Le vittorie nello sport tra sofferenza, lacrime e sangue è una prerogativa dei manga degli Anni 60-70 che hanno avuto in Ikki kajiwara il suo massimo esponente, dal pugilato con “Rocky Joe” al baseball di “Tommy la stella dei Giants”, dalla lotta libera con “L’Uomo Tigre” al calcio con “Arrivano i Superboys”.
Quest’ultimo titolo viene attualmente pubblicato in Italia dalla Dynit, sceneggiato da Ikki Kajiwara e disegnato da Mitsuyoshi Sonoda, ed è una vera e propria pietra miliare come manga inerente al football ; siamo lontanissimi da come viene concepito in Capitan Tsubasa, in Arrivano i Superboys, il gioco del calcio diventa una forma di rivalsa sociale, una lotta contro la vita piena di sacrifici e di privazioni. Il protagonista Shingo Tamai si trasferisce in un sobborgo di Tokyo, appena costruito per far fronte al crescente trasferimento della popolazione dalle campagne alla città, riversatevi per lavorare .
Il ragazzo entra a far parte della squadra di calcio del liceo Shinsei, allenato da Tenpei Matsuki ex portiere della Nazionale Giapponese, il quale riesce a trasformare Shingo e i suoi compagni da ribelli teppisti in atleti che trovano nel gioco del calcio uno scopo che li trasformerà in uomini.
Tra colpi speciali, rivali invincibili che diventano emblemi per migliorare sempre di più, portano Shingo ad inseguire il sogno di entrare nella Nazionale.
L’atmosfera che regna nel manga è carica di pathos con uno stile di vita dei protagonisti non proprio agiata: lo si denota da un disegno grossolano, sporco, quasi sempre privo di fondali e di particolari, tutto è incentrato sulla sceneggiatura. In sé la partita diventa quasi un contorno di quello che realmente l’autore si prefigge di raccontare, ovvero la vita dei ragazzi nati dai genitori che arrivavano dalla disfatta della seconda guerra mondiale, quindi una realtà non facile che bisogna puntare al concreto.
Nelle pagine troviamo un calcio rude, non quello odierno fatto da damerini, sponsor , televisioni e gossip, qui si gioca a pallone senza aver la paura di allungare la gamba, di scontrarsi con avversari più forti, di corre e sporcarsi nel fango. Pur essendo un fumetto, mette in risalto valori ormai scomparsi ma che nei decenni addietro erano elementi base, non ci si perde in pensieri pindarici come avveniva in Holly e i suoi comprimari, qui si gioca e basta, si corre, si suda, nessun atteggiamento da fighetto, perché la vita e dura e poter aver la possibilità di trovare spensieratezza sul campo di calcio è già una vittoria.
Un’ manga che bisognerebbe far leggere a queste prime donne del calcio moderno.
Si Ringrazia: