Nulla come la celebre frase, pronunciata da zio Ben prima di morire, può descrivere debitamente gli strascichi che derivano da questa ultima edizione autunnale del Romics Cosplay Award. Un cosplay contest la cui vita è appesa ad un filo, con tante scelte che andrebbero analizzate opportunamente in sede organizzativa. La prima edizione dopo 18 anni senza una coppia selezionata per il WCS e dei premi nazionali assegnati a malincuore, tutto in contrasto con la sontuosa ultima edizione pre-pandemia del 2019.
Le lunghe file delle biglietterie smentiscono una scarsa affluenza all’evento Romics, così come le foto social dei cosplayer presenti. Abituati a lunghe e meticolose preselezioni per arrivare al main stage, non sembra un controsenso che stando, alle teorie sui grandi numeri, non sia stato possibile eleggere una coppia vincitrice?
Eppure sembra evidente che in realtà i grandi numeri siano ingannevoli a volte, perché vanno interpretati correttamente. Così come i regolamenti. Due anni di limbo sono bastati a rovesciare le tendenze e le aspettative dei cosplayer, probabilmente troppo distanti dall’idea di convogliare le energie nella preparazione per un contest, a favore di una crescita di fama sui social.
Non è una novità che ultimamente le fiere sono il luogo di ritrovo per set fotografici, più che un’occasione conviviale come era percepita da chi le frequentava un quinquennio fa. La crescita esponenziale dei social, o di portali dedicati all’arte fotografica e video, ha spostato l’interesse dell’ambiente cosplay ad allontanarsi da quella che veniva percepita come parte “play”, in favore di quella “costume” facilmente pubblicabile con grande riscontro di likes.
In questo “salto generazionale” sarebbe interessante capire se, la vecchia guardia, avrebbe potuto lasciare all’attuale una sorta di eredita emozionale e competitiva, invece che una decadenza progressiva di motivazione e attaccamento ad un’attività creativa che gli ha regalato anni importanti. Paradossalmente siamo passati da persone “salvate” dal cosplay a quella “lanciate” grazie ad esso. Un tempo era il modo per evadere da un mondo che considerava nerd ed otaku delle persone problematiche, ora è il trampolino di lancio per farsi conoscere su web e tentare la fortuna su Only Fans e Patreon. È oggettivamente il cambiamento dei tempi che ha spostato l’asticella della realizzazione personale dal palco al web. Un cambio di rotta che immancabilmente rischia di compromettere lo spettacolo dei cosplay contest cari a molti.
È diventato facile ed economico accedere ad abiti prima realizzabili solo sommariamente o da poche persone. Sicuramente molto più economico di farlo da soli, senza l’onere di imparare competenze sartoriali, cercare accessori che orami fanno parte del pacco ricevuto e senza l’incombenza di tutto il problema scenografico, dalla traccia audio a tutta la parte recitativa. Inoltre è indubbio che posare per delle foto, senza preoccuparsi troppo di avere l’abito straordinario da competizione, diventa molto veloce, sbrigativo e soprattutto a volte redditizio. Se prima era tutto “vuoto a perdere” produrre l’abito, adesso tra sponsor o guadagni sulle visualizzazioni è palesemente più allettante la seconda ipotesi.
E sulle basi di queste elucubrazioni, che non vogliono essere assolute, diventa molto più veritiera la mancanza di candidati validi per una competizione internazionale del calibro del WCS. Stupisce quindi che, i grandi poteri che ha Romics, non abbiano seguito a pari passo la responsabilità di allettare opportunamente la comunità cosplay italiana, informarla e permettere di non arrivare al giorno della competizione a mettere la giuria in una situazione molto stucchevole.
Oltre ad una copertura pubblicitaria pressoché nulla, tanto che anche la mancanza di selezionati è arrivato come un fulmine a ciel sereno per molti che si erano addirittura scordati che a Romics ci fossero le preselezioni, non ve n’è stata neanche di mediatica durante l’evento e tutt’ora non esiste un comunicato ufficiale in merito alla scelta di spostare le selezioni all’edizione primaverile 2023. Le notizie ufficiose arrivano dai giudici, che hanno dovuto dare spiegazioni sulle motivazioni. Ufficialmente, l’unica fiera italiana che vanta le selezioni WCS, non ha espresso nessun parere o conferma né sulla deroga di non assegnare il premio che sul presunto spostamento ad altra data.
