Oregon 1850, Adamo Pontipee un boscaiolo che vive sulle montagne scende al villaggio per vendere pellicce di castoro, acquistare viveri e trovare… una moglie.
L’uomo conosce Milly, una giovane cameriera della locanda del paese, ed è amore a prima vista per entrambi, tanto da sposarsi lo stesso giorno.
La ragazza non è conoscenza che Adamo vive in compagnia dei suoi sei fratelli….
Questo è l’inizio del film cult del 1954 “Sette Spose per sette Fratelli” diretto da Stanley Donen,, una commedia, un musical che dopo decenni continua ad appassionare ed emozionare spettatori di tutte l’età, tanto da diventare un must teatrale da essere continuamente riproposto.
A Torino, presso il Teatro Alfieri, lo spettacolo sarà presente dal 22 al 27 Marzo, diretto da Luciano Cannito E vede nei panni di Milly: Diana Del Bufalo e di Adamo Pontipee: Baz.
Un’opera immortale che però questa versione perde la verve del film, questo senza togliere l’aspetto artistico dei protagonisti ma la sceneggiatura risulta piatta, si ha la sensazione per tutto lo spettacolo che da un momento all’altro prende il fervore della pellicola.
Molte scene divertenti del lungometraggio sono state ridimensionate o eliminate, ad appannaggio di scene cantate, create apposta per l’occasione che però stonano con il contesto narrativo, oltre ad avere una musicalità più contemporanea, impostata in maniera che ricordano le canzoni dei film Disney, tanto che si ha la sensazione di ascoltare Anna di Frozen.
Le musiche che erano il punto forza dell’opera, risultano invece il punto debole, con la traduzione delle canzoni che lascia molto a desiderare, con un adattamento che snatura la narrazione.
Infatti il momento migliore è stato il balletto durante la festa al villaggio, in cui i Fratelli Pontipee, conoscono le amiche di Milly, in quanto è solo suonato e riprende le atmosfere del film.
Se lo si guarda a livello artistico è un buon musical ma se lo si confronta con il lungometraggio, possiamo utilizzare la frase “liberamente tratto”, tanto che più che respirare l’aria dell’America della metà ottocento, sembra di trovarsi sulle montagne del Pinerolese.
Sarà che le mie aspettative erano superiori, sarà che sono un amante del film ma sono uscito dal teatro non proprio soddisfatto, tanto che i momenti migliori erano quelli che riprendevano battute, movenze, momenti dell’opera cinematografica e lo hanno dimostrato le risate della sala.