A volte l’indifferenza, il disagio del mal vivere è peggio della morte, in quanto si è vivi ma morti interiormente.
Nell’albo Dylan Dog “Gli Indifferenti”, sceneggiato da Rita Poretto e Silvia Mericone, con disegni di Armitano, l’indagatore dell’incubo è coinvolto in una storia dalle tinte claustrofobiche in un contesto cupo, drammatico dal potente impatto emotivo e graffiante.
Old Boy è costretto a prendere la metropolitana, in quanto la sua auto è dal meccanico. Mentre scende le scale mobili, viene travolto da un individuo che gli porge un biglietto che risulta essere dell’architetto George Greialle, sul cui retro vi è scritto “dite a lauren che sto cercando di tornare a casa”. L’uomo in questione è scomparso da ormai sei anni, facendo perdere le sue tracce.
Dylan decide di indagare all’interno della metropolitana, fino a quando viene avvicinato da uno strano individuo di nome Virgil, il quale lo conduce sul one-under il treno fuori controllo che viaggia su un binario morto, un treno che non torna mai indietro e non arriva mai a destinazione….
Una storia, in cui verremo a conoscenza di molti individui che si sono persi nella metropolitana che risulta essere, per coloro un rifugio assurdo e crudele per sfuggire ad una vita problematica, priva di interessi che li ha resi indifferenti alla società, al mondo dei vivi che li circonda.
Pagine in cui non sia ha più la concezione del tempo e della distanza, la cui unica via percorribile e quella dell’assurdo che poi non è tanto differente da quella di tutti i giorni. “Gli Indifferenti” è un racconto che solo superficialmente sembra un normale horror psicologico ma in realtà, tra le tavole nasconde un monito ben preciso, verso una società individualista, prepotente, violenta e narcisista. Per dar maggior risalto a questa tematica, i disegni, i quali risultano sporchi, sfumati, pieni di ombreggiature scure a volte greggi, virano verso un turbinio di inquadrature che rivelano tutta la verve dell’autore, il quale è stato capace di creare un’intensità e un pathos con guizzi di follia unica, con un finale dove finzione e realtà si fondono ma con un unico risultato: i dramma della vita quotidiana continua senza soluzioni.
Dopo aver letto questo numero di Dylan Dog, sarete in grado di prendere la metropolitana con gli stessi occhi di prima?