Dopo nove anni ritornano Woody, Buzz e tutta la simpatica combriccola di giocattoli, nell’attesissimo “Toy Story 4”. Realizzato dal Team Pixar-Disney che riesce nuovamente a creare entusiasmo e divertimento in questo nuovo episodio , anche se in certi frangenti gli anni si sentono; paradossalmente anche i giochi invecchiano e come tutti perdono un po’ di quella freschezza e innovazione.
La grande capacità degli autori è essere riusciti a realizzare sempre qualcosa che catturi l’attenzione e le simpatie del pubblico, senza scivolare in alcuni clichè che hanno reso questa saga un successo.
L’idea d far ritornare la pastorella in porcellana Bo Peep che si era vista nel primo Toy Story, oltre a dare una spiegazione della sua mancanza negli altri episodi è stata vincente. Tanto da rendere lei la vera protagonista di questo film: con battute e azioni, “relegando” Woody a spalla della pastorella.
Il cow Boy che nelle altre puntate è sempre stato un giocattolo dallo spirito indomito, risulta in questo contesto piuttosto malinconico e pur mantenendo quella voglia di essere sempre pronto a dare una mano, risulta trovarsi al margine della vicenda e diventare lui stesso bisognoso di un aiuto.
La figura della pastorella invece, rivaluta le figure femminili dei giocattoli, i quali fino a questo capitolo erano risultati in gran parte maschili, ad eccezion fatta per una parte dedicata alla Barbie in Toy Story 3.
In questa cornice, l’ingresso di Forky (ottimamente doppiato da Laurenti), realizzata dalla bambina Bonnie con materiali vari tra le quali una forchetta di plastica, inserisce il discorso del diverso nel contesto sociale, in questo caso nel panorama dei giocattoli.
Il finale, se negli altri casi, poteva dare addito ad ulteriori seguiti, in questo si ha la sensazione di aver posto la parola fine ad un’opera che ha fatto divertire, piangere, emozionare ed immedesimarsi a grandi e piccini.
Un consiglio: rimanete fino alla fine, oltre i doppiatori italiani, a quando comparirà la scritta PIXAR.