Di solito un manga che ci emoziona che comunque ci piace, porta il lettore a voler conoscere il suo autore. Nel caso di “My Broken Mariko” di Waka Hirako, la domanda che gli rivolgerei: “perché la realizzazione di una storia così anonima, banale e senza una vera base narrativa?”
Shino Tomoyo viene a sapere dalla televisione, della morte per suicidio, della sua migliore amica Mariko Ikagawa. Ragazza che ha avuto un padre violento, una madre che ha abbandonato il tetto coniugale, una vita tra depressione e disperazione. Tomoyo decide di rubare le ceneri della sua amica per portarle a Capo Marigaoka, una località di mare che Marika voleva andare a visitare con lei.
Più che un’opera, sembra l’estratto di una notizia di cronaca nera di un qualsiasi quotidiano, anche perché pagina dopo pagina, non succede assolutamente niente. Vi sono continui flashback dell’amicizia tra le due ragazze ma che non imprime nessun cambio di passo al racconto.
Tanta elucubrazione psicologica nella protagonista Shino, da risultare fastidiosa perché inconcludente e fine a se stessa, mentre si ha una sensazione di frustrazione nei confronti di Mariko, perché lasciata ad un destino tragico che neppure la sua amica ha potuto far niente per fermarlo.
Non è una lettura semplice per la tematica , mentre incuriosisce molto il tipo di disegno, semplice con lineamenti molto sottili e un attenzione ai vari particolari, con rimandi scuri e ombreggiature, quasi fossero degli schizzi preparatori.
Si Ringrazia: