Questa dovrebbe essere la terza, se non la quarta volta, che torno a Roma da inizio 2023. Il viaggio è accompagnato da un misto di ansia. Mangio a malapena gli snack omaggio di Italo. Ho lo stomaco chiuso, i miei pensieri si contorcono cercando di minimizzare i tempi per la sequenza: arrivo, la confusione di lasciare i bagagli, prendere la metro e arrivare a
La Galleria Nazionale di cui siamo ospiti per
Mondo Japan. Cerco di calmarmi, non c’è fretta.
Accredito alla mano, indicazioni per raggiungere la sala annotate, ci prendiamo tutto il tempo per visitare prima il resto del museo. Perché sì, a noi interessa una particolare sala, ma questo gioiellino di arte moderna, in tutte queste visite, mi era proprio sfuggito! Così coccolata da Canova, De Chirico, Fontana, ma soprattutto sorpresa e commossa nel trovare due Duchamp e un Kandinsky, finalmente è ora di dare fuoco alle polveri.
Tolkien è a Roma, esposto in alcune sale che esplorano i tre volti di colui che ha cambiato per sempre la mia vita. L’uomo, il professore, l’autore. Una trinità che forse semplifica la complessità di una persona che ha lasciato un segno indelebile nella letteratura fantasy, proprio a cinquant’anni dall’arrivo de Lo Hobbit nel nostro paese. Un’esposizione che resterà aperta fino al 11 febbraio del 2024.
Non starò a snocciolarvi date, eventi e pubblicazioni di Tolkien, semmai risponderò alla vostra domanda; da appassionato è il caso che mi lasci sfuggire questa mostra?
Anche ora, che a mente fredda scrivo queste parole, non ho una chiara risposta. Le sezioni dedicate all’uomo e al professore (di cui mi hanno impressionato la valigia di famiglia e i video in cui Tolkien si raccontava) sono un poco scarne, c’è davvero molto di più nel catalogo della mostra “
TOLKIEN – Uomo, Professore, Autore “. Tutto cambia non appena si varca la sala che racchiude un grande numero di edizioni in diverse lingue e formati, si ritorna con i piedi per terra, perché la grandezza che vidi quando avevo poco più di quattordici anni è schiaffata in quella enorme scaffalatura che copre ben tre pareti. E’ la conferma palese che non sono stata l’unica a innamorarmi delle sue opere.
Ecco questa mostra non è perfetta, ma bisogna dare atto che ci restituisce un Tolkien autore completo, soprattutto ci fa vedere la travagliata storia della sua pubblicazione nel nostro paese, consolando tutti noi scrittori che ci sentiamo ignorati dalla big. Pensate che nel 1955 il suo Signore degli Anelli venne rimbalzato perché “poco appetibile ai lettori italiani” da Mondadori. Insomma #Tolkienunodinoi! Inoltre è spettacolare vedere dal vivo i bozzetti finali di molte delle cover storiche di Rusconi, partorite da Piero Crida.
Manca non vedere nulla della prima traduttrice de “Il Signore degli Anelli”, Vittoria Alliata di Villafranca, che detiene diversi scambi epistolari avuti con lo stesso Tolkien che le commentava le scelte degli adattamenti. Inoltre mi sarei aspettata anche una forte analisi sugli anni del film, quelli in cui la mania per l’anello ha conquistato il mondo e magari vedere l’evoluzione dell’opera presso Bompiani. La grande sorpresa però continua con diverse sale dedicate alla sua eredità, e al segno lasciato in tanti illustratori in tutto il mondo che hanno dato una forma ai suoi personaggi attraverso le immagini. Lo so che il Tolkieniano purista punterà sulle grandi assenze, come Alan Lee, ma sinceramente ho visto il contributo di nomi magari meno noti ma che mi spiace aver scoperto solo a questa mostra.
Infine la parte dedicata al lavoro di Peter Jackson e a tutti i derivati (parodie e volumi ispirati) è anche lei meno curata. Ed è un peccato perché si poteva tirar fuori molto di più, addirittura parlando delle influenze nel fantasy e non solo ai sottoprodotti. Tornando poi ai film, anche gli abiti esposti, realizzati appositamente per la mostra, sono un filino sotto lo standard cosplay. Ci si poteva impegnare un po’ di più.
Uscendo però, catalogo alla mano, mi rendo conto che ho portato a casa un pezzo nuovo di questo padre putativo che mi ha fatto sognare di scrivere libri. Non posso dirvi che sia la mostra perfetta, però da grande appassionata è stato quasi come un piccolo pellegrinaggio, per rievocare l’amore per la scrittura, per quei libri che nascono dalla passione e che riescono a diventare eterni. So di aver visto e fotografato tantissimo, torno con la sensazione di dover rileggere almeno Il Silmarillion, il mio libro preferito di Tolkien. Infine mi rendo anche conto che sono rimasta quasi a digiuno ho bisogno di mangiare, perché il Pan di Via, purtroppo. su Italo non viene servito.
Articolo di Alice Chimera