L’immortalità di un’opera sta nel suscitare in chi la guarda emozioni uniche, il caso della serie animata “Cara Dolce Kyoko” alias “Maison Ikkoku” tratta dal manga di Rumiko Takashi ha saputo conquistare spettatori di tutte l’età e di entrambi i sessi.
Storia semplice, in cui il giovane Godai, studente che si prepara agli esami d’ammissione all’Università, vede sconvolta la sua vita dall’arrivo dell’amministratrice della pensione in cui vive: la vedova Kyoko Chigusa in Otonashi.
Una donna ancora molto giovane di cui lo studente s’innamora e tra situazioni assurde, tra l’umorismo e il drammatico, si arriverà alla felice conclusione del matrimonio tra i due.
L’anime, risulta immediatamente accattivante, si viene coinvolti in questa soap opera, in cui Kyoko vorrebbe iniziare una nuova vita ma è legata ancora, più come forma di rispetto che per amore, verso il marito defunto Soichiro, tanto da impartire il nome al suo cane. In torno al tira e molla tra Godai e Kyoko, vi sono, soprattutto, gli altri inquilini della Maison, personaggi strampalati che non aspettano altro che mettere in difficoltà il giovane studente.
Yotsuya, vicino di camera di Godai, che s’intrufola dallo studente, attraverso un buco nella parete. Individuo di cui nessuno sa del suo passato ma neppure che lavoro faccia. Akemi lavora come cameriera in un bar, gira per la pensione sempre in babydoll trasparente, mettendo a disagio Godai. Ichinose signora di mezza età, sempre pronta a spettegolare e a bere.
L’elemento del bere e fare feste ad alto tasso alcolico nella stanza di Godai, è una prerogativa che si sviluppa per quasi tutta la serie; la sera la stanza dello studente diventa il ritrovo degli inquilini, con disappunto del giovane, tra brindisi a base di sakè e birra.
Un’opera che si sviluppa negli anni 80, uno dei primi lavori, insieme a City Hunter, in cui l’abbigliamento conferisce l’idea del periodo. I protagonisti, non indossano sempre un solo abito, come eravamo abituati negli anime anni 70, vedi soprattutto le serie robotiche ma anche Lupin o il filone delle orfanelle. Abbiamo così l’opportunità di assistere ad una sfilata di indumenti che spaziano dai giubbotti in stile Collage Americano, ai tajer, uno stile molto colorato ed energico a volte con un look androgeno, tailleur severi che Kyoko indossa in momenti particolari, comunque tutto molto glamours con polo a righe, maglioni da pescatore che Godai e i suoi amici vestono. Tutto questo danno così un immagine accattivante, come Il casual in abbinamento ad abiti sportivi che il rivale in amore Mitaka, l’affascinante insegnate di tennis veste. Le ragazze, soprattutto la compagna di classe di Godai , Kozue e poi la futura fidanzata di Mitaka, Asuna, le vediamo indossare abiti con spalline larghe e gonne sopra il ginocchio.
Questo è stato un elemento che ha reso tutto molto veritiera la vicenda, il fatto che i personaggi vestissero come gli spettatori, li rendevano umani, come i coetani o vicini di casa che s’incontrano. Uno vero e proprio spot della moda.