famiglia acquisita ed il suo atteggiamente molto più maturo della sua età finirà con il cambiare coloro che gli stanno accanto, per sempre.