Venerdì 5 aprile, presso la cappella del Castello di Casale Monferrato, è stata inaugurata la mostra “ Washi- Ningyō. Le bambole di carta nella tradizione giapponese” , organizzata dall’Associazione Yamato con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano , curata da Juliet in Zena. Sono esposte più di 30 bambole, Washi- Ningyō, create dal maestro Akio Maruyama e da Noriko Maruyama, sua mamma , maestra di quest’arte, che lo accompagna fin da bambino lungo il percorso di formazione che lo ha portato a sua volta ad essere maestro e portavoce di questa tradizione che rischia di essere dimenticata .
A fare gli onori di casa ci sono Alessia e Cristina che invitano il visitatore a dedicare tutto il tempo necessario per osservare e apprezzare queste affascinanti bambole di carta, intrecciate con fili di storia e cultura,che incantano con la loro grazia e delicatezza. Il percorso inizia con i Tanzaku, strisce di carta decorate con bambole bidimensionali, e prosegue rappresentando scene di vita comune : i bambini che imparano a scrivere, una donna impegnata nella realizzazione di un abito, la mamma che abbraccia il figlio, la maiko che danza con un ventaglio, i samurai… Ogni Washi- Ningyō è realizzata prestando molta cura ai dettagli, le acconciature sono raffinate e ricche di particolari e gli abiti e i kimono, grazie alle decorazioni e alle pieghe morbide della carta, danno l’impressione che siano creati con stoffe pregiate.
Il termine Washi- Ningyō è formato dalle parole ningyō che in giapponese significa “forma umana” e washi (wa : giapponese, shi :carta), è un tipo di carta prodotta ancora oggi in modo tradizionale utilizzando fibre vegetali ; possono essercene di diversi tipi, tra questi le più utilizzate per la realizzazione delle bambole sono la carta yūzen, dai colori brillanti che non sbiadiscono e la carta chirimen con increspature che la rendono simile ai tessuti. La tradizione di creare bambole di carta risale al periodo Edo (1603-1868), La carta washi venne inizialmente utilizzata dai nobili per impacchettare doni, ma bisogna arrivare al Periodo Edo per veder realizzate le prime bambole tridimensionali, quando i monaci buddisti e gli artigiani utilizzavano il washi per plasmare forme sacre e figurative. Con il passare del tempo, però, persero questo ruolo diventando una forma d’arte popolare apprezzata da tutte le classi sociali.
Questa esposizione offre un viaggio nell’antico Giappone che continua a ispirare e incantare generazioni di persone in tutto il mondo.
In un’epoca di rapido cambiamento, queste affascinanti creazioni ci ricordano l’importanza di preservare le radici del nostro passato per illuminare il cammino verso il futuro.