Ma dove possiamo imputare la grande mancanza di responsabilità più grande? Partiamo dal regolamento. Le condizioni sono fedelmente tratte dal regolamento liberamente consultabile dal sito di Romics. Testualmente la parte C delle condizioni per la sfilata finale riporta:
- C) SFILATA PER PARTECIPANTI IN COPPIA (SELEZIONE WORLD COSPLAY SUMMIT 2023): Le coppie potranno esibirsi liberamente in una performance accompagnati dal file audio-video scelto e/o esibendosi in un pezzo recitato che non superi i 2.30 minuti (due muniti e trenta secondi). E’ assolutamente vietato l’uso del microfono sul palco. I partecipanti che vogliono puntare sulla recitazione o sul canto devono aver registrato la loro performance. I costumi dovranno essere tratti da anime, manga, o videogames giapponesi. Le coppie concorrono unicamente alla selezione per il WORLD COSPLAY SUMMIT 2023.
E in aggiunta riporto la seguente indicazione della sezione 8, poi sarà chiaro il motivo:
I premi che la giuria si riserva di assegnare, messi in palio dall’organizzazione sono i seguenti:
Partiamo dalla premessa iniziale:
È obbligatorio inviare in fase di iscrizione, tramite apposito form online, e comunque entro e non oltre sabato 24 settembre 2022, un video di presentazione/saluti/greetings da proiettare sul palco di Romics prima della propria esibizione.
Se ne evince facilmente che il 24 Settembre l’organizzazione sapeva benissimo il numero di partecipanti alla selezione e quanti non avrebbero avuto a prescindere diritto ad accedere alle preselezioni. Non c’è stato nessun interesse ne nel valutare i numeri, ne la consistenza del materiale inviato e neppure la volontà di avvisare le coppie non in linea con le richieste che non avrebbero potuto partecipare alle selezioni. Una su tutte la coppia di League of Legends che si è regolarmente presentata alle preselzioni senza averne diritto, ma neanche avvertita dell’irregolarità. Possiamo sicuramente dare colpa anche alla coppia di non aver letto, o averci provato, ma dall’altra parte non è stata fatta opposizione. Questo sarebbe già stato il primo importante avviso per spostare d’ufficio la selezione ad un’altra competizione.
Stando alle cronache, oltre a questa coppia se n’è presentata un’altra con abiti non di propria fattura, ma acquistati online. Cosa che, pur non essendo espressamente vincolata a termini di regolamento come da citazione sopra, ha comportato per i giurati una violazione dello stesso. Cosa probabilmente anche in questo caso rilevabile e contestabile già dopo la preiscrizione online, se davvero non era ammesso nonostante tale vincolo non sia menzionato nel regolamento.
Ma “The must go on” quindi tutti ammessi al main stage, ma con riserva. Una riserva che sapeva solo l’organizzazione perché li considerava già tutti non adatti. Soprattutto dopo la preselezione che aveva chiaramente messo in luce i cosplay ampiamente sottotono rispetto alle solite aspettative per tale gara. Ma sottolineo nuovamente, a termini di regolamento non c’era la richiesta di uno standard qualitativo altissimo, anzi i dettami per i selezionati per Nagoya sarebbero arrivati in seguito e sicuramente con ulteriori restrizioni.
Deroga data a tutti nella speranza almeno di vedere un’esibizione vibrante, emozionante e coinvolgente. Ma a quanto pare neanche questo aspetto ha convinto i giudici che, concordi con l’organizzazione, hanno deciso a loro insindacabile giudizio di non premiare nessuno. Ed ecco il cavillo “si riserva”. Non a termini di violazione di regolamento, ma perché secondo loro non adatti e pronti a fare un salto di qualità entro Agosto 2023. Nulla di sbagliato tecnicamente, si sono riservati quel diritto che è stato dato secondo un loro parere soggettivo.
Non è mio compito entrare nel giudizio più o meno corretto, ma la responsabilità dal 24 Settembre in poi di avere rispetto per i cosplayer è venuta meno. Derogati alle preiscrizioni, derogati alle preselezioni ed infine additati come non all’altezza quando, considerandoli non in linea con il regolamento, uno spostamento d’ufficio avrebbe evitato una gaffe di questo tipo e creato un pericoloso precedente per le prossime edizioni in cui, pur violando il regolamento, si deve essere ammessi per qualche motivo. E non essendo una questione di qualità di abiti o esibizione, non è una scusante il fatto “se c’eravate avreste capito”, c’è stata una violazione recidiva del regolamento che l’organizzazione ha deciso fosse accettabile. Un comportamento colpevole che è stato riversato solo sulle spalle dei cosplayer, senza voler mettere sul piatto della bilancia che tutti a loro modo hanno contribuito a questa debacle. Soprattutto chi avrebbe dovuto garantire lo svolgimento sereno e coerente di una preselezione seria al WCS 2023, perché in fondo se non la si reputava tale non era necessario fare sbarramento alle coppie perché non abbastanza top per questa competizione.
Le selezioni andavano spostate già il 24 Settembre per l’oggettiva constatazione che non c’erano i presupposti per tenerle. Aver fatto muovere le coppie, sventolargli il premio per poi privarli per una nota tecnica discutibile di “si riserva”, risulta nel complesso la scelta più scorretta che si potesse fare. Soprattutto perché il regolamento ufficiale non chiedeva che l’abito venisse confezionato artigianalmente, ne riportava uno standard qualitativo minimo per accedere al premio.
Siamo passati indenni dal delegato che selezionava solo cosplayer di bella presenza, all’applausometro, alla mamma che forse ha aiutato una cosplayer sul palco, per arrivare a non selezionare nessuno per una decisione controversa assolutamente contro il regolamento. Siamo tornati indietro a livello organizzativo, invece che fare passi avanti.
E non è neanche il voler fare polemica gratuita, è più frustrazione per una continua gestione poco responsabile di un evento che ha reso grande l’Italia del cosplay, con tre vittorie mondiali e altri importanti podi iridati. Di un’insofferenza e disinteresse ad avere in mano un’importante selezione che anche in ritardo quest’anno ha permesso alle nostre selezionate del 2019 di mostrare al mondo la loro creazione. Di cosplayer che bistrattano Romics, o che ci vanno per crescere sui social e non come creativi o futuri rappresentanti italiani. E francamente di cosplayer ne abbiamo, ne abbiamo anche di bravi, ne abbiamo anche che fanno competizioni internazionali o alle stesse vengono invitati come guest star o giurati. Eppure, ci si è limitati a buttare su un regolamento sul portale, senza ne arte ne parte, disattenderlo, e neanche prendersi la briga di fare un comunicato per invogliare la comunità a sfruttare la prossima edizione. Che sotto certi aspetti, senza un comunicato, non è ufficiale che si farà, facendo magari desistere qualcuno dal mettersi subito in moto prima che sia un fuoco fatuo costoso ed inutile.
Dal mio canto sto spingendo vecchie glorie che questa occasione l’hanno rincorsa per anni a dargli un’altra chance ad Aprile. Ormai convinte che bisogna lasciare spazio ai giovani, ma che in fondo hanno ancora tanto da dare e dimostrare. In fondo dopo il 2010 abbiamo avuto noi stessi campioni mondiali non proprio teenagers. Ma non solo sul palco, anche fuori, nel consigliare e spronare chi ancora crede nel sogno di prendere in mano ago e filo, gli attrezzi da lavoro, un microfono e tanta creatività. Sto spingendo anche giovani glorie che hanno grandi potenzialità senza saperlo, dove non emergono per timidezza sui social, ma che nel giusto contesto competitivo potrebbero lasciare a bocca aperta.
Questa parentesi dovrebbe insegnare a tutti che non deve più accadere che un’importante manifestazione di selezione internazionale entri in strani meccanismi come è successo quest’anno. Tra deroghe, violazioni, scelte al margine. Non posso davvero pensare che non ci sia davvero più nessuno che voglia sfidare la sorte di vivere l’esperienza unica di volare a Nagoya come rappresentante. Io l’ho vissuta da “coscaddy” nell’anno d’oro del 2010 e ancora ho i segni indelebili. Tra le corse per vedere tutti gli eventi, le cinque ore di attesa per tenere il posto migliore per le foto, l’aiuto a montare e smontare i pezzi di scenografia ed infine la proclamazione dopo il ballottaggio con il temibile brasile. Forse è anche un po’ per questo che non riesco ad accettare che svanisca tutto in favore dei likes facili sui social.
Vorrei solo leggere sulle pagine di Romics che ad Aprile si faranno perdonare, che ce la metteranno tutta per far tornare il “Romics Cosplay Award” una fiera di punta a misura di cosplayer, ma soprattutto che le glorie nuove e vecchie saranno li a sfidarsi con la loro migliore versione di se stessi, per respirare ancora quel clima di tensione prima della proclamazione ed essere assordato dalle urla del pubblico in deliro. Abbiamo toccato il fondo in tutti i sensi, è davvero ora di darsi una spinta per riemergere.
By Andrea “PSY” Bonvissuto