Lo abbiamo atteso fin dalla première a Lucca C&G 2022 (qui vi parliamo della nostra prima impressione), non senza preoccupazione che finisse in una vaccata come tante altre storie che sembravano molto promettenti nel promo e poi vabbè non diciamo come sono andate a finire, lo sappiamo già.
E invece L’Onore dei Ladri è proprio un bel film. Ironico e cialtrone, pieno di citazioni per commuovere i più rocciosi master che in soffitta custodiscono in una teca la loro Scatola Rossa… e al contempo comprensibile e divertente anche per chi questi rimandi non li coglie perché non ha mai sentito parlare di mimic, orsigufi e pantere distorcenti.
Il film si apre in una remota prigione del nord della catena montuosa della Spina Dorsale del Mondo, Revel’s End. Qui due prigionieri, il bardo Edgin e la barbara Holga devono spiegare al concilio incaricato di discutere la loro domanda di grazia che hanno completato il proprio arco di redenzione e che meritano una nuova opportunità di vita civile. È proprio Edgin il personaggio di cui conosceremo meglio la storia, perché è sua ferma intenzione sciogliere gli spessi nodi che hanno portato in prigione lui e la sua compagna d’avventure. Per riuscirci riunirà attorno a sé una banda di avventurieri di varia natura e ancor più varia moralità: lo stregone Simon, la druida tiefling Doric, e per un breve tratto anche il paladino Xenk, al quale si poteva regalare qualche minuto in più ma difficilmente avrebbe potuto essere più epico di quanto si è visto nella scena contro il drago ciccione. Questa squadra farà tutto ciò di cui è capace per contrastare i loro ex compari Forge, l’infido ladro che in pochi anni è assurto al ruolo di Signore di Neverwinter, e Sofina, la sua consigliera, una maga che nasconde molti segreti.
Gli Arpisti, la Costa della Spada, l’Enclave di Smeraldo, gli Aarakocra, i Maghi Rossi del Thay, la Disgiunzione di Mordenkainen e sullo sfondo nientemeno che il negromante Szass Tam, l’arcinemico supremo: c’è veramente tanto di ciò che amiamo in queste due ore e 14 minuti di spettacolo. Non è perfetto, non è un capolavoro assoluto, ma proprio per questo è una invitante promessa su cosa può regalare il mondo del cinema quando ascolta e si fa strumento per raccontare.
È proprio ora che si renda almeno un po’ di giustizia alla galassia dei giochi di ruolo, di cui Dungeons&Dragons è il capostipite e che tanto hanno dato agli appassionati di almeno tre generazioni.
Speriamo che sia l’inizio di una nuova attenzione a un universo che ha tantissime storie da raccontare